Carbonari
e Garibaldini
Il capostipite della famiglia è Candido Vecchi,
fiera personalità anticlericale e antipapalina. Nasce
a Fermo attorno al 1780, da famiglia patrizia, e da giovane
si entusiasma per le idee degli Enciclopedisti che presto lo
conducono a mal sopportare il governo ecclesiastico, tanto che
espatria in Turchia e nella Russia meridionale. Al tempo dell'invasione
francese ritorna in patria, dove viene nominato direttore delle
poste del comprensorio del Tronto, e si iscrive alla Carboneria.
Sposa Luisa Fineschi, fiorentina; al figlio primogenito, Candido
Augusto, impartisce il battesimo religioso e quello carbonaresco
- nessun rito strano, il bimbo fu solo avvolto nelle coccarde
quadricolori. La moglie muore dopo soli tre anni, lasciandogli
una figliuola in fasce, Aurora (che sposarà Serafino
Luciani e sarà madre del senatore Luigi Luciani). Candido
si trasferisce ad Ascoli con la famiglia, di cui fanno parte
anche i suoceri e la giovane cognata, la quale dopo poco gli
diventa moglie. Nel 1815 impianta una cartiera in città
, e un'altra in un paese vicino. Uomo di cultura, a lui si deve
il teatro Ventidio Basso e la prima Accademia Filodrammatica.
Fa parte della congrega ascolana della Giovane Italia di cui
è anche corrispondente. Di conseguenza nel 1833 viene
incarcerato, e in seguito rilasciato, ma viene costretto a riparare
con la famiglia in Abruzzo. Tra il 1861-62 viene assalito da
un attacco di gotta, ma per cure errate ne muore.
Lascia in eredità ai suoi discendenti maschi due tendenze:
quella di combattere per la libertà e per la patria,
e quella di scrivere. Anch'egli infatti è autore di una
Autobiografia, rimasta inedita.
Candido Augusto Vecchi nasce a Fermo il 10 febbraio 1814.
Viene istruito dal prete, come spesso succede, finché
verso i quindici anni viene messo nel collegio di Calasanzio
a Chieti, da dove esce dopo tre anni abbastanza dotto nelle
lettere classiche. Il padre allora gli impartisce a suo modo
una delle più illuminate istruzioni: lo conduce seco
in giro per l'Italia. Siamo negli Anni Trenta, il giovane C.
Augusto vede governi stranieri dappertutto e la cosa non gli
piace punto. Soggiorna a lungo a Milano, Firenze, Napoli, dove
viene invitato per la prima volta a scrivere (collabora al Giornale
Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti) e dove pubblica Iscrizioni
italiane: centuria prima (1840), a Roma, e poi ancora
a Napoli, dove si infiamma per una bella e ricca fanciulla di
famiglia ebrea fiorentina, Vittoria della Ripa. Purtroppo entrambe
le famiglie vedono male l'unione e il romanzo viene contrastato.
C. Augusto ha 25 anni, e si butta a scrivere un saggio sul Savonarola,
e siccome era arrabbiato per suo conto, chissà cosa avrà
scritto: il risultato è che il governo napoletano lo
vuole in prigione a Sant'Elmo, e che il Santo Uffizio lo vuole
in carcere a Roma. Il padre lo manda a Firenze, e di lì
a Lucca, sotto la protezione del Duca, al quale i due libri
scritti dal giovane Augusto Vecchi piacciono. Nel frattempo
il romanzo va avanti: Vittoria della Ripa, già magrolina
di natura, tenuta quasi carcerata in casa dai genitori, si butta
in un lago. La tirano su, ma la sua salute è in serio
pericolo, e per ristabilirla la conducono a Marsiglia. Il caso
vuole che C. Augusto si imbarchi per Napoli da Livorno sullo
stesso piroscafo che aveva condotto lei a Marsiglia, sul quale
piroscafo un cameriere compiacente (e ben pagato) recava una
lettera di lei per lui. Naturalmente, lui si precipita a Marsiglia,
dove dopo estenuanti discussioni (il padre di lui voleva il
battesimo, il padre di lei la circoncisione...) e dopo i sei
mesi di residenza prescritti, nonostante il vecchio Candido
lo tenesse senza un soldo, ai due giovani viene concesso di
unirsi in matrimonio. Questo avviene il 2 marzo 1842, e il 22
dicembre dello stesso anno nasce il loro primogenito, Augusto
Vittorio, che lo stesso Duca di Lucca tiene a battesimo per
procura.
La
famiglia si trasferisce a Parigi, dove C. Augusto scrive per
conto di giornali italiani. Collabora alla rivista bimestrale
Museo scientifico, letterario e artistico, edita a Torino,
e per un quinquennio ne è direttore, pubblicandovi anche
con lo pseudonimo di Giorgio Brandi diversi capitoli di una
Storia aneddotica del teatro, novelle e racconti,
e articoli di critica musicale. Il 14 ottobre 1847 nasce il
secondogenito Lionello, che ha per padrino il Duca di Parma.
Tuttavia si avvicinano i tempi delle battaglie risorgimentali,
ad iniziare da quelle di Francia, e C. Augusto partecipa alla
rivoluzione di Parigi, prendendo parte alle barricate, ed è
qui che conosce il Mazzini. Alle Cinque Giornate milanesi accorre
in Italia, lasciando in Francia la famiglia, per prender parte
alle battaglie del norditalia: viene ferito a Governolo. Avendo
guadagnato il grado di Capitano, viene inviato da Lamarmora
a notificare a Garibaldi l'armistizio, e con le truppe di questi
combatte anche a Morazzone. Siamo in pieno '48, ha a malapena
il tempo di rivedere la famiglia, fatta rientrare a Firenze,
ma poi la conduce nella casa di famiglia ad Ascoli. Qui viene
nominato deputato della Costituente in Roma, e qui viene a chiamarlo
personalmente nel gennaio '49 Giuseppe Garibaldi, con il quale
inizia un'amicizia che durerà tutta la vita. Nominato
su proposta di Garibaldi Capitano di Stato Maggiore, prende
parte alla difesa di Roma, dove miracolosamente si salva, mentre
vi trovano la morte Dandolo, Manara, Mameli, Morosini, Daverio,
Mellara. Da Garibaldi riceve l'incarico di ricondurgli Anita
per la ritirata. Caduta la Repubblica e costretto a riparare
in Corsica, si sposta infine a La Spezia, dove fa arrivare la
famiglia.
Dopo le campagne garibaldine inizia a scrivere, dapprima le
sue memorie sui due anni appena trascorsi (che usciranno nel
1851 col titolo L'Italia: Storia di due anni
1848-49), poi si impegna a scrivere le biografie dei
grandi uomini suoi contemporanei, ad iniziare dalla Biografia
di Re Carlo Alberto. Nel 1859 uscirà il volume
di poesie La vita del cuore: carme.
Nell'ottobre 1855 la famiglia si sposta a Genova per gli esami
di ammissione alla Regia Scuola di Marina del primogenito Vittorio,
ma nei paraggi v'era stato il colera, che fa un'altra vittima:
la debole Vittorina. C. Augusto stabilisce la sua residenza
a Quarto, a Villa Spinola. Qui Giuseppe Garibaldi organizza
la spedizione dei Mille per la Sicilia, dove C. Augusto lo raggiunge;
i due sono insieme all'entrata in Napoli il 7 settembre 1860.
C. Augusto non solo fa le veci del generale, ma lo accompagna
a Caprera nel 1861, e successivamente si reca a Londra appositamente
per rifornirlo di armi. Quando Garibaldi viene preso prigioniero,
ferito alla gamba, a La Spezia, gli è assiduo al fianco.
Partito Garibaldi, C. Augusto si trasferisce a Torino, dove
viene eletto deputato per Cerignola. Si mette a viaggiare per
l'Europa, nel 1864 va a Pompei e si interessa per qualche tempo
agli scavi appena intrapresi, di cui pubblicherà le impressioni
in Pompei (1864) e viene eletto deputato per S.
Maria in Capua Vetere. Ma il sacro amor di patria lo richiama
più tardi, nel 1866, quando ormai in là con gli
anni ha il coraggio di riprendere i combattimenti per la liberazione
del Veneto con il grado di Colonnello, mentre il figlio Lionello
presta servizio su una cannoniera sul Garda. La salute non è
buona, avendo contratto febbri malariche fin dai tempi di Mantova,
nel '48, sicchè si ritira nella sua villa di Ascoli,
dove muore il 3 gennaio 1869.
Augusto
Vittorio Vecchi (Jack la Bolina)
Il racconto fuor del comune della sua nascita, il 22 dicembre
1842, è riportato nel paragrafo precedente. Una curiosità:
il certificato di nascita riporta che il bimbo fu battezzato
con gli stessi nomi del padre Candido Augusto, mentre sappiamo,
anche da altri documenti anagrafici, che gli furono imposti
i nomi di Augusto Vittorio, e con quest'ultimo sempre chiamato.
Vittorio
Vecchi entra nel 1856 nella R. Scuola di Marina di Genova; dopo
aver preso parte alla battaglia di Lissa (1866) a bordo della
fregata Principe Umberto, lascia la Marina Militare nel 1872
con il grado di Luogotenente di Vascello.
In un periodo compreso tra il 1869 e il 1870 si sposa con Honorine
Tesauro di Meano, appartenente ad una nobile famiglia, che gli
darà tre figli: Lucia (n. 1870), Elena (n. 1873), e Augusto
(n. 1876), tutti nati a La Spezia. Lasciando la Marina intende
lavorare in proprio, tuttavia si sa che i letterati non sono
atti alle operazioni commerciali, e infatti vi perde la sua
sostanza; comincia così a scrivere, ed è il 1874.
Sceglie lo pseudonimo "Jack la Bolina", tratto da
Last of the Mohicans di Fenimore Cooper, come spiega
egli stesso nell'autobiografico Memorie marinaresche di
Jack La Bolina (1911). Dapprima collabora alla Gazzetta
d'Italia con alcuni racconti, in seguito raccolti sotto
il titolo Bozzetti di mare; collabora alla Nuova
Antologia, alla Rivista Marittima, al Fanfulla,
al Caffaro (diretto da Anton Giulio Barrili); pubblica
Leggende di mare (1879) e comprende quale
sarà il genere letterario a lui più confacente.
Nel frattempo da La Spezia la famiglia si trasferisce a Pavia,
dove Vittorio Vecchi ottiene una cattedra di Storia presso l'Istituto
Tecnico, e nel 1882 a Livorno, dove insegna la stessa materia
all'Accademia Navale. A quest'epoca Honorine è già
deceduta, se è vero che il bel volume La vita e
le gesta di Giuseppe Garibaldi riporta la dedica: "Ad/Honorine
Tesauro di Meano/mia moglie/buona, savia e pia/rapitami dalla
morte/mentre/questo volume io dettava". Il volume è
edito nel 1882. (1)
Vittorio
Vecchi (Jack La Bolina), La vita e le gesta di
Giuseppe Garibaldi, Zanichelli, 1882.
In antiporta un bel ritratto di G. Garibaldi riprodotto
da una fotografia con dedica autografa.
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Collabora
con Il Giornale dei Bambini di Ferdinando Martini fin
dal primo numero, dove scrivono anche Collodi, Fantasio, Emma
Perodi, Guido Biagi; pubblica racconti con l'usuale pseudonimo
e anche con la seconda firma di Sinbad-al-Bahari, il protagonista
di alcune tra le novelle arabe. Nel 1889 pubblica la Storia
generale della Marina Italiana; nel 1901 pubblica
quello che è considerato il suo capolavoro: Al
lago degli elefanti; a partire dal 1906 collabora
al Giornalino della Domenica di Vamba.
In questo periodo sposta la residenza da Livorno a Firenze,
e prende a frequentare i luoghi di villeggiatura toscani,
da Castiglioncello a Forte dei Marmi. Qui fa parte di un famoso
cenacolo di artisti e intellettuali che fin dai tempi dei
macchiaioli si ritrovavano attorno alla villa di Diego Martelli.
Questa villa viene inglobata nel 1891 in un castello edificato
dal barone Lazzaro Patrone, passato successivamente in proprietà
nel 1930 al conte Pasquini che poi lo cede alla Regione Toscana.
Il cenacolo martelliano aveva veduto a Castiglioncello Giuseppe
Abbati, Giovanni Boldini, Silvestro Lega, Giovanni Fattori,
Odoardo Borrani, i quali si fanno vicendevolmente una serie
di ritratti. A Castiglioncello Vittorio Vecchi frequenta Vittorio
Matteo Corcos (1859-1933),
al quale il barone Petrone aveva regalato una bella villa
che poi fu di Alberto Sordi, il quale fa il ritratto allo
scrittore e alle sue due figlie. Il cenacolo vede anche Renato
Fucini (al quale si devono divertentissimi ricordi), Giosuè
Carducci, Ugo Ojetti, Giovanni Papini, Luigi Pirandello, Silvio
D'Amico. Peraltro le due famiglie si devono essere frequentate
anche a Firenze e da tempo, dato che abitano poco lontano
l'una dall'altra. Il grande ritrattista Corcos non disdegnava
l'illustrazione per l'editoria, e diverse prime edizioni dei
volumi di Jack La Bolina sono illustrati dal pittore.
A. Vittorio Vecchi inoltre traduce dall'inglese testi di argomento
marinaro (ad es. I corsari degli abissi di Lowell Thomas,
edito da Salani).
Vittorio Vecchi prosegue i suoi contributi di studi sul mare
e sulla Marina, e infine il Ministero della Marina gli conferisce
una medaglia d'oro per il suo prezioso contributo alle scienze
navali. Aveva costituito il 19 ottobre 1879 a Genova il Regio
Yacht Club Italiano, di cui fu il primo Presidente, il
più antico circolo velico del Mediterraneo; tra i soci
fondatori v'erano la Società Canottieri Tevere-Remo
di Roma, la Società Canottieri Cerea di Torino e la
Società Canottieri Livornesi. Nel 1894 aveva fondato
la Lega Navale Italiana, con l'idea di sensibilizzare
il pubblico alle attività navali, compresa l'attenzione
nei confronti dell'ecologia delle acque marittime. Il 2 giugno
1897 fu ufficialmente costituito a La Spezia il "Comitato
Centrale della Lega Navale Italiana" con il proprio periodico
La Lega Navale, sul quale Augusto Vittorio Vecchi scriverà
a lungo, come sulla Rivista Marittima. Il ricordo di
Jack La Bolina è tale nella marineria italiana, che
ancor oggi esiste un Trofeo Nautico JACK LA BOLINA, che si
estende ogni anno sull'arco di cinque prove tipo "long
distance", ovvero un percorso di gara con andata e ritorno
su lunga percorrenza.
La Lega Navale Italiana, in segno di gratitudine, gli aveva
regalato la villa a Forte dei Marmi, dove muore il 6 settembre
1932.
Jack La Bolina lascia una numerosa produzione letteraria per
ragazzi, libri divulgativi e di lettura per le scuole, libri
di scienza navale e di marina militare, e alcune autobiografie:
Memorie di un Luogotenente di Vascello (1896),
Ricordi di fanciullezza (1897), Memorie
marinaresche (1911), Cronachette del Risorgimento
Italiano (1920).
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A.V.
Vecchi, Racconti di mare,
Bemporad 1892
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(1)
Tra le innumerevoli biografie dell'Eroe dei Due Mondi, questa
è senz'altro la più vera, poichè narrata
da colui che fin da piccino ebbe modo di vedere e ascoltare
Garibaldi, frequentatore della casa paterna, ed anzi ebbe
modo di conoscere a fondo tutta la strategia risorgimentale
poichè vi prese parte il padre stesso, il quale peraltro
aveva pubblicato nel 1862 il volume Garibaldi e Caprera.
Garibaldi chiamava familiarmente "Vittorio" lo scrittore,
trattandolo come un suo figliuolo.
Credits:
Felice Pozzo, Uno scrittore che sa
di mare, LG Argomenti, maggio-giugno 1986
Nicola Gaetani-Tamburini, Candido Augusto Vecchi, Rivista
Contemporanea Nazionale Italiana, 1867
www.lungomarecastiglioncello.it
La Redazione ringrazia Nadia Ginelli per le preziose informazioni
©www.letteraturadimenticata.it, novembre 2009
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Augusto
Vittorio Vecchi
nel ritratto eseguito da
Vittorio Corcos
nel 1897
e pubblicato
su Italia Marinara, ca. 1929
(courtesy
Nadia Ginelli)
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A.
Vittorio Vecchi a 80 anni
(courtesy
Roberta Croce,
Yacht Club Italiano)
©Yacht
Club italiano
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A.
Vittorio Vecchi
nel necrologio dedicato dalla
Rivista Marittima,
dicembre 1932
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Lucia
Vecchi
in
La figlia di Jack La Bolina,
di Vittorio Corcos, 1888
(139x105, olio su tela, Firenze,
Galleria di Palazzo Pitti)
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Elena
Vecchi in Sogni,
di Vittorio Corcos, 1896
(160x135, olio su tela, Roma,
Galleria Nazionale d'Arte Moderna)
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Elena
Vecchi in
In attesa accanto alla fontana,
di Vittorio Corcos, 1896
(collezione
privata)
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A.V.
Vecchi,
Racconti di mare e di guerra
di Sindbad Al Bahari,
Bemporad, 1902
cover
La dedica è per Lucia Della Ripa
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A.V.
Vecchi,
Racconti di mare e di guerra
di Sindbad Al Bahari,
ill.
int. di Enrico Mazzanti
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