Nasce
a Palermo il 14/4/1857 da Giuseppe e Maria Lamantea. All'età
di tre anni, all'entrata di Garibaldi in Sicilia, la madre veste
tutti i figli di rosso e per questo alla famiglia vengono confiscati
i beni e viene somministrata la prigione. Il destino di Luigi
sarà quello di credere fermamente nella libertà
di pensiero e di non possedere mai alcun bene. La povertà
della famiglia fa sì che Luigi non possa frequentare corsi
di studi regolari, ma si arrangia da solo, frequenta biblioteche,
legge molto. E' dotato per la pittura, ma è la scrittura
che lo attrae maggiormente.
Per guadagnarsi la vita ottiene la licenza per l'insegnamento
elementare e inizia il calvario dei continui spostamenti da una
città all'altra. Negli anni 1886-88 è a Roma, dove
ha l'occasione di collaborare al Capitan Fracassa e di frequentare
l'ambiente letterario. Nel 1888 vince il concorso per le scuole
normali e insegna per sei anni a Palermo dove si
lega di amicizia con Luigi Capuana, Federico De Roberto, Salvo
Sottile, Tomaselli. Repubblicano mazziniano, incontra difficoltà
nella burocrazia a causa delle sue idee, e per pura rappresaglia
politica viene trasferito a Pisa, a Nuoro, a Napoli (dove si lega
di amicizia con Salvatore Di Giacomo e frequenta il cenacolo letterario
napoletano), Cagliari, Avellino, Manfredonia, Foggia; rifiuta
una commenda da parte di Mussolini e per tale motivo viene destituito
dall'insegnamento: ciò tuttavia gli consente di ritornare
finalmente a Palermo nel 1923, dove continua ad insegnare per
qualche anno in un liceo privato, e dove continua gli studi sulla
storia siciliana. Inizia a pubblicare i romanzi che gli daranno
la fama, e tuttavia non possedette mai alcun immobile, abitando
in affitto in varie zone della città: via Vincenzo di Pavia,
via Dante, via Marchese di Roccaforte, via Perpignano, via Serradifalco,
la sua ultima dimora. Sul Giornale di Sicilia tiene una
rubrica dal titolo "Storie e leggende" firmate con lo
pseudonimo di Maurus, dove pubblica a puntate la storia della
Sicilia dal V secolo a.C. fino al 1860 (Storia di Sicilia
è un volume pubblicato nel 1927; in seguito le puntate
verranno raccolte in volume da Flaccovio nel 1979). Per le appendici
del giornale pubblica I Beati Paoli dal 6 maggio
1909 al 2 gennaio 1910, con lo pseudonimo di William Galt.
I
Beati Paoli, Flaccovio 1971.
Copertine:
"Blasco di Castiglione nel Corso Calatafimi" e
"Il
tribunale dei Beati Paoli"
da una fiancata di carretto costruito da Domenico Monteleone
e dipinto da Antonio Cronio detto Barnaba (1870-1942)
che ebbe bottega nel Corso di Mille in Palermo.
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Corilano
della Floresta, Flaccovio
1972.
Copertine di Ermanno Gagliardo
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Probabilmente
nessuno si aspettava un successo così strepitoso, anche
perché non era nelle intenzioni dell'autore far sì
che molti identificassero nei Beati Paoli i progenitori dell'odierna
Mafia (su questo argomento preferiamo glissare e lasciare la parola
ad altra critica letteraria). Tuttavia, il testo rimane in assoluto
il più letto nell'intera regione siciliana. Un'edizione
in volume viene edita dalla Gutenberg nel 1921: nel 1949 la Casa
Editrice La Madonnina lo ristampa a dispense, con illustrazioni
di Edgardo Natoli, e successivamente lo edita in volume. Nel 1955
L'Ora di Palermo lo ripropone in appendice in 212 puntate,
illustrato da Gino Morici. Il successo è paragonabile a
ciò che successe in Francia con I miserabili di
Victor Hugo o I misteri di Parigi di Eugène Sue,
tanto che si decoravano le fiancate dei carretti con scene dei
Beati Paoli.
La critica indistintamente ritiene che la grande affezione popolare
per questo romanzo sia da attribuirsi al senso consolatorio delle
opere di giustizia della misteriosa setta, che è un po'
lo scopo del romanzo popolare (storico o no); a noi sembra che
il merito sia anche da attribuirsi alle caratteristiche intrinseche
al romanzo: storia ben costruita, ancorché complicata dall'intreccio
di trame principali e secondarie, e soprattutto ben scritta, tale
da avvincere il lettore. A nostro giudizio non sono poi tanti
i romanzi che possano fregiarsi di entrambi gli aspetti: ottimo
racconto e ottima scrittura. Il critico Gabriello Montemagno,
nel suo saggio Luigi Natoli e I Beati Paoli (Flaccovio,
2002) riporta un commento di Le Monde che ascrive a questa
eccelsa categoria i primi cinque romanzi italiani: I Promessi
Sposi di Manzoni, I Vicerè di De Roberto, La
storia di Elsa Morante, Il nome della rosa di Umberto
Eco, I Beati Paoli di Luigi Natoli. Ci trova concordi.
I
Beati Paoli, ed. a dispense
La Madonnina, 1949
illustrazioni di Edgardo Natoli
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I
Beati Paoli, ed. a dispense
Incipit
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I
Beati Paoli, ed. a dispense
fine del Cap. II e inizio Cap. III
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courtesy
Alina di Collefiorito
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Luigi Natoli muore il 25 marzo 1941. Lascia un testamento che è
il ritratto della sua vita ed inizia con le parole: "Non ho
beni. Ho lavorato molto, e non ho tratto dal mio lavoro che scarso
profitto [
] dal mio lavoro non cercai la parte commerciale,
ma solo la gioia che mi procurava."
Prolifico in letteratura, lo è anche nella vita. Dalla prima
moglie Emma, morta prematuramente nel 1890, ha tre figli: Giuseppe,
Domenico e Aurelio. Prontamente risposatosi con Teresa Ferretti
nel 1891, mette al mondo gli altri otto: Clodomiro, Romualdo, Marcello,
Edgardo, Maria (morta prematuramente durante l'epidemia di spagnola
nel 1918), Lydia, Hedda, e Rosetta (morta in fasce). Teresa, figlia
del titolare della Casa Editrice Gutenberg, si interessa di letteratura,
scrive ella stessa, tiene un salotto letterario il giovedì.
E' la moglie ideale, e lo accompagnerà nei suoi percorsi
letterari e politici. Ai figli Luigi inculca innanzi tutto l'amor
patrio, l'amore per la terra di Sicilia, così mal compresa
dal continente, e il rispetto per qualunque fede politica. Autonomia
di giudizio e lealtà fanno sì che i numerosi figli
siano fedeli ad ideali politici del tutto opposti, fascista, marxista,
repubblicano, anarchico; punto comune, la formazione laica ed anticlericale.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale tutti i sette figli maschi
Natoli sono al fronte. Domenico rimane ferito, Romualdo, invalido
per ferite alle gambe, ottiene due medaglie di bronzo, anche Marcello
rimane invalido, privo di una gamba, mentre Edgardo, il più
giovane, è volontario negli Arditi in Albania. Clodomiro
rimane ucciso sul Carso, nel giugno del 1917, in un'azione eroica
durante la quale salva la vita ai compagni.
Il destino dei fratelli Natoli è assai vario. Il maggiore,
Giuseppe, si trasferisce in Francia; il secondo, Domenico, sceglie
il mestiere di giornalista e pittore; illustra Il Corriere dei
Piccoli e La Domenica del Corriere, e alcuni romanzi
del padre; il terzo, Aurelio, repubblicano, dirige il giornale
La Regione Siciliana e nel 1946 viene eletto alla Costituente.
Romualdo aderisce al partito fascista e si trasferisce a Genova,
insegnante; anch'egli scrive, e pubblica diversi romanzi gialli.
Edgardo, fervente antifascista, deve riparare in Africa, da dove
ritorna solo nel 1947; stabilitosi a Palermo, è valente pittore
e illustra molti dei romanzi paterni, non solo, scrive anch'egli
voluminosi romanzi dello stesso genere.
Romanzi
storici di Luigi Natoli:
Calvello il bastardo (1907)
I cavalieri della Stella o la caduta di Messina (1908)
I Beati Paoli (1909)
Il paggio della Regina Bianca (1910)
I Vespri siciliani (1911)
Gli ultimi Saraceni (1911)
La principessa ladra (1913)
Cagliostro e le sue avventure (1914)
Alla guerra (1914)
La dama tragica (1920)
Mastro Bertuchello (1921)
Il tesoro dei Ventimiglia (seguito di Mastro Bertuchello, 1922)
Fra Diego La Matina (1923)
Squarcialupo (1924)
Viva l'imperatore (1925)
I mille e un duelli del bel Torralba (1926)
La vecchia dell'aceto (1927)
L'abate Meli (1929)
Coriolano della Floresta (seguito de I Beati Paoli, 1930)
Braccio di ferro, avventure di un carbonaro (1930)
I morti tornano (1931)
Gli schiavi (1931)
Ferrazzano (1931)
Rosso l'avventuriero (1932)
Il capitan Terrore (1938)
Postumi:
Fioravante e Rizzieri (1951)
La Baronessa di Carini (1987)
©Elena
Malaguti, settembre 2008
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