Guido Eugenio Corasmino Ducci nasce
il 17 febbraio 1867 a Firenze da Ettore di Angiolo e dalla Annunziata
di Luigi Bencini, secondo di sette (Virginia Bianca Elisa Maria n.
1865, Maria Virginia Amalia Elisa n. 1870, Ugo Luigi Angiolo n. 1872,
Maria Alda Elisa Ida n. 1875, Pia Elisa Vittoria Maria n. 1876, Gino
Dante Francesco n. 1879). Pittore manierista, come tanti sbarca il
lunario illustrando per l'editoria popolare, in particolare per Salani
e Bemporad, le due maggiori case editrici fiorentine di fine Ottocento.
Illustra i primi testi di Tommaso Catani, suo buon amico (è
lui che lo introduce come disegnatore presso Bemporad) e qualche altro
titolo, fino alla sua partenza per l'America del Sud in cerca di fortuna,
come ci dice lo stesso Catani nella sua autobiografia: "Enrico
Mazzanti spirò mentre l'assistevo [...] Eravamo diventati amici
per i disegni che egli aveva fatto d'alcuni miei libri [...] Egli
rimane classico per quei suoi bimbi che disegnava graffiando una certa
carta patinata. Questo metodo io consigliai dopo, per illustrar libri,
al pittore Guido Ducci, il quale, cominciato a usarlo e avutane lode
da Enrico Bemporad, <maestro e donno> di simili libri illustrati...
andò in America." (1)
Il 2
febbraio 1893 Ducci sposa Bianca Maria Annunziata Ginevra Misuri (di
Guido di Jacopo ed Enrichetta Fagnoni), nata a Firenze il 16 novembre
1867; testimoni di nozze sono Antonio Iapi, negoziante, e Lorenzo
Vanni, pittore. La coppia abita Oltrarno, nella parrocchia di San
Niccolò. Qui nasce Cesare Manfredo Duccio, il primogenito,
il 20 settembre 1894. Il pittore deve aver raggiunto un certo status,
poiché - a differenza di quanto appare nei certificati di battesimo
suo e dei suoi fratelli e sorelle, e della stessa Bianca - il piccolo
Cesare viene detto "figlio del Sig. Guido Ducci e della Sig.ra
Bianca Misuri". Quel "Sig." distingue i borghesi dai
popolani. Tuttavia la fortuna non decollava - e c'era tanta concorrenza
al tempo - così la coppia decide di emigrare.
In quegli
anni erano molti gli emigranti italiani, chi verso Nuova York, chi
verso l'Argentina o il Brasile: in questo Paese, dopo il 1883 - anno
in cui si abolì la schiavitù e che lasciò le
campagne quasi prive di lavoratori - cominciò il periodo di
ascesa dell'emigrazione italiana, incoraggiata dal mezzo che adottò
il Brasile, bisognoso di braccia: il viaggio gratuito. La maggior
parte degli emigranti trovò lavoro nelle fertili terre dello
stato di São Paulo, più adatte agli Italiani per il
clima, e ricche di piantagioni di caffè. (2)
I Ducci
dunque sbarcano a São Paulo e vi si stabiliscono, Bianca però
è di salute delicata, la polvere nera delle torrefazioni di
caffé, una delle maggiori attività produttive dello
Stato di São Paulo, le dà molta noia, e ciò suggerisce
alla coppia di cercare un posto più salubre, in zona montagnosa.
Nel 1891 si trasferiscono così a Bragança Paulista,
una cittadina a circa 60 km da San Paolo, posta su alture verdeggianti.
Nascono altri figli: Adolfo (n. 1897), Virginia (n. 1899), Laura Silvia
(n. 12/01/1900 e subito morta dopo dieci giorni), e infine Elide (n.
15/01/1901 e morta l'anno seguente).
Guido Ducci lavora molto. Tra il 1892 e il 1898 due imprenditori,
Isidro Gomes Teixeira e Felipe Rodrigues de Siqueira, costruiscono
il teatro intitolato a Carlos Gomes (all'epoca un compositore di fama
internazionale): nella fase finale dell'opera, a Guido Ducci vengono
commissionate le decorazioni del plafond (il tetto della sala), il
foyer (l'atrio d'attesa) dove le pitture murali alludono alle attività
locali, il sipario, e perfino il ritratto di Carlo Gomes. Purtroppo
il teatro andò distrutto da un incendio nel 1912.
All'epoca era di gran moda decorare gli interni delle case padronali,
e a Guido Ducci vengono commissionate diverse residenze: quella di
Joao Hermenegildo de Oliveira, Sinhazinha Félix, Antonio Sanchez;
le residenze di immigrati italiani che nel tempo hanno raggiunto uno
stato sociale, come Vittorio Suppioni o Vamese Barbini, e le proprietà
della famiglia Stefani. In casa di Candido Rodrigues dipinge un grande
affresco denominato "Paradiso Celeste".
E' un
gran lavoratore, ed è anche bravo, e si guadagna in fretta
una buona fama; viene chiamato così a decorare anche le chiese.
Nella chiesa di Nossa Senhora da Conceição (la Cattedrale)
affresca la parte interna della Cappella del Santissimo e del Battistero.
Dipinge anche diverse tele a tema religioso, come "Il Battesimo
di Cristo" e un grande quadro, "Aparição do
Coração de Jesus à Bem-aventurada Margarida Maria
de Alaquoque". Oggi le tele ad olio del Ducci sono conservate
presso la Curia Diocesana di Bragança Paulista.
Nell'aprile del 1897 vi fu una visita pastorale del Vescovo di São
Paulo, Dom Joaquim Arcoverde de Albuquerque Cavalcanti, il quale,
ammirato l'affresco della Cappella del Santissimo, invitò il
pittore a São Paulo per decorare alcune chiese.
Dell'attività di illustratore per l'editoria non abbiamo riscontri
in Brasile, se non un unico esempio: nel 1899 illustra le testate
del libro in tre volumi Chronologia Paulista, opera
di José Jacinto Ribeiro, utilizzando la tecnica a lui familiare
dell'acquaforte.
"Aparição
do Coração de Jesus à Bem-aventurada
Margarida Maria de Alaquoque"
|
"Batismo
de Jesus"
|
Una carriera
così ben avviata... ma ecco la tragedia. All'inizio dell'anno
1902, il 15 gennaio, una malattia si porta via l'ultima nata, Elide,
e subito dopo anche Bianca, il 27 febbraio. Guido Ducci non regge
la disgrazia della perdita dell'amata moglie: il 17 giugno, alle sei
di mattina, nella via della Stazione (oggi via José Domingues)
si tira due colpi di rivoltella, uno al mento, che lo rovina ma non
l'uccide, e l'altro al cuore.
I tre
piccoli orfani vengono assistiti dalla comunità italiana di
Bragança Paulista, attraverso la Società Italiana Fratellanza,
che organizza collette e spettacoli a favore dei piccoli Ducci. Una
pièce teatrale, "Margarida", viene scritta appositamente
da Adolfo Bertolotti, amico dell'artista. Raggiunta la somma necessaria,
i tre piccoli orfani vengono rimpatriati affinché i familiari
se ne prendano cura. In occasione dell'Anno Santo del 1950 i tre fratelli
Ducci, Cesare, Adolfo e Virginia, manifestarono agli amici brasiliani
il desiderio di rivedere la terra natale, e vi fecero un viaggio.
Nel 1912
venne costruita su interesse di Antonio Diniz, presidente del Circolo
Giuseppe Mazzini, una lapide a memoria di Guido e Bianca Ducci, con
l'epitaffio: BIANCA DUCCI + 27.2.1902 / GUIDO DUCCI + 17.6.1902 /
ARTEFICE ILLUSTRE IN VITA / E GRANDE NELLA MORTE / SPREZZANDO EROICAMENTE
/ L'ESISTENZA / CERCO DEL NULLA / LA SUA SPOSA ADORATA / GLI AMICI
DI BRAGANÇA / POSERO /
6 - DEL - 1903.
A Guido
Ducci il Comune di Bragança Paulista intitola una Avenida.
La Redazione ringrazia Dom José Roberto Vasconcellos,
membro dell'Associazione degli Scrittori di Bragança Paulista
e dell'Associazione Bragantina di Lettere, che ha gentilmente fornito
le informazioni relative alla vita di Ducci in Brasile.
La Redazione ringrazia inoltre Gabriela Arenare per la collaborazione.
Note:
(1) T. Catani, Il Canneto, Firenze, Scuola Tip. Calasanziana,
1912, pp. 230-231. La procedura descritta si riferisce all'uso della
papier procédée, ovvero carta trattata con
uno strato gessoso grigio, in genere rigato, sul quale si disegnava
e poi si "grattava" in modo da far emergere il bianco sottostante,
così che le righe, opportunamente assottigliate, lasciavano
una trama che nella riproduzione su lastra dava una mezzatinta molto
luminosa. La papier procédée a fine Ottocento
era usata da Enrico Mazzanti, Guido Ducci, Adolfo Bongini, Carlo Chiostri,
Leonida Edel, ed altri.
(2) Fin dal 1860 inizia la corrente migratoria verso il Brasile,
e il decennio del 1880-89 registra oltre 270mila Italiani. Il picco
si ha nel decennio 1890-1899 quando gli Italiani raggiungono la cifra
di 690mila individui (più dei Portoghesi), fornendo oltre il
50% dell'immigrazione totale. Nel 1902, anche per effetto del provvedimento
preso dal Governo di vietare la partenza di emigranti con viaggio
pagato, l'emigrazione inizia a scemare considerevolmente, per fermarsi
quasi del tutto già prima del Ventennio.
Oggi gli Italiani in Brasile sono stimati in circa 20 milioni. A San
Paolo vi sono diverse opere d'arte e architettoniche dovute ad artisti
italiani, e famoso è il monumento all'Indipendenza realizzato
da Ettore Ximenes tra il 1919 e il 1926.
Testo:
© www.letteraturadimenticata.it,
novembre 2018. Si ricorda a tutti coloro che trattano di illustrazione
di citare la fonte quando si utilizzino le informazioni relative a
Guido Ducci qui pubblicate.
Fotografie dei quadri di Guido Ducci:
© José Roberto Vasconcellos.