FERDINANDO MARTINI
e la sua biblioteca
 

Personalità di grande spessore, di immensa cultura, profonda umanità, e dotato della sublime arte del 'saper scrivere', non solo: Ferdinando Martini è anche fondatore di giornali che hanno fatto scuola: Il Fanfulla e Il Fanfulla della Domenica, al quale contribuivano le migliori penne del periodo; e poi il delizioso Giornale dei Bambini, poi diretto anche dal Collodi. Fa specie riscontrare tutto questo in un burocrate dello Stato: deputato dal 1875 al 1919, membro della Commissione d'inchiesta per l'Eritrea nel 1891, poi Governatore della Colonia Eritrea dal 1897 al 1907, Ministro della Pubblica Istruzione nel biennio 1892-93, Ministro delle Colonie dal 1914 al 1916. Eppure seppe ben conciliare i due aspetti così diversi della sua attività, e per entrambe di fondamentale importanza fu il suo collezionismo editoriale. Raccolse giornali, libri, manoscritti, ordinandoli personalmente, che alfine formarono quella sua famosissima biblioteca, che dal 1929 è conservata dal Comune di Pistoia. Si legge su Il Telegrafo del 21/1/1929 un articolo intitolato proprio alla biblioteca di Martini, e ne parla anche Ugo Ojetti nel suo volume di ricordi Cose Viste (Treves, 1925). La biblioteca e annesso archivio occupavano tutta un'ala della grande villa a Monsummano (ora bene del Comune di Monsummano); tra i diversi generi una parte cospicua la prendeva la sezione viaggi, con volumi anche in lingue straniere, e la sezione teatrale, comprendente oltre 4000 testi diversi. Il teatro era la passioncella di famiglia, dato che anche il padre era un commediografo dilettante.
Interessante la collezione di autografi, non come la intenderemmo oggi, bensì come dediche autografe in testa a volumi donatigli. Stante la sua frequentazione dell'intellighenzia nazionale ed internazionale sua contemporanea, egli riceveva in omaggio le opere dei colleghi scrittori: Giuseppe Giacosa, Giosuè Carducci, Giovanni Verga, Arrigo e Camillo Boito, naturalmente Gabriele D'Annunzio, con quella sua grafia grande e sicura, piena di sottolineature; e poi Anatole France ed altri autori d'oltralpe; Grazia Deledda, Sibilla Aleramo (ma cosa avrà pensato il Ministro Martini della prosa di quest'ultima?), Ada Negri, Margherita Sarfatti, Tommaso Marinetti, Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini. Certo, pare un po' un obbligo l'invio a Martini delle opere, dal momento ch'egli incarna sia la figura del letterato - molto spesso buon amico - sia la figura istituzionale del ministro.

La biblioteca di Ferdinando Martini



Ferdinando Martini
in un ritratto ad olio del 1861
Ferdinando Martini
in una fotografia del 1864
Ferdinando Martini
il giorno del suo ottantesimo genetliaco