Ugo Ojetti
nasce a Roma il 15 luglio 1871 da Raffaello e Veronica Carosi. Il
padre è un noto architetto che frequenta la società
letteraria, dove il giovane Ugo si trova ben a suo agio. Dal 1898
collabora al Corriere della Sera, di cui sarà direttore
dal 1926 al 1927. Esordisce nel 1894 nella Tribuna di Attilio
Luzzatto e Nuova Rassegna di Luigi Lodi. Dal 1900 collabora
al Giorno, il Giornale d'Italia, La Stampa di
Torino. Dal 1904 al 1908 sull'Illustrazione Italiana, testata
di punta di Casa Treves, tiene la rubrica "Accanto alla vita"
firmata Conte Ottavio e dopo la Prima Guerra Mondiale (dove è
volontario) la rubrica "Confidenze di pazzi e savi"; sul
Corriere della Sera tiene le rubriche "Piccole verità"
e "Caratteri", e dal 1921 "Cose viste", di cui
la traduzione inglese del 1928 reca la prefazione di D'Annunzio, il
quale, sempre dalle pagine dell'Illustrazione Italiana, gli
manda dediche entusiastiche. Viaggia moltissimo in tutto il mondo,
tra il 1900 e il 1905 passa almeno sei mesi l'anno tra Parigi e Londra.
Nel 1922 fonda la rivista Dedalo; scrive per il teatro; fonda
e dirige sempre per Casa Treves la collana "Le più belle
pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi"
formata da oltre 40 volumi. Nel 1925 è tra i firmatari del
manifesto degli intellettuali fascisti e nel 1930 è nominato
Accademico d'Italia. Si ritira nella villa di Santa Marinella (Roma)
dove scrive romanzi. Il primo, pubblicato ancora nel 1894, è
Senza Dio, disincantato reportage delle nuove idee di
fine secolo. Gli articoli scritti fra il 1904 e il 1908 per l'Illustrazione
italiana sono pubblicati nei due volumi de I capricci del
conte Ottavio, usciti nel 1908 e nel 1910. Nei sette volumi
che costituiscono la raccolta Cose viste sono invece
contenuti gli articoli da lui scritti per il Corriere della Sera
dal 1923 al 1939. Studioso d'arte, fonda la rivista Dedalo
(dal 1920 al 1933), e dirige per due anni (1933-35) a Milano la rivista
letteraria Pan, fondata sulla precedente esperienza fiorentina
della Rassegna di Lettere ed Arti Pegaso. Per il teatro
scrive insieme con Renato Simoni la commedia in quattro atti Il
matrimonio di Casanova. Fa parte fino al 1933 del consiglio
di amministrazione della Enciclopedia Italiana; nel 1938 assume la
Presidenza della casa editrice Marzocco (ex Bemporad); e negli anni
Quaranta è Presidente del Regio Istituto d'Arte di Firenze.
Ojetti è celebre anche per i suoi aforismi, massime e pensieri,
molti dei quali sono raccolti nei 352 paragrafi di Sessanta
(volume uscito nel 1937 ma scritto dall'autore nel 1931 per i suoi
60 anni). A volte usa degli pseudonimi, celebre quello di Tantalo.
Nel 1905 sposa Fernanda Gobba (1886-1970), piemontese, di 15 anni
più giovane, che gli dà la figlia Paola, nata a Firenze
il 7 novembre 1911. Abitano a Firenze in via della Robbia, e dal 1914
sulla collina di Fiesole. Ugo Ojetti muore a Firenze il 1º gennaio
1946 e lascia un carteggio monumentale con i grandi nomi del tempo,
pubblicato parzialmente quando l'interlocutore sia personaggio del
calibro di D'Annunzio. La sua ricca biblioteca (circa 100mila volumi)
viene donata nel 1977 da sua figlia Paola, giornalista e traduttrice
shakespeariana, al Gabinetto Viesseux di Firenze (di cui Ugo Ojetti
era socio sin dal 1898) , dove si trova tutt'oggi, come fondo Ugo
e Paola Ojetti.
TITOLI
Alla scoperta dei letterati (1894)
Il gioco dell'amore (1897)
Le vie del peccato (1898)
I capricci del Conte Ottavio (raccolta, 1907-09)
Donne uomini e burattini (1912)
L'amore e suo figlio (1913)
Mimì e la gloria (1914)
Mio figlio ferroviere (1922)
Scrittori che si confessano (1926)
Cose viste (raccolta, 1923-26)
CRITICA D'ARTE:
Ritratti di artisti italiani (2 voll., 1911 e 1923), I nani tra le
colonne (1920), Raffaello e altre leggi (1921), La pittura italiana
del Seicento e del Settecento (1924), L' Atlante di storia dell'arte
italiana (2 voll., 1925 e 1934), La pittura italiana dell'Ottocento
(1929).
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Ugo
Ojetti,
Il cavallo di Troia,
Baldini & Castoldi, 1912
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Ugo
Ojetti,
Mimì e la gloria,
Treves, 1917
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www.letteraturadimenticata.it, dicembre 2011
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Ugo Ojetti
in una foto
degli Anni Venti
Ugo Ojetti
in una caricatura di Mario Vellani Marchi, con la divisa di Accademico
dItalia e un cavallo alato che accenna alla rivista da lui fondata,
Pegaso
(da Lalmanacco degli artisti, 1931)
A Ugo Ojetti
"Ugo, questi che al cielo di Verona
spiega
l'elmo dal dosso come un'ala
in tutt'arme, è Cangrande della Scala
cui Dante cinse l'eternal corona.
Sopra il mortaio che laggiù rintrona
per l'Alpe ove l'invitto Adige cala,
riode in sé l'inno che l'immortala?
La melodia che Cacciaguida intona?
Ben è colui che dalla stella forte
impresso fue e l'alto Arrigo vide
muovere contro Roma e il suo Pastore.
Ma, stretto il ferro della nuova sorte,
oggi l'imperial vicario ride
la minaccia del lurco imperadore.
13 decembre 1916
Gabriele D'Annunzio"
(Da L'Illustrazione Italiana)
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