Pseudonimi: Jean Franbourgeois e Paul Lagardère.
Figlio
di Jean Baptiste, impiegato, e di Berthe Margerite Toussaint, cucitrice
di biancheria, Richard nasce a Parigi in via Montorgueil 55, nel II
arrondissement, il 3 novembre 1875.
La sua
carriera letteraria inizia nel 1896, e come tante con un volumetto
di poesie - 159 pagine dal titolo senza pretese Petits poèmes,
con una lettera-prefazione del più grande luminare letterario
dell'epoca, Jules Clarétie, ammnistratore della Comédie
Française e Accademico di Francia.(1) Ebbe il tempo di
frequentare il cabaret Le Chat Noir, che chiuse nel 1896, e diventarne
uno degli chansonniers.
Richard
si rese presto conto di non avere la stoffa di un Rimbaud o un Verlaine
e ritenne bene di dedicarsi al giornalismo. Prese lo pseudonimo di
Paul Lagardère da Paul Faval senior e da Henry Lagardère
(l'eroe del suo libro Le Bossu), e con questo nome
scrive per Le Petit Parisien già nel 1901.
A quell'epoca
i giornali ricevevano le notizie estere dalle grandi agenzie di stampa
come HAVAS, Reuters o Stefani. Inventato "l'inviato speciale",
Le Petit Parisien ad agosto del 1903 spedisce il nostro a San
Pietroburgo per coprire la guerra russo giapponese. A San Pietroburgo
egli rimane due anni e, oltre al procedere della guerra, racconta
ai lettori lo splendore e il lusso dei palazzi aristocratici. Si spinge
sino in Manciuria. I suoi articoli sono sempre riportati dalla stampa
estera (New York Times, Herald, Times) come una
fonte attendibile e professionale. D'altra parte, "sur le champ"
c'è solo lui.
Teodoro Roosevelt media la pace e l'azione si sposta negli States.
Con un precipitoso viaggio Saint Petersbourg-Parigi-Le Havre, il sei
agosto 1905 a bordo del piroscafo Gascogne, Richard arriva a New York
a spese del giornale con 700 dollari di diaria in tasca e prosegue
per Newcastle per seguire la conferenza per la pace. Richard cabla
e telefona quotidianamente e all'occorrenza manda un bel pezzo di
colore sulla vita dietro le quinte della conferenza e sull'America.
Il 13 settembre il giornale pubblica un suo reportage firmato Lagardère,
dove a tutti gli effetti sembra abbia avuto un'intervista privata
con Roosevelt e riporta alcune opinioni del Presidente sulla guerra
e sulla conferenza. Ne nasce un incidente diplomatico perché
come spiega l'ambasciatore americano a Parigi "Il Presidente
non si lascia interrogare da un qualsiasi giornalista" e soprattutto
non deve mai essere citato. Lo stesso Roosevelt manda immediatamente
a Richard (al suo albergo di New York) un telegramma caustico e feroce
("scathing" lo definisce il New York Times) accusandolo
di essersi presentato sotto il falso nome di "Richard" insieme
con altri corrispondenti venuti a porgergli i loro omaggi. Il nostro,
nel frattempo arrivato in Francia, si scusa spiegando l'equivoco sul
suo nome, afferma la sua sincerità e dice di averne le prove.
Il 29 settembre Le Petit Parisien, con una didascalia sotto
la sua foto in prima pagina, insiste che Richard è "l'unico
giornalista che ha intervistato il Presidente Roosevelt" e dopo
15 giorni la storia non fa piu notizia.
Lui continua a fare interviste (vere) a comuni mortali, Colette nel
1907, Chéret, Lalique e alla pitonessa mondana Mme de Thèbes
che, nel 1913, dichiara "Il 1914 sarà un anno folgorante"
preannunciando una guerra e un gran processo (quello di Mme Caillaux
che infatti ucciderà a sangue freddo con sei colpi di pistola
il direttore de Le Figaro Calmette). Scrive articoli anodini
su come organizzare il Carnevale e la Mezza Quaresima e come combattere
il cancro e sui "giardini operai".
Scrive commedie: Russia viene rappresentata a Broadway,
al Princess Theatre, il sei dicembre 1913. Al pubblico non piace.
"Carneficina su scala industriale" commenta il New York
Times. Ci sono sette morti, assassinati da rivoluzionari russi,
una frazione di quelli che Richard ha effettivamente visto falcidiare
in Russia durante la Rivoluzione del 1905. Nonostante ciò,
entra di diritto negli annuari americani di autori e compositori teatrali.
Nel 1910 sposa a Parigi Marie Caroline Chevalier dalla quale avrà
due figli, Janine e Jean Claude. Nel 1914 viene richiamato ma a causa
dell'età (39 anni) rimane nella Riserva Territoriale adibita
a servizi di supporto nelle retrovie.
Dopo la guerra debutta in narrativa. Si iscrive alla Société
des Gens de Lettres. I suoi romanzi sono pubblicati costantemente
sul Petit Parisien e poi in volume. È incluso nell'Annuaire
international des lettres et des arts de langue ou de culture française
di Jean Azaïs del 1921 e negli anni seguenti.
Intervista Francis Picabia, padre del movimento artistico del giorno,
il dadaismo (articolo "Dada aux champs", un'analisi della
visione artistica di Picabia, 1922, Petit Parisien). Rimangono
amici e in corrispondenza.
Richard passa gli anni che seguono fra giornalismo al Petit Parisien
e la narrativa, autore di "opere delicate vivaci e sentimentali,
deliziosi romanzi degli autori preferiti da donne e fanciulle"
(dalla pubblicità per la Bibliothèque d'Eve,
1930).
Dal 1925 al 1932 scrive feuilletons (che non furono mai pubbblicati
in volume) per Le Matin nascondendosi sotto il nome Jean Franbourgeois,
essendo a contratto con il Petit Parisien per l'altro pseudonimo
(es. L'Aigle, Le Matin, marzo 1928).
Cessa di scrivere durante la Seconda Guerra Mondiale passando il tempo
fra la sua residenza di Parigi e una superba casa a Monfort l'Aumary,
Le Clos St-Nicolas, ora trasformato in chambre d'hôte, dove
muore nel 1953.
Fonti: New York Times, Le Petit Parisien
Un homme, un journal: Jean Dupuy, 1844-1919 di Micheline Dupuis,
1959
Les grands reporters: les débuts du journalisme moderne
di Marc Martin, 2005
(1) V.
biografia di Jules Clarétie in Biblioteca delle Signorine,
Autori A-C
©
Testo
e ricerca di Anna Levi, gennaio 2016.