ROSA ERRERA
e le sue sorelle


La famiglia

La famiglia Errera è veneziana, antica e facoltosa. Andando indietro nel tempo, l'origine
è spagnola, costretta ad emigrare a causa del provvedimento di espulsione contro gli Ebrei preso da re Ferdinando il Cattolico dopo la vittoria sui Mori del regno di Granata nel 1492. Un ramo Errera passò in Belgio e l'altro a Venezia.
Molti sono gli interessi culturali, gode di alta considerazione e fa parte dell'intellighenzia veneta. Abramo Errera, già collaboratore di Daniele Manin, commerciante in bestiame e granaglie, possedeva addirittura la Ca' d'Oro. La famiglia è vasta, molti sono i fratelli in tutte le generazioni. Una delle figlie di Abramo, Anna (n. 1821), colta e raffinata, sposa giovanissima Israel Cantoni ma muore di tubercolosi nel 1852. Dei cinque figli, il primogenito Alberto (1841-1904) diventerà uno scrittore famoso, mentre la figlia Amalia sposerà Leone Orvieto e darà i natali ad Adolfo e Angiolo, che sposerà la cugina in secondo grado Laura Cantoni (figlia di Achille cugino di Amalia).
Nella generazione successiva troviamo le nostre sorelle Errera. Il padre Cesare è un benestante agente di cambio, la madre, Luigia Fano, appartiene ad una nota famiglia mantovana. A causa di un dissesto finanziario Cesare è costretto a trasferirsi a Trieste, dove la comunità ebraica è forte e fiorente. Dopo la sua morte prematura i quattro ragazzi Errera tornano a Venezia presso uno zio paterno, Angelo Errera, il quale essendo ben agiato, pur avendo cinque figli suoi, si accolla i quattro nipoti orfani.
Dopo la morte del cognato, avvenuta attorno al 1875, Luigia Fano con i quattro figli si trasferisce a Firenze. Qui tutti i ragazzi Errera frequentano le scuole e l'Istituto Superiore di Magistero, all'epoca considerato sede di uno dei migliori atenei in Italia.

ROSA

Rosa è la primogenita, nata a Venezia il 13 luglio 1864. Terminati gli studi superiori frequenta a Firenze l'Istituto di Magistero, dove ha per insegnante Enrico Nencioni. Questi, che era anche traduttore, la indirizza verso lo studio delle lingue straniere. A Firenze insegna italiano nelle scuole medie dal 1884 al 1889, poi passa all'ateneo di Roma dove si laurea. Vince un concorso per le superiori a Milano, dove si trasferisce, e dal 1892 insegna alla Scuola Normale "Gaetana Agnesi".
La sua casa è ben frequentata: Angiolo Orvieto, Silvio Spaventa Filippi, Clemente Rebora. Collabora a Il piccolo italiano e si mette a scrivere testi per ragazzi, infondendovi i suoi ideali di patria e famiglia. Il primo libro per l'infanzia è del 1981, seguito ben presto da opere pedagogiche, antologie per le scuole, libri di lettura per le elementari, tra cui La famiglia Villanti (1896) che ha un successo clamoroso. Dopo vent'anni di insegnamento nel 1912, sofferente di una forma nervosa, è costretta a lasciare l'attività; insieme con la sorella Anna si trasferisce in una villetta con giardino in quella che allora era la periferia milanese, in un quartiere detto "Villaggio dei Giornalisti", dove recupera un po' di salute. Cinquantenne, riprende con maggior lena l'attività di scrittrice.
Per la collana "Scuola e vita" diretta da G. Lombardo Radice scrive l'operetta Per la sincerità dei nostri scolari (1922). Nel 1919 vince un premio di Lire 10.000 bandito dalla Treves per "un libro di italianità": si tratta di Noi, pubblicato da Treves l'anno seguente. Traduce Rebecca del Rio Sole di Kate Wiggins Douglas (1923), Vita per vita di Dinah Muloch Craik (Paravia, 1935), La lucerna e altri racconti di Tolstoj (1932) e La storia di Peter Pan di Barrie (UTET, 1932): in questi ultimi due com
pare come autrice. La UTET tuttavia le preferì la versione di Pia Piccoli Addoli per la collana della Scala d'Oro. Traduce anche le poesie di Heine (Treves, 1925).
Nel 1938 è vittima delle leggi razziali, per cui viene vietata la vendita dei suoi libri, la loro consultazione nelle biblioteche, e migliaia di copie vengono mandate al macero. Riesce a sfuggire alle deportazioni grazie ad un'amica che la nasconde in casa sua. Sopravvissuta a tutti i fratelli sebbene la maggiore, muore a Milano il 13 febbraio 1946.

EMILIA

Nasce il 15 maggio 1866 a Trieste. Come la sorella frequenta l'Istituto di Magistero a Firenze, suoi insegnanti il Villari ed Enrico Nencioni, al quale dedicherà un articolo appassionato in occasione della rievocazione
commemorativa della morte ("Il Maestro", in: Il Marzocco, 13/5/1900). Nel 1887 si abilita con lode all'insegnamento nelle scuole secondarie ed inizia ad insegnare italiano storia e geografia. Rifiuta incarichi migliori per non lasciare sola la madre, ma alla morte di questa raggiunge le sorelle a Milano dove accetta un incarico presso la scuola preparatoria alla Normale. Nel 1892 insegna storia e geografia alla scuola tecnica maschile, poi italiano in quella femminile. Rifiuta una cattedra a Trieste per non lasciare sola la sorella, e dal 1894 anche Anna si unsce a loro. Collabora a riviste come Rassegna Nazionale, Rivista per le Signorine, Cordelia, Albo per la giovinezza, Letture per le giovinette, Biblioteca per l'infanzia. Insieme con la sorella Rosa scrive Voci e modi errati, saggio di correzione di idiotismi e d'altri errori dell'uso milanese (1898). Debole e gracile, muore prematuramente di polmonite il 12 dicembre 1901. Molto amata dalle sue alunne, essa ricevette da una di esse una rosa bianca tutte le mattine; sulla sua epigrafe si legge: "Vissuta trentacinque anni ardente e pensosa d'ogni altezza ideale" e sul monumento in bronzo voluto dalle sue alunne: "Una scintilla della sua anima accesa in noi arde ma non consuma".

CARLO

C'è anche un fratello, come tutti in famiglia dotto studioso. Nasce a Trieste il 3 dicembre 1867, si laurea in Lettere a Firenze nel 1889 ed è un appassionato geografo. Insegna geografia nelle scuole e in parallelo compie studi che poi pubblica sui più noti periodici geografici: trattati di geografia storica, toponomastica, storia della cartografia, delle esplorazioni, etc. Nel 1903 consegue la libera docenza presso l'Università di Torino e insegna nelle Università di Pisa e Bologna, dove muore il 27 maggio 1936.
E' l'unico a maritarsi, e per i suoi quattro figli le zie composero i loro più bei racconti.

ANNA

E' la minore del gruppo, e porta il nome dell'indimenticata prozia. Nasce a Trieste nel 1870, ed ha appena cinque anni quando la famiglia si trsaferisce a Firenze. Segue l'indirizzo delle sorelle ma frequenta la Scuola Normale (ora Magistrale) interessandosi agli studi di pedagogia e pubblica alcuni testi per l'infanzia (sillabari, etc.). Nella Bibliotechina de "La Lampada" pubblica Un santo, pagine riscritte ad hoc tratte dall'episodio del vescovo Myriel de I Miserabili. I suoi scritti sono meno politici e pedagogici di quelli delle sorelle, e più delicati. Non vi sono riscontri di una sua carriera nell'insegnamento, anche se la cugina Laura Orvieto la cita come "maestra" e dei suoi pochi testi la maggior parte è scolastica. Forse avrebbe percorso una carriera anche lei, se non avesse sofferto di una forma di sordità che la costringeva ad usare un cornetto acustico. In realtà aveva un compito in casa: quello della massaia, dato che le sorelle maggiori insegnano a scuola. Fa parte dell'Unione Femminile, interessandosi ai problemi delle donne nei primi decenni del Novecento, soprattutto alla piaga dell'analfabetismo o comunque al fatto che ad esse, negli strati sociali inferiori, non venisse permessa un'istruzione adeguata. E' conferenziera, e si occupa attivamente della Biblioteca Circolante dei Maestri Italiani. Frequenta Ettore Fabietti, segretario della Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari. Pubblica Nel silenzio e nelle tenebre (Paravia, 1885), la storia dell'americana Helen Keller portata mirabilmente sugli schermi da Anne Bancroft nel 1962 e da Anna Proclemer nel 1968. Il testo venne ristampato con una certa regolarità a partire dal 1920 e tradotto anche in braille. Nel 1923 scrive una biografia di Garibaldi, e nel 1932 scrive una Vita di Mazzini. Debole di salute, amareggiata dalle persecuzioni fasciste, si spegne a Milano il 30 gennaio 1940
. Sulla sua lapide si legge: "Hai dato lume alla mia lampada o Signore".

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Storie di scuola (Paravia, n.d., disegni di Giulio Brugo)
Scolarette di terza: libro di lettura per la terza classe elementare femminile; con poesie di Lina Schwarz (Giacomo Agnelli, 1906)
Gatti che sembrano uomini (Solmi, 1908)
Con gli occhi aperti: Racconti per la gioventù (G. B. Paravia, 1909)
Un santo (
Mondadori, 1917, ill. di Filiberto Scarpelli) nella Bibliotechina de La Lampada
Io e la mia terra: libretto facile ad essere inteso anche da chi sa poco leggere (Est, 1930)
L'eco
(G.B. Paravia, ill. di Andrea Fossombrone) nella Collana I Bei Libri
Vita del popolo ebraico (postumo, con prefazione e appendice di Rinaldo De Benedetti, Garzanti, 1947)

© www.letteraturadimenticata.it, ottobre 2015


Rosa Errera,
Una storia di ombrelli,
collana "Il buon esempio"
Vallardi, 1907



Enrico Nencioni (1837-1896)


Anna Errera, Un Santo,
Bibliotechina de La Lampda,
Mondadori, ca. 1916,
cover di Filiberto Scarpelli


Anna Errera, L'eco,
Collana "I bei libri" Paravia
cover di A. Fossombrone.
Per la stessa collana traduce
Senza Famiglia di H. Malot.

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