Nasce a Massalombarda (Ravenna) il 10 gennaio 1890 da Ovidio,
magistrato senese (1853-1923), e Lida Raggi (1864-1950), figlia del
medico letterato e poeta Giuseppe Raggi (1834-1914). Oltre al primogenito
Francesco vi sono altri tre figli: Luigi, Vittorina e Maria, detta
Tina. Il ruolo istituzionale del magistrato porta la famiglia a spostarsi
spesso, così Francesco Sapori frequenta il liceo ad Ancona
e la facoltà di giurisprudenza a Siena, ma si laurea a Catania
nel 1912. Tuttavia al Foro preferisce l'arte e la letteratura. E'
giornalista, firma la terza pagina, compone liriche e sonetti, è
critico d'arte, saggista, conferenziere brillante (la documentazione
quasi completa delle conferenze è conservata alla Biblioteca
Comunale di Siena).
Partecipa alla Prima Guerra Mondiale come sottotenente di fanteria,
i cui ricordi pubblica nel volume La trincea, apparso
dapprima a puntate su Nuova Antologia. Si guadagna una medaglia
per una ferita alla testa durante l'assalto di Vucognacco sul Carso.
Trasferitosi a Roma, dove abita in via Icilio n.5, aderisce al Fascismo,
il che lo avvantaggia nel lavoro: è direttore della Galleria
Nazionale d'Arte Moderna di Roma e segretario della Giunta d'Arte
per le pubblicazioni di Stato. Ha l'ufficio a Palazzo Venezia, ma
non è "intimo" del Duce, pur avendo con lui numerosi
contatti dovuti alle sue cariche, e non mancando nei suoi scritti
qualche accenno di propaganda. Frequenta gli intellettuali del suo
tempo, Beltramelli, Bontempelli, Marinetti, e si lega di amicizia
con D'Annunzio, Papini, Petrolini, Ada Negri. Dal 1930 è docente
di Storia dell'arte Moderna e Contemporanea all'Università
di Roma. E' Rettore della "Libera Signoria delle arti" e
Presidente della Federazione Nazionale delle Arti. Di arte si intende
davvero, organizza anche importanti esposizioni all'estero e collabora
persino con Corrado Ricci. Collabora a Nuova Antologia, Il
Giornale d'Italia, La Gazzetta del Popolo, Il Giornale
di Sicilia.
Come narratore esordisce appena ventenne con La chimera,
ristampato subito col titolo Occhi di civetta, e poco
dopo viene ritenuto dalla critica uno dei più promettenti scrittori
contemporanei. Nel 1926 Treves pubblica Casa dei nonni,
ristampato successivamente con il nuovo titolo L'aquilone.
E' il "romanzo del Montefeltro", come esplicita l'autore
stesso nella dedica al nonno materno. Seguono poi, nel corso degli
anni, oltre 50 volumi di vario argomento, soprattutto monografie d'arte.
Dalla moglie Brunilde ha un solo figlio, Alvise. Muore a Roma il 1°
aprile 1964.
Come altri autori in questo sito, non è certamente un autore
per l'infanzia, eppure qualcosa nell'ampia produzione del Nostro per
ragazzi c'è: una favola sulla guerra per la Bibliotehina
de La Lampada (che peraltro annovera fra i suoi titoli parecchi
testi guerreschi), un
libro di lettura per la Libreria dello Stato.
La raccolta Coi re magi e con le stelle,
scritto per la nascita del figlioletto, è in realtà
una serie di racconti brevi (30)
di arte,
storia, e ricordi personali di persone e luoghi,
scritti con verve, dove la profonda cultura dell'Autore trasuda ad
ogni pagina: non sono racconti per bambini, ovviamente, pur essendo
adatti anche a giovanetti. Non manca un po' di propaganda, ad es.
l'incipit del secondo racconto legge: "Benito Mussolini ha diffuso
e diffonde intorno a sé la legittima brama della grandezza",
e ancora: "La grandezza dell'Italia [...] voluta dal genio più
rappresentativo e nuovo della stirpe [...]". Nel racconto autobiografico
dedicato a S. Francesco d'Assisi afferma che da giovane si ritirò
a S. Agata Feltria in un convento di Francescani pensando addirittura
di entrare nell'Ordine. In un altro racconto descrive le cerimonie
ravennati per il sesto centenario della morte di Dante (settembre
1921), al quale partecipò con emozione. Era stato invitato
D'Annunzio a pronunciare un discorso, ma egli non accettò ed
inviò invece, per via aerea, tre sacchi di foglie d'alloro,
che furono sparse lungo il percorso del corteo da 50 fanciulle biancovestite.
Al termine del corteo,
nella basilica di S. Apollinare Nuovo, venne
eseguito un poema sinfonico vocale, Dantis poetae transitus,
versi di Giulio Salvadori su musica di Licinio Refice. Uno dei racconti
è dedicato alla città natale di Massalombarda: l'Autore
ricorda che esisteva un tempo un antichissimo torrione detto "degli
Eruli" (anche "torrione della Massa di San Paolo")
alto 27 metri, scapicozzato ad otto a fine Settecento per ragioni
di stabilità, infine fatto abbattere dal Comune nel 1921: sembra
che in questa rocca marchionale egli sia nato.
Francesco
Sapori (primo a sin.) insieme con alcuni componenti
di un premio letterario (al centro Ezio Maria Gray)
(courtesy Decio Testi)
©
www.letteraturadimenticata.it
Le fotografie sono state gentilmente concesse dal Comune di
Massalombarda e non sono riproducibili senza autorizzazione.
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Francesco
Sapori,
Coi Re Magi e con le stelle,
Soc. Editrice di "Novissima",
A. XIII E.F. (1935)
La dedica è "Ai cento giorni di Alvise,
Roma, Epifania 1933-XI"
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Foto
di famiglia: Francesco Sapori
è al centro in seconda fila
(courtesy
Decio Testi)
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Lida Raggi Sapori
(courtesy
Decio Testi)
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Francesco Sapori
all'età di due anni
(courtesy
Decio Testi)
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Francesco
Sapori nel
1916
(courtesy
Decio Testi)
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Francesco
Sapori in un ritratto di Giuseppe Mancini
eseguito durante una licenza
dal fronte
(courtesy
Decio Testi)
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Francesco Sapori nel 1935
alle sue spalle il figlioletto Alvise
(courtesy
Decio Testi)
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Francesco
Sapori in un ritratto di
Louis Rivier
realizzato nel 1952
in occasione di una mostra
delle opere del pittore
tenutasi a Roma
(courtesy
Anne Chaves-Rivier)
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