VINCENZO FERRERO (1839-1904)
Vincenzo Ferrero, padre dei fratelli Ferrero, fra cui lo storico Guglielmo,
nasce a Torino il 13 gennaio 1839. Di professione è ingegnere.
Piero Treves nel Dizionario Biografico Treccani (alla voce
"Guglielmo Ferrero") specifica che la famiglia era benestante
e che Ferrero fu compagno di studio e di leva di Emilio Rosetti (1839-1908)
diplomato alla Regia Scuola di Applicazione di Torino. Rosetti discusse
la sua tesi a dicembre 1864 e ottenne il diploma a febbraio 1865;
visse a lungo in Argentina, dove divenne un'importante personalità
nella storia dell'ingegneria locale. Nel 1907 compì il viaggio
da Buenos Aires a Genova in compagnia di Guglielmo - con cui era legato
di amicizia sin dal 1897 - di ritorno da un giro di conferenze in
Sudamerica. (1)
Leggermente evasiva la versione di Guglielmo sugli studi del padre.
In Fra i due mondi, Treves, 1913, scrive di Rosetti:
"Nato a Forlimpopoli nel 1840 era stato preso nel 1860 dalla
prima leva militare che il Governo italiano aveva indetto negli Stati
Pontifici e mandato a servire a Torino nell'arma del genio (ndr: nel
1° Reggimento di Artiglieria, Operai, 1a Compagnia Deposito),
nella vecchia caserma di via dell'Arcivescovado dove aveva conosciuto
mio padre che anche esso allora serviva. [Rosetti] aveva potuto, pur
servendo, iscriversi nella scuola di applicazione e nel 1865, poco
dopo essere stato congedato dall'esercito, si era laureato ingegnere".
(2) Della laurea del padre, Guglielmo non parla.
La Stampa (12 dicembre 1869, p. 2, Cronaca Cittadina, Matrimoni),
nell' "elenco delle iscrizioni di matrimoni fatte allo stato
civile municipale" fra il 6 e il 12 dicembre 1869 riporta il
matrimonio di Vincenzo Ferrero "operaio meccanico" con Candida
Ceppi, nata il 2 febbraio 1843, modista, entrambi residenti a Torino.
Quel
che è certo è che nel 1869 Vincenzo Ferrero è
impiegato in una delle nascenti compagnie di strade ferrate, la Società
Ferrovie dell'Alta Italia (attiva 1865-1885, poi Rete Mediterranea).
Dalla coppia Ferrero-Ceppi nascono i figli Michele, Guglielmo, Giuseppe,
Felice, e Corinna. Da bambini e adolescenti, i treni faranno parte
della loro vita: "le mie orecchie avvezze fino dai primi anni
ai fischi delle ferrovie" scrive Guglielmo ventenne ad un amico.
Nel 1871 Vincenzo Ferrero è a Napoli nella posizione di ispettore
che ha raggiunto con promozioni per merito, sia con un diploma universitario,
sia via il tirocinio pratico e militare. Nel 1875 è trasferito
a Firenze (la famiglia abita nella piazza della Stazione - deposito
ferrovie romane) dove resterà fino al 1888 per ritornare con
la famiglia a Torino. Nella Firenze ex capitale duravano ancora i
sentimenti di reciproca ostilità fra i torinesi arrivati nel
1865 con la loro efficienza sabauda e i flemmatici fiorentini. Eppure
molti torinesi, funzionari governativi o militari, al momento della
pensione scelsero di rimanere o ritornare a Firenze. Fra questi vi
è la famiglia di Carolina Invernizio che divenne fiorentina
di adozione e che, forse, conobbe i Ferrero durante i 14 anni che
passarono a Firenze. Questi anni lasciarono la loro impronta sui giovani
ragazzi Ferrero che poi da adulti vi tornarono chi per sposarsi e
far nascere i loro figli, chi per abitarci.
Se Vincenzo non è benestante di famiglia, lo è divenuto
con la sua professione e può mantenere all'Università
i quattro figli maschi. Dimostra di essere un uomo intelligente, con
un talento per la meccanica e fa carriera. Scrive tre trattati di
argomento ferroviario: Intorno al servizio materiale e trazione
delle strade ferrate: alcune idee, Firenze, 1878; Alcune
idee relative alla questione delle ferrovie economiche italiane,
Firenze, 1880; Brevi cenni sul servizio materiale e trazione
delle strade ferrate, Livorno, 1886. Nel 1881 riceve una menzione
onorevole all'Esposizione Universale di Milano per i suoi lavori e
le attività nelle ferrovie; infatti il "signor" Vincenzo
Ferrero, Capo Sezione principale nelle Ferrovie della Rete Mediterranea
(assorbita dalle Ferrovie Mediterranee nel 1885) ha progettato un
apparecchio di misurazione meccanica della velocità. Finisce
la carriera come "Ing. Vincenzo Ferrero" Capodivisione delle
Ferrovie Mediterranee. Muore dopo una lunga malattia il 24 agosto
1904. La sua ultima foto lo ritrae in vacanza a Saint Vincent insieme
con la famiglia. Candida Ferrero muore a Torino il 13 settembre 1918.
Di lei si può affermare che fu moglie e madre esemplare.
MICHELE FERRERO (Susa
(To), 15 maggio 1869 - Firenze, 10 marzo 1930)
Michele studia ingegneria al Regio Museo Industriale di Torino. Suoi
compagni di corso sono Camillo Olivetti (n. 1868) e Dino Gatta. Dopo
il diploma (1891) nell'anno 1892-1893 rimane al Regio Museo come Assistente
del suo professore Galileo Ferraris nel corso di Macchine Termiche
e Ferrovie.
Nel 29 dicembre 1893 a Torino sposa Ida Elvira Gandiglio, figlia di
Giuseppe Gandiglio, fabbricante di bilance di precisione a Firenze.
La coppia ha cinque figli: Pia Giuseppina Vincenzina (Firenze, 6 novembre
1893), seguita da Paolo (Torino, 11 settembre 1894) da Lydia Candida
Elvira (Torino, 6 dicembre 1895), Flora (Firenze, 12 agosto 1901)
ed Ester (Torino 13 novembre 1904) che diviene insegnante. I Gandiglio
sono torinesi, residenti a Firenze dall'Unità d'Italia, e allacciano
rapporti di amicizia con i Ferrero durante il loro soggiorno fiorentino.
Giuseppe Gandiglio è padrino di battesimo di Giuseppe Ferrero
nel 1876 e 17 anni dopo della nipotina Pia Giuseppina Vincenzina.
Nel 1894-1895, Olivetti invita Michele Ferrero ad associarsi con lui
e Dino Gatta per rappresentare in Italia, a Ivrea, le macchine da
scrivere Williams e la bicicletta modello Victor della Overman
Wheel Company-Bicycles, rappresentanze che ha negoziato durante un
suo viaggio in America nel 1893. Una foto dell'Archivio Olivetti ritrae
i tre soci insieme. Michele è un gran bel ragazzo, biondo con
i capelli a spazzola, "all'Umberto". Per la Overman, l'artista
americano William Bradley aveva disegnato uno splendido manifesto
(da collezionismo!) in stile Liberty che rappresentava tre ragazze
in bicicletta: per la versione italiana in fondo viene aggiunto in
rosso "Agenti Generali per l'Italia: Ing. Ferrero-Gatta-Olivetti".
Il modello Victor è di nuovissima produzione (1892-93),
ha le due ruote dello stesso diametro, è maneggevole, ideale
per le donne, si può riparare da sé senza l'intervento
del meccanico, dispone di una vasta gamma di ricambi e diventa popolarissimo.
Purtroppo la Overman fece quasi fallimento nel 1897, andò a
fuoco nel 1899 e fu venduta nel 1900. La Williams chiuse nel 1909.
Ma intanto, prima che questo accadesse, non contento di fare solo
il venditore, Olivetti "poco dopo affida agli amici le cure della
società [ndr: di rappresentanze] e senza indugi mette mano
per proprio conto a un'officina per la fabbricazione di strumenti
di misurazione elettrica", (3) la "Soc. Ing. C. Olivetti".
Nel 1900, Dino Gatta ne diviene direttore amministrativo. Nel 1903
Olivetti trasferisce la piccola azienda a Milano e poi a Monza. Apparentemente
lascia Ferrero con le parole "Ferrero è in grado di cavarsela
da solo". (4) Dino Gatta era già a Milano da tempo, almeno
dal 1897. (5) Nel 1905, immettendo nuovi finanziatori, Olivetti ristruttura
l'azienda - che esiste ancora dopo vari passaggi di proprietà
- e la chiama CGS (centimetro grammo secondo) Società Anonima
per Istrumenti elettrici. Dino Gatta è Consigliere Delegato,
ma Michele non risulta farne parte. In ogni caso fino al 1906 continua
ad insegnare al Museo Industriale. Lunedì 1° febbraio 1897,
Michele Ferrero assiste insieme con gli studenti alla lezione del
suo maestro Galileo Ferraris quando questi, preso da malore, si accascia
e toccandosi il petto escalma: "La macchina è guasta:
non posso continuare". Muore il 7 febbraio.
Nel 1898 Michele Ferrero è autore di Dei laboratori di
meccanica sperimentale e della loro importanza nell'insegnamento tecnico,
memoria di 36 pagine, una delle quattro presentate dal Museo all'Esposizione
di Torino. In essa denuncia l'insufficiente esperienza pratica ricevuta
dagli studenti d'ingegneria comparando la realtà didattica
degli Stati Uniti con quella dell'Europa anche se dell'America non
aveva esperienza personale. Nel 1904 è anche Assistente di
Disegno a mano libera e Composizione di Macchine. Abita a Torino in
Corso Duca di Genova n°12.
Nel 1906 il Museo Industriale e la Scuola di Applicazione per Ingegneri
sono riuniti a formare il Politecnico. Michele non risulta fra i docenti.
Si trasferisce a Roma. E' diventato uno specialista dell'elettrotecnica.
Con alcuni colleghi deposita due brevetti negli Stati Uniti: uno (Giorgi-Gollo-Ferrero,
1905) un sistema di trazione a elettrovapore che fu adottato dalle
ferrovie russe nel 1910, l'altro (Franchetti-Ferrero, 1909) un sistema
per rendere più efficace il motore a combustione interna a
due cilindri. (6) Per Michele l'ingegneria è una vera passione,
più che un mestiere. Senza essere famoso è noto nel
suo ambiente per le sue idee innovative, incluso negli annuari specializzati
e le sue opinioni sono riportate dalla stampa americana del settore.
Al contrario del padre che fu solo un funzionario, Michele è
un tecnico, conscio che, nel nuovo secolo, l'ingegneria è "un
cavallo galoppante" che studenti e insegnanti inseguono senza
raggiungere. Si tiene aggiornato: è membro della Società
italiana per il Progresso delle Scienze, e partecipa al congresso
che la Società tiene a Genova fra 17-23 ottobre 1912 come Vice
Presidente della Sezione di Ingegneria ed Elettrotecnica della Regia
Scuola Navale di Genova.
Dopo anni di vita accademica Michele Ferrero ritorna alle origini
della sua vita professionale. Il 24 novembre 1916 arriva a New York
(7) - ospite dell'amico italo-americano ingegnere Guido Sacerdote,
un'autorità in materia di ingegneria meccanica - per finalizzare
un contratto di distribuzione con la ACME Machinery Tools di Cleveland,
Ohio. Allo scopo, crea una società di rappresentanza: Società
Italiana Macchine Utensili, anonima per azioni, con un capitale versato
di 500.000 lire, attiva dal 1917 con sede fra Milano in via Principe
Amedeo e la sua abitazione di Sesto San Giovanni, via Monza 13, dove
la famiglia visse almeno fino al 1926. (8) La società viene
messa in liquidazione il 24 ottobre 1919.
Michele Ferrero è uno dei redattori della Rivista professionale
e tecnica delle scienze, delle arti applicate all'industria e dell'insegnamento
industriale, edita dal Museo Industriale, fin dalla sua fondazione
nel 1901. Dal 1902 al 1928, oltre ad articoli per riviste tecniche,
è autore, con regolare continuità, di manuali e fascicoli
di termodinamica (dieci catalogati), ad es. "Le macchine a vapore
e le caldaie", Torino 1902. Questi vengono reclamizzati negli
anni Venti persino in Brasile, su Il Pasquino coloniale, un
settimanale italo-brasiliano. Nel 1928 le sue pubblicazioni si arrestano
bruscamente. Michele muore dopo una lunga malattia nel 1930.
FLORA
FERRERO (Torino, 12 agosto 1901 - Bolzano, 18 maggio 1983)
Flora
Ferrero è la quarta figlia di Michele Ferrero e di Ida Elvira
Gandiglio.
Cresce fra Torino, Milano e Firenze. Giovanissima, è ispirata
dal lavoro dello zio Giuseppe, medico chirurgo, che durante la Grande
Guerra operò in un ospedale da campo della Croce Rossa in Veneto.
Un bozzetto di Flora, "Les grands Blessés", sui feriti
gravi della guerra apparve sulla rivista Jeunes auteurs (n°3,
aprile - maggio 1917) a cui collaborava il cugino Leo, figlio di Guglielmo.
Non è l'inizio di una carriera letteraria, solo l'espressione
della sua compassione per le vittime del conflitto, che la spinge
dopo la guerra a frequentare un corso di crocerossina. Nel 1930 e
1931 supera gli esami del primo e secondo anno per ottenere il diploma.
In quegli stessi anni si reca in Germania per frequentare un corso
di perfezionamento di tedesco.
Vive poi a Ginevra insieme con lo zio Guglielmo, esule politico dal
1930, fungendogli da segretaria e tenendo i collegamenti con l'Italia.
Con la sua perfetta conoscenza di inglese, francese e tedesco, Flora
è la persona ideale per lo zio che mantiene una fitta corrispondenza
con letterati, uomini politici e artisti in tutto il mondo.
In una lettera del 1936 Gina Ferrero, moglie di Guglielmo, annuncia
a Carlo 'a Prato: "E' tornata Flora da Torino e ci ha portato
la Gazzetta del Popolo di Torino [...] in cui una corrispondenza
da Roma dichiara che se l'Italia ha fatto la guerra è che l'Inghilterra
ha lasciato fare...." e continua con le notizie portate dall'Italia
da Flora sullo stato d'animo degli italiani riguardo alla guerra etiopica.
Flora rientra e rimane a Firenze durante la seconda guerra mondiale,
impegnandosi con vera passione nel lavoro di crocerossina. E' responsabile
di uno dei quattro settori in cui è divisa la città
per l'assistenza medica ai feriti; in ogni settore c'era un ambulatorio
con un medico e alcune infermiere. Questa organizzione sanitaria funzionava
anche come supporto logistico per la Resistenza.
La sua opera le vale la promozione a vice-ispettrice del Comitato
CRI di Firenze il 12 ottobre 1944 e a quella di Ispettrice Regione
Toscana II.VV. (Infermiere Volontarie) il 1° ottobre 1945, e la
Medaglia di Bronzo al merito CRI con Palma e Medaglia d'oro degli
Ospedali Convenzionati. (9)
Nel 1942 scrive il romanzo Cuore di diciott'anni che
viene pubblicato da Salani nel 1944, suo unico titolo, e traduce in
italiano Call it Courage di Armstrong Sperry, 1940,
che viene pubblicato con il titolo italiano La grande impresa
di Mafatu nel 1962.
In seguito è in relazione con il pedagogista Ernesto Codignola,
che sollecita la sua opinione e i suoi consigli sulla creazione di
un Istituto Magistrale Internazionale che possa costituire un centro
di attrazione e di incontro per i migliori futuri maestri di tutti
i Paesi. Tiene conferenze, e continuando la sua attività alla
Croce Rossa si occupa da vicino dell'addestramento delle crocerossine.
Muore nubile a Bolzano nel 1983.
GUGLIELMO FERRERO (Portici, 21 luglio 1871 - Mont Pèlerin
(CH), 1942)
Anche se al giorno d'oggi è praticamente sconosciuto al di
fuori dei circoli accademici, su Guglielmo, "intellectual superstar"
(10) sono stati scritti fiumi di parole. Storico, giornalista, sociologo,
influente personalità cosmopolita, poliglotta, plurilaureato,
ammirato e rispettato (più all'estero che in Italia), europeista
d'avanguardia, uomo politico, viaggiatore, di casa a Parigi come a
Londra, Vienna, Berlino, Mosca, Pietroburgo e New York (per non parlare
dell'Argentina, dell'Uruguay e del Brasile).
Dopo 11 anni di fidanzamento, nel 1901 sposa con un matrimonio di
interesse intellettuale Gina Lombroso, una delle due figlie (11) dello
psichiatra Cesare Lombroso, allora assai celebre per aver elaborato
una teoria sulla fisiognomica criminale, che se oggi è considerata
superata dalla psichiatria moderna, ha lasciato nella cultura italiana
il neologismo "lombrosiano". Testimone di nozze fu Gaetano
Mosca, Professore di diritto all'Università di Torino e futuro
Senatore del Regno.
A giudicare
da una lettera giovanile, datata Torino 13 settembre 1890, scritta
all'amico Amedeo Ubaldi, il giovane Guglielmo preferiva la compagnia
degli amici a quella della famiglia. E Torino non gli piaceva per
niente. Al rientro da un lungo viaggio in Europa, invece di tornare
a casa, si ferma qualche giorno da Ubaldi insieme con un gruppo di
compagni universitari; Ubaldi lo invita a prolungare il suo soggiorno.
Il bizzoso Guglielmo rimpiange di non averlo fatto: "Carissimo
Amedeo, quanto avrei fatto meglio a dar retta ai vostri consigli e
a ritardare la mia partenza!" perché, intenzionato a "smontare
in una stazione vicina fra Milano e Novara", proprio alla stazione
di Milano gli accade "il più disgraziato dei casi",
cioè di incontrare il "fratello maggiore" [ndr: Michele]
"di ritorno da Venezia" e in viaggio per Torino. "Di
buona o cattiva volontà sono rimasto suo prigioniero e sono
dovuto ritornarmene diretto a Torino. E' tanta la stizza che aumenta
il malessere del ritorno a una vita sedentaria e tranquilla in una
città soporifera ed antipatica dopo aver girato per un mese
e visto tante belle cose continuamente. Mi rode l'anima che se avessi
passato un altro giorno con voi tutto sarebbe andato meglio (e sarebbe
stato un giorno lieto). Ma non resta che rassegnarsi e trascinar la
propria stizza per le vie di Torino".
Tuttavia, almeno nel fondo Gina Lombroso Ferrero, all'archivio Bonsanti
di Firenze, il carteggio fra Guglielmo e Michele, finora catalogato
- dal 1909 al 1926 - anno in cui Michele si trasferisce con la famiglia
a Firenze da Sesto San Giovanni, è uno dei più consistenti.
Nei suoi ricordi universitari bolognesi dell'anno 1890 La Compagnia
della Buca (Illustrazione Italiana, 1903 fasc. 3 p. 48), scrive:
"I miei amici mi volevano bene; anzi hanno formato il primo gruppo
di ammiratori che hanno creduto nel mio avvenire e che affermavano
con sicurezza che sarei diventato un grande uomo [...]". Sin
da ragazzo Guglielmo Ferrero amò essere circondato da una platea
adorante e, con trascurabili eccezioni, lo fu sempre, in tutta l'Europa
e oltre Atlantico.
La sua opus magna è Grandezza e decadenza di Roma
(1901-1907). Nella prefazione contraddice e critica la Storia di
Roma del grande storico tedesco premio Nobel Mommsen (1854). Secondo
Guglielmo Ferrero, il punto di vista analitico di Mommsen è
superato, contingente alla sua epoca e la gente colta non lo legge
più nonostante i suoi meriti e la stima di cui ancora gode.
L'Académie Française gli concede il suo suggello
di approvazione con il premio Langlois e la sua fama è
assicurata. I francesi (s'intende gli intellettuali) lo adorano.
Per motivi non del tutto evidenti lo amano molto anche gli americani.
Nel 1908, dopo il viaggio in Sudamerica del 1907 a cui si è
accennato, è ospite con la moglie alla Casa Bianca, invitato
da Teddy Roosevelt che di lui pensava (come avevano predetto i suoi
amici) "He is really a big man" (lettera 8 aprile 1908 a
William Roscoe Thayer, incaricandolo di occuparsi dell'accoglienza
alla Casa Bianca per i Ferrero). Per la coppia, il Console Generale
italiano a New York dà un fastoso ricevimento a cui presenziano
"quasi tutti i consoli stranieri" nelle "aristocratiche
sale del Waldorf Astoria". Gli invitati appartengono "al
fiore del mondo americano, nomi illustri nella politica, nella finanza,
nel giornalismo, nella letteratura, la Colonia Italiana invitata in
numero ristretto". (12) E' solo l'inizio di una lunga successione
di onori e trionfali festeggiamenti coronati da due notti passate
a dormire chez Roosevelt.
Inizialmente simpatizzante del fascismo, Guglielmo Ferrero ne diviene
presto un critico, tuttavia non sufficientemente per la sinistra:
L'Unità (16/6/1925) lo definisce "semi-fascista"
insieme agli altri partecipanti al Congresso dell'Unione Nazionale.
Mussolini cerca dapprima di contenerlo con uno stretto controllo di
polizia, impedendogli di emigrare, infine se ne libera lasciandolo
espatriare nel 1930. Per fargli riavere il passaporto si scomodano
il re Alberto I del Belgio e il Presidente del Senato Tommaso Tittoni,
sollecitato da Gaetano Mosca.
Guglielmo Ferrero si reca a Ginevra. Gli svizzeri lo aspettano a braccia
aperte. L'Unità (gennaio 1937, n° 5) fa marcia indietro:
Ferrero adesso è "uno dei maggiori esponenti dell'emigrazione
politica italiana". Muore nel 1942.
Guglielmo Ferrero e Gina Lombroso ebbero due figli, Leo e Nina.
Leo Cesare Vincenzo Ferrero (Torino, 1903 - Albuquerque
(N.M., USA), 1933)
Scrittore,
filosofo, romanziere, commediografo, delfino del geniale clan Lombroso-Ferrero;
anche su di lui e la sua opera è stato scritto un fiume di
critica letteraria, poiché pur in una breve vita lasciò
un segno nella letteratura e nella cultura italiane.
E' un intellettuale precoce. Poliglotta come il padre, a 12 anni è
in corrispondenza con Julien Luchaire, direttore dell'Istituto di
Cultura Francese a Firenze; questi lo scambia per un giovane adulto
e lo vuole presidente della Lega Latina della Gioventù,
un'associazione italo-francese intesa a promuovere scambi culturali
fra giovani dei due paesi. A 14 anni, nel 1917, collabora alla rivista
Les Jeunes Auteurs su cui scrivono anche i fratelli Rosselli,
Pavolini, Piero Gobetti, e ne diviene redattore capo.
Nel 1933
Leo si trova negli USA con una borsa di studio Rockefeller per condurre
ricerche antropologiche sugli Indiani del New Mexico. Muore al rientro
in automobile, alla fine di una giornata passata in una riserva, vicino
ad Albuquerque, in seguito alle gravissime ferite riportate in uno
scontro frontale avvenuto sulla Albuquerque-Santa Fe Highway (il tratto
in New Mexico della Route 66) come riporta una notizia di agenzia
della AP ripresa da numerosi giornali locali: "Archeologist Dies
of Crash Injuries. Santa Fe, N.M., Aug. 26 - (AP) - Leo Ferrero, young
Italian archeologist, member of a student group brought to the United
States by the Rockefeller Foundation, died Saturday of injuries in
an automobile collision on the Albuquerque Highway Friday night (26th).
Harry Bowman of Larned, Kan., was in critical condition from the smash-up
and five other persons were hurt less seriously" (The Daily Oklahoman,
27 agosto 1933, p. 9). E' sepolto a Plainpalais vicino a Ginevra.
Nina Ferrero (Torino, 1910 - Firenze, 1987)
Insegnante
e letterata, diviene Mme Bogdon Raditza. Vive fra Stati Uniti e Italia
e muore nella casa paterna toscana. Questa era la tenuta de L'Ulivello,
Strada a Chianti, un idilliaco ritiro di campagna, che il padre aveva
comprato nel 1917, dove i Ferrero andarono a vivere per sfuggire all'opprimente
controllo della polizia fascista a cui la famiglia era sottoposta
a Firenze, dove si era trasferita nel 1916. Divenne un punto d'incontro
del vasto clan Ferrero-Lombroso. Come racconta Mme Raditza in una
memoria sul fratello: "La casa era sempre piena, mai meno di
dieci o dodici a tavola, ogni giorno. Venivano la nonna, gli zii,
i cugini, gli amici dei genitori e i nostri". (13)
GIUSEPPE
ERSILIO GIOVANNI FERRERO (Firenze, 2 dicembre 1876 - n.d.)
Il terzo uomo di questa "famiglia pittoresca", come la definì
Piero Treves, diviene medico chirurgo. Precocissimo, si iscrive alla
Scuola di Medicina e Chirurgia a Torino nel 1891. Nell'anno accademico
1892-1893 ottiene una menzione onorevole della Borsa Balbo, Bricco
e Martini destinata agli studenti più meritevoli. Si laurea
a pieni voti legali (cioè fra 99 e 109) nell'anno1896-1897.
Fino al 1911 lavora all'Ospedale Maggiore San Giovanni di Torino come
assistente del primario Martino Anglesio.
Al San Giovanni furono istituiti nel 1880 i primi corsi pubblici di
formazione del personale infermieristico, una "Scuola samaritana"
per interventi d'urgenza e assistenza ai malati. La Scuola operava
di concerto con la Croce Rossa. Giuseppe Ferrero, un convinto sostenitore,
è fra gli insegnanti dei corsi e ne spiega le attività
nel volumetto La donna italiana come infermiera: Scuola Samaritana,
Simboli, Recanati 1915. E' naturalmente autore di pubblicazioni scientifiche.
Il 17 ottobre 1911 si trasferisce ad Ancona. Lavora al locale nuovissimo
Ospedale Civile Umberto inaugurato il 20 novembre.
Viene abilitato alla libera docenza in clinica chirurgica e medicina
operatoria a Modena nel 1912, e nominato cavaliere della Corona. A
settembre del 1914, su richiesta del fratello Guglielmo, Gaetano Mosca
lo raccomanda personalmente al Direttore del Servizio Medico per farlo
assumere alle Ferrovie dello Stato. Allo stato delle ricerche si sa
solo che la risposta arriva a dicembre 1914, ma non si sa se positiva
o negativa, in ogni caso, per mancanza di personale medico, nel maggio
1915 il Ministero della Guerra mobilita anche la classe del 1876.
Giuseppe Ferrero prende quindi parte alla Grande Guerra, promosso
Tenente Colonnello medico di Complemento servendo nell'Armata del
Grappa, nell'ospedale da campo n° 20 gestito dalla Croce Rossa
a Cittadella (PD). L'11 novembre 1918 tiene un discorso agli ufficiali
e alla truppa in ricorrenza del genetliaco di S.M. il Re (V. Emanuele
III), in cui celebra anche la vittoria.
FELICE GIOVANNI CARLO FERRERO (Firenze, 8 agosto 1878 - Annapolis
(MD, USA), 13 luglio 1927) (14)
Si laurea in chimica a Torino nel 1899, anche lui a pieni voti, ma
diviene un brillante giornalista, autore di almeno due scoops
per il giornalismo italiano: la cronaca dell'arrivo a New York dei
superstiti del Titanic, e dell'unica intervista che Mark Twain concesse
a un giornale italiano, il Corriere della Sera (pubblicata
il 5 ott. 1909). Terminati gli studi, Felice Ferrero parte per una
breve soggiorno in America, dove ha un colpo di fulmine per il Paese
che diviene l'amore di una vita. Infatti vi rimane. Nel 1903, ad una
conferenza, conosce e dopo un brevissimo fidanzamento sposa Florence
Lance (1874-1956) al tempo giovane insegnante a New York, diplomata
in Belle Arti a Wellesley e poi scrittrice, poetessa, conferenziera.
E' la traduttrice inglese delle opere del cognato Guglielmo. Nell'estate
del 1904 Felice Ferrero porta la moglie in Italia e trascorre con
lei una vacanza a Saint Vincent insieme con la famiglia.
Diviene corrispondente estero del Corriere della Sera a Berlino
e a Londra dal 1904 al 1908, e poi negli Stati Uniti, sua residenza
abituale. I suoi articoli di colore per il mensile La lettura
fecero conoscere agli italiani le stupefacenti abitudini americane
(es. "Come si viaggia nella città di New York", La
Lettura, gennaio 1911).
In America pubblica il suo primo libro: The Valley of Aosta,
Puttnam, New York, 1910 ("delightful, admirable, pleasant, charming"
commentano a una voce i critici americani). Il libro viene in seguito
pubblicato in Italia dai fratelli Treves.
Nel giugno 1909 per il Corriere della Sera intervista Mark
Twain, passando con lui due giorni nella sua residenza di Stormfield.
Il risultato non piace allo scrittore perché Ferrero riferisce
particolari che Twain voleva tenere nascosti sulla sua segretaria
Isabel Van Kleek Lyon e il suo consulente finanziario Ralph Ashcroft.
I due si erano sposati il marzo precedente e ad aprile Twain li aveva
licenziati accusandoli entrambi (ingiustamente) di malversazione ai
suoi danni.
Il 19 aprile 1912 Felice Ferrero è presente a New York all'arrivo
del Carpathia con i superstiti del Titanic. Può
telegrafare in diretta l'articolo "L'agonia del Titanic narrata
dai superstiti giunti a New York", che inizia: "New York,
19 aprile. Il piroscafo Carpathia è giunto in una notte
greve di nebbia e di pioggia fredda, col carico di superstiti del
Titanic fra i quali molti feriti e malati
".
Felice Ferrero si stabilsce a Middletwon in Connecticut e diviene
cittadino statunitense nel 1917. Durante la Grande Guerra è
direttore dell'Italian Bureau of Information a New York. I
suoi articoli contribuiscono a far capire in Europa la posizione degli
americani e le loro intenzioni economiche per il dopoguerra. E' causa
di un incidente imbarazzante per il Corriere della Sera: in
una conferenza "Aims of Italy in the present war" tenuta
nel 1917 alla Columbia University, fa intendere che dopo la guerra
l'Italia vittoriosa sarebbe diventata una repubblica: in fondo, solo
un desiderio-profezia prematuro.
Nel 1921 è capo del servizio stampa della delegazione italiana
alla conferenza sul disarmamento tenutasi a Washington. Lo stesso
anno deve interrompere un lungo soggiorno in Europa per motivi di
salute. Passa gli anni seguenti scrivendo e tenendo conferenze. Muore
nel 1927.
Il fratello Guglielmo scrive a Luigi Salvatorelli il 24 luglio 1927
con contenuto dolore: "
E' il primo di cinque fra fratelli
e sorelle che se ne va; ed era uno dei più giovani, il quarto.
E' un colpo che impressiona e affligge assai".
Fu un grande giornalista, al livello del suo contemporaneo Luigi Barzini
Sr. ma in Italia non godette della stessa mitica fama di Barzini,
forse perché visse sempre all'estero e non ebbe discendenti
a perpetuarne il nome.
CORINNA AMELIA MARIA FERRERO (Foligno (PG), 27 Gennaio
1884 - m. dopo 1943)
L'ultima,
Corinna, è la sorellina senza storia, destinata a essere la
sorella/moglie di. Il 28 agosto 1911 sposa a Torino Amedeo Amato (Napoli,
1877-1956). A ottobre la coppia parte per la città partenopea.
(15)
Archivista di Stato, laureato in Lettere e Filosofia, Amato inizia
la sua carriera nel 1908 e la termina nel 1948 col grado di sovrintendente
archivistico, nominato Commendatore della Repubblica nel 1938. Lavora
fra Napoli, Roma (al Ministero dell'Interno, 1925), Milano, Brescia
(direttore dell'Archivio di Stato, 1935-36) e Torino. Guglielmo è
affezionato alIa sorella; in visita a Napoli (per esempio nel 1913)
è ospite suo e del cognato. Si prodiga per lei. Nel dicembre
1915, di nuovo con l'intervento di Gaetano Mosca, ottiene il trasferimento
di Amato da Milano all'Archivio di Stato di Torino. Nel ringraziare
Mosca in una lettera datata Parigi 3 gennaio 1916, spiega: "te
ne sono grato assai perché spero che questo trasloco riesca
finalmente ad assestare una questione di famiglia che altrimenti minacciava
di diventare molto fastidiosa se non insolvibile". Dopo tre anni,
però, nel 1919 gli Amato ritornano definitivamente a Napoli.
Corinna non dimentica le attenzioni del fratello. Il suo carteggio
con lui e la cognata Gina va dal 1909 al 1943. (16) Nel 1927, quando
Guglielmo è sotto sorveglianza per le sue critiche al regime
fascista, gli scrive: "Sono felice se posso fare qualsiasi cosa
per te a cui devo tanto". La lettera su carta intestata del Ministero
degli Interni (vi lavora il marito) firmata da Corinna viene intercettata
e consegnata al Prefetto di Firenze, finché si accerta che
la sospetta mittente è "solo" Corinna, sorella di
Guglielmo Ferrero, moglie del Dr. Amato.
NOTE
(1) Guglielmo
Ferrero fece di Rosetti il protagonista di Tra due Mondi,
romanzo-dialogo filosofico che si svolge a bordo del Cordoba,
il piroscafo che li portò a Genova.
(2) Il servizio di leva durava cinque anni. Rosetti stava studiando
a Bologna quando fu chiamato a prestare servizio di leva a Torino.
Ottenne di poter continuare gli studi all'Università di Torino
mentre era militare.
(3) B. Caizzi Camillo e Adriano Olivetti, p. 19, UTET, 1962. Numerose
fonti affermano che Olivetti fondò la GCS con Gatta e Ferrero.
Salvo consultare l'atto costitutivo della società, dal resoconto
di B. Caizzi e dal necrologio di Dino Gatta in L'Elettrotecnica
- Volume 31, 1944, p. 61, che si ritengono più attendibili,
si evince che Ferrero non ne fece parte o che fu un socio minoritario
che si liberò delle sue quote nel 1917 quando la CGS fu ceduta
alla Meccanica Lombarda. Di sicuro non ebbe cariche dirigenziali nell'azienda.
(4) L. Curino-G. Vacis, Camillo Olivetti: alle radici di un
sogno, 2009.
(5) Dino Gatta, nato a Torino nel 1868, fu sempre l'uomo di fiducia
di Olivetti. Quando la CGS, nel 1917, divenne una divisione della
Meccanica Lombarda, vi rimase fino al 1922, per poi passare alla S.A.
Ing. C. Olivetti & C, macchine da scrivere.
Ne divenne vice-presidente e vi restò fino alla sua morte avvenuta
a Ivrea il 1° giugno 1942 fra unanime cordoglio. Fu anche presidente
della Olivetti Società Anonima Macchine per Operazioni Aritmetiche
fondata nel 1935. Gatta si era trasferito a Milano almeno dal 1897
e si recava a Ivrea saltuariamente. Come risulta da un suo catalogo
d'epoca, già nel 1900 aveva a Milano la propria ditta di rappresentanze
"Ing. Dino Gatta & C", in via Dante 7. Distribuiva un
Contometro "Macchina a calcolare universale. Più rapida
del pensiero!" della Felt & Tarrant, Chicago e macchine per
la prova della resistenza dei materiali della Tinius Olsen Testing
Machines Co. Due figli di Gatta divennero entrambi famosi designers:
Paolo (socio della ditta Kartell arredamenti) e Bruno (1904-1998)
fondatore della Stilnovo (lampade per uso civile e industriale).
(6) U.S. Patent Office.
(7) Ellis Island.
(8) Indirizzo in: lettera 26 maggio 1926 di Lidia Elvira alla cugina
Nina Ferrero.
(9) Archivio Raccolta Museale Regione Toscana CRI.
(10) Paul MacKechnie, Introduction to Characters and Events
of Roman History: From Caesar to Nero by G. Ferrero, 2005.
(11) L'altra figlia, Paola Lombroso, nota a suo tempo con lo pseudonimo
di Zia Mariù, è presente in questo sito nella pagina
Autori della sezione libri per ragazzi.
(12) Il Progresso Italo americano, 20 dicembre 1908 e La
Provincia di Pisa, 14 gennaio 1909.
(13) In Leo Ferrero, Il muro trasparente. Scritti di
poesia a cura M. Scotti. Con due ricordi di Aldo Garosci e Nina Ferrero
Raditza e due carteggi con Jean-Jacques Bernard e Alberto Carocci,
"Quaderni della Fondazione Primo Conti", Nuova serie, Quaderno
7-8, Libri Scheiwiller, 1984.
(14) Le Peuple-La Sentinelle, 14 luglio 1927. Secondo altre
fonti morì a Middletown.
(15) Servizio Archivi, Musei e Patrimonio Culturale, Torino.
(16) Archivio Bonsanti Firenze.
La Redazione ringrazia Sorella Maria Enrica Monaco
(CRI Firenze) per le notizie su Flora Ferrero
©
Testo
e ricerca di Anna Levi, aprile 2016.