Nasce a Patrasso il 26 febbraio 1856 da Francesco, esule napoletano
antiborbonico e garibaldino, e dalla madre greca Paolina Balney,
ma la famiglia ritorna nel 1860 a Napoli. Matilde, di natura
esuberante, un vero 'maschiaccio', fino ai nove anni rimane
nella più completa ignoranza poichè detesta l'applicazione
allo studio; finalmente capitola e frequenta poi la scuola normale
nel palazzo dei gesuiti a Trinità Maggiore, diplomandosi
maestra. Entra per concorso al Telegrafo di Stato ma presto
collabora ai giornali locali con articoli e novelle, finchè
entra al Corriere del mattino. Nel 1882 si trasferisce
a Roma, e collabora al Capitan Fracassa, Il Fanfulla della
domenica di Ferdinando Martini , La Nuova Anotolgia,
La cronaca bizantina del Sommaruga. Nel 1884 sposa Edoardo
Scarfoglio (1860-1917) che le darà quattro figli in breve
successione: Antonio, Carlo, Paolo e Michele, insieme al quale
fonda Il Corriere di Roma, Il Corriere di Napoli,
Il Mattino (nel 1892). Matilde crea una rubrica
intitolata "Api, mosconi e vespe" che
l'accompagnerà per 40 anni, sotto varie forme e in varie
testate; sotto la notizia di cronaca mondana (e dialoghi, ricettari,
bozzetti, pettegolezzi, note di cronaca spicciola sulla moda,
sui gusti, sui balli, su usi e costumi: qui la Serao non è
indenne dal gusto tipico della Belle Epoque dei salotti e dei
pettegolezzi) appare
una visione critica dell'umanità che rivela la vera arte
della scrittrice, di cui si dirà "era una giornalista
nata". La rubrica passa al Corriere di Roma e ad
Il Mattino dove prende il nome di "Mosconi"
e in fine su Il Giorno, fondato dalla sola Serao nel
1904 e da lei diretto fino alla morte. Su questa testata scrive
anche sotto lo pseudonimo di Gibus.
Nella vita privata Matilde soffre alquanto. Scarfoglio la tradisce
continuamente, ma ciò che pone fine al matrimonio è
un fatto grave: la cantante di teatro Gabrielle Bessard un giorno
bussa alla porta, lascia sulla soglia una bimba e si spara.
Matilde alleverà la bimba come sua dandole perfino il
nome della madre, ma dal marito si separa più o meno
ufficialmente. Ai primi del nuovo secolo la coppia viene attaccata
sul fronte politico e accusata di peculato; a nulla valgono
le difese. Nel 1904 alla Serao vengono chieste le dimissioni
da Il Mattino (di cui è condirettrice), ma lei,
battagliera come sempre, pur senza un soldo fonda a questo punto
Il Giorno. Dopo la morte di Scarfoglio (1917) Matilde
Serao si risposa con l'avvocato Giuseppe Natale, che le aveva
dato una figlia, Eleonora. Nel 1923 pubblica per Treves un Saper
Vivere dedicato ai fanciulli. Parallelamente all'attività
di giornalista, Matilde Serao scrive novelle e romanzi (una
quarantina) che seguono un po' la tendenza intimistica di Bourget,
all'epoca considerato il maggior scrittore contemporaneo francese,
e che da parte sua l'ammira moltissimo, e le invia tramite le
pagine de L'Illustrazione Italiana infocati complimenti.
Egli scrive nella prefazione a Il Paese di Cuccagna:
"Questo dono di vita, questa magìa di rappresentare
delle persone reali [...] tutto il turbinìo di intiere
folle rumorose [...] di un'intiera città! ecco la caratteristica
di questa affascinante artista." Presto i romanzi della
Serao assumono una configurazione femminista ante litteram e
godono di un grande successo popolare, anche perchè l'autrice
rappresenta senza veli le passioni e le ambizioni dell'ambiente
mondano e politico, ma soprattutto quel mondo povero e popolare
napoletano da lei stessa osservato e vissuto. Muore a Napoli
il 25 luglio 1927.
Il giudizio della critica dell'epoca è a lungo falsato
dalla severa opinione di Renato Serra, che la relega più
al ruolo di giornalista che di romanziera. Eppure è proprio
al giornalismo che la Serao si dedica per tutta la vita, affermando:
"Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto
né saputo essere altro che una fedele e umile cronista
della mia memoria". Ma ha anche degli estimatori di tutto
rispetto: Benedetto Croce, che in un saggio del 1903 le riconosce
una "fantasia mirabilmente limpida e viva", il Momigliano,
e il Carducci che la giudica "la più forte prosatrice
d'Italia". D'Annunzio le dedica un romanzo. Tuttavia ciò
non basta. Nel 1926 la candidata a rappresentare l'Italia al
Nobel per la letteraturaura è Grazia Deledda (che poi
vince) ma ciò fa infuriare grandemente la Serao, che
ambiva a quell'onore. Una rivalutazione si ha a posteriori,
dove Matilde Serao, Grazia Deledda e Neera vengono considerata
le "tre grandi scrittrici" del verismo e del naturalismo
italiano, per quanto la Serao il verismo a un certo punto lo
lascia per virare al feuilleton; di più, dopo un viaggio
in Terra Santa, nei romanzi dove si indaga sulle passioni fa
emergere l'assioma del cristianesimo per il quale il peccato
porta sempre con sé la punizione (citiamo solo
Addio amore!, Castigo, Dopo il
perdono, Evviva la vita!, Ella non
rispose). Addio,
amore!,
un
feuilleton dei più tragici, ebbe la sua brava trasposizione
cinematografica nel 1944, dir. G. Franciolini, con Clara Calamai.
Matilde
Serao nello studio della sua casa di Napoli
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www.letteraturadimenticata.it
- dicembre 2010
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Matilde
Serao
Edoardo Scarfoglio
Eleonora
Taglioni
figlia di Matilde Serao
Retro
della rivista Il dramma,
Anno XIX n° 408-9,
15 ago-1° sett 1943:
pubblicità per il fim Addio, amore!
ill. di Marino
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