ROBERTO
RAIMONDI
Roberto Luigi Raimondi nasce a Roma il 5 giugno 1877 da Giovanni, calzolaio
trentenne, e Filomena Santucci. Testimone è Luigi Raimondi, facchino
di anni 48, lo zio. La dimora è in via S. Giacomo, zona
centralissima, tra via del Babuino e il Corso. La famiglia è
modesta, ma Giovanni fa studiare il figliolo, che dimostra da subito
buona disposizione al disegno. Allievo di Erulo Eruli e Giuseppe Signorini,
Roberto farà parte degli "artisti di via Margutta",
gruppo di pittori che avevano gli ateliers in questa famosa via romana:
il suo studio è situato al n° 53/54 nei cosidetti "Studi
Patrizi". Nel 1900 espone per la prima volta a Roma un quadro che
fu acquistato da Vittorio Emanuele III. Nel 1906 ottiene una borsa di
studio per l'Accademia di San Luca, ma poi abbandona gli studi per darsi
all'insegnamento a partire dal 1920 alla Scuola Normale Femminile di
Roma, carriera a cui si dedica fino la Seconda Guerra mondiale, per
ritornare a tempo pieno alla pittura.
Pittore "orientalista", in realtà non viaggiò
mai né in Oriente né in Nordafrica, a parte forse una
volta in Egitto. I suoi quadri (come quelli di altri orientalisti) erano
composti usando fotografie artistiche del Medio Oriente e autentici
modelli ciociari appositamette abbigliati (con costumi forniti da Signorini)
le cui facce erano annerite di pece o fuliggine. Lo stesso Raimondi
lo racconta in "Ricordi di un pittore dell'Ottocento", in
due numeri de L'Urbe. Rivista Romana di Storia, Arte, Lettere e Costumanze
(F.lli Palombi Editori XIII/6/1950, e XIV/1951). Durante gli anni
di insegnamento pubblica diversi manuali scolastici di disegno, arte,
architettura ed illustra manuali di religione, di storia e geografia
per le scuole superiori in collaborazione con Maria Miaglia.
Nel 1957, appena prima di morire, pubblica Storia di una vita
(sottotitolo: "Dal nulla a qualche cosa", con presentazione
artistica di Aurelio T. Prete, Ers 1957).
Appena ventiduenne il 29 aprile 1900 sposa a Roma Concetta Miselli,
figlia naturale di Gaetano, guardia municipale, e Anna Scaramuzzi, nata
il 12/11/1879 (i due si sposeranno nel 1883). Testimoni del matrimonio
di Roberto Raimondi sono Alfredo Passardi, ufficiale del Regio Esercito,
e Francesco Petrucci, negoziante. Concetta gli dà quattro figli:
Aldo (1902-1998), che diviene un celebre acquarellista e, per un breve
periodo, autore delle copertine della Domenica del Corriere in
sostituzione di Achille Beltrame; Mario (n. 1903) che riteniamo morto
infante, poiché poi nasce un altro Mario (n. 1905), e infine
Marcello (n. 1908). In quest'epoca la famiglia abita in via de' Coronari.
I testimoni delle nascite dei figli sono i suoi amici pittori, Gaetano
Carini, Giuseppe Guidi, Umberto Cacciarelli. Concetta Raimondi muore
a Roma il 6 marzo 1958, Roberto Raimondi la segue il 19 aprile 1958.
MARIA
MIAGLIA
Maria Vittoria Raffaella Maddalena Miaglia nasce il 4 maggio 1880 da
Ferdinando, ufficiale dell'Esercito, e Clementina Andreoli. Nascono
altri due figli a Roma, Carlo nel 1883 e Virginia nel 1885. La famiglia
abita in via Monte Brianzo, a ridosso del Tevere dalle parti di via
della Scrofa, zona centrale nella vecchia Roma.
Laureata in storia, Maria Miaglia appare nel 1902 con La legazione
del Cardinale Antonio Barberini nella guerra del Monferrato,
Roma, Tip. Enrico Voghera, 1902, citato ancora oggi come un autorevole
rendiconto degli eventi della guerra del Monferrato nel 1628. Segue,
lo stesso anno, uno studio su Giacinto Gallina in Nuova Antologia
(luglio 1902 p. 311), mostrando un interesse storico-filologico
per il teatro che si concretizza nel 1929 con una serie di commediole
"religiose " o "morali" scritte a quattro mani con
Roberto Raimondi, es. Il rosario della nonna, La
mammina delle bambole, La ninna nanna del Giovedì
Santo, nella raccolta "Il nuovo teatro dei picccoli"
della Libreria Salesiana, commediole intese ad essere rappresentate
in produzioni amatoriali. Nonostante le sue commedie non siano arrivate
sulle grandi scene, nel 1931 la Miaglia è elencata nell'Almanacco
del Teatro Italiano, residente a Roma in Via Torino, 117.
Abbandonata la storiografia istituzionale, diviene insegnante e mette
a frutto la sua preparazione storica nel più proficuo campo della
compilazione di manuali per le scuole superiori. Nel 1928 la troviamo
alla Regia Scuola Complementare Pietro della Valle a Roma, oratrice
ad una commemorazione del Maresciallo d'Italia Armando Diaz (1). Come
insegnante fu obbligatoriamete iscritta al Partito Fascista, ma certo
fu una simpatizzante della prima ora a giudicare dal suo Mussolini:
la vita e le opere narrate ai giovani (Roma, Libreria del Littorio,
1928). Molto religiosa, come mostra la sua produzione, non poteva che
approvare l'artefice del Concordato.
L'apologia di Mussolini continua indirettamente nel libro più
popolare della coppia Raimondi-Miaglia: Furetto (Bemporad,
1933). Furetto è un indisciplinato monello "sporco fino
alla punta del naso", un orfano rinchiuso in un collegio di preti
in cui nonostante le malefatte, un maestro di scuola indovina la stoffa
del futuro eroe, raccontino che ricalca l'adolescente scapigliato che
fu Mussolini, da cui sbocciò il Condottiero fascista. Furetto
piacque e le sue avventure continuarono a Tripoli con Furetto
in colonia (Bemporad, 1933).
Tuttavia l'ammirazione per Mussolini non dura, o almeno non è
condivisa, poiché nel 1938 Roberto Raimondi scrive la commedia
Venni, vidi, vinsi, e, in collaborazione con Luigi Miaglia,
La notte del 13, entrambi i copioni censurati dalle autorità
fasciste (2). Maria
Miaglia nel 1956 è autrice di una prefazione molto lusinghiera
alla Sepolcreide, raccolta di poesie di Antonio Cugini, tassista
poeta autodidatta detto "il poeta tassinaro", "un autodidatta
che si maturò nel dolore e pel dolore" dice la scrittrice.
Maria Miaglia muore a Roma il 17 febbraio 1958.
Le
vie dell'anima di Raimondi-Miaglia viene pubblicato da Salani
nella nuova versione della Biblioteca delle signorine (Romanzi della
Rosa) al n°92.
(1) Cultura
fascista - Volume 2, 1928.
(2) Censura teatrale e fascismo (1931-1944), La storia, l'archivio,
l'inventario, a cura di Patrizia Ferrara, II, Ministero per i Beni
e le Attivita culturali, 2004.
Luigi Miaglia (1888-1962) scrive copioni teatrali per le riviste di
Macario e Totò, ed è noto con lo pseudonimo di Ripp, autore
dei versi di Creola che contiene il celebre verso "Straziami
ma di baci saziami". Avvocato,
giornalista, redattore capo del Popolo Romano e corrispondente
romano della Gazzetta di Venezia, che nel 1890 risiedeva a Roma,
in piazza Mattei.
Si
riporta con riserva che Maria e Luigi Miaglia sono fratelli, per quanto
Luigi sarebbe nato a Torino. Questo è spiegabile se il padre
Ferdinando fosse stato trasferito per ragioni di servizio, ma gli archivi
storici di Torino non sono disponibili per gli accertamenti dovuti.
© Anna Levi e Maria Enrica Carbognin per www.letteraturadimenticata.it