Nasce a Pisa il 25 luglio 1846, ma la famiglia si trasferisce
a Firenze e lui si considererà fiorentino a tutti gli effetti.
Dopo studi calssici dai Padri Scolopi, si arruola volontario a soli
vent'anni e partecipa a tutto il Risorgimento italiano, è con
Garibaldi nella campagna del 1866, è a Mentana nel 1867, e
perfino a Porta Pia. Successivamente partecipa alle campagne francesi
del 1870 e 1871, dove combatte sui Vosgi contro i prussiani. Il racconto
delle peripezie alla partenza e della campagna in Francia è
descritto nel volume Da Firenze a Digione, pubblicato
al suo ritorno, dove narra anche come si formò l'armata di
volontari: Ettore, iscritto alla massoneria assieme al fratello Giovanni,
rispose alla chiamata di Lodovico Frapolli (un massone importante)
che volle formare un'armata europea, chiamata Etoile, di massoni
volontari provenienti da varie nazioni, tra i quali Pasquale Stanisalo
Mancini, per andare in aiuto della Francia attaccata dai prussiani,
e che raccolse circa 250 giovani: di questi, circa 190 volontari salparono
da Livorno ma la polizia intercettò il vapore e si fecero tutti
cinque giorni di galera, tra i quali appunto i due fratelli Socci.
Mazziniano convinto, dirige due fogli progressisti che vengono fatti
chiudere e Socci viene anche arrestato più volte, insieme con
altri estremisti repubblicani iscritti come lui alla Società
democratica internazionale. Nel
1874 rimane in carcere per più di un anno accusato di cospirare
contro lo Stato. I giornali hanno ovvie difficoltà: Satana
e Il grido del popolo vengono sequestrati e il direttore incarcerato.
Nel 1878 Socci si trasferisce a Roma, sempre tenace assertore delle
idee repubblicane, dove entra nella massoneria di Ernesto Nathan.
Insieme con Felice Cavallotti fonda un partito d'opposizione a Francesco
Crispi, sostenuto dal filosofo Antonio Labriola, con il quale frequenta
il circolo del Caffé Aragno. Ma a Roma Ettore Socci frequenta
anche un altro circolo, meno raffinato ma molto ben frequentato: la
trattoria dell'Esposizione, ubicata in via Nazionale. La trattoria
era condotta da un romagnolo, tal Giosfrin, amico dei suoi avventori;
ogni tanto il Carducci, che spesso andava a Roma, si aggiungeva a
questa compagnia di avventori affezionati, sempre seduti ad una grande
tavola nella prima stanza del locale, alla quale il più assiduo
era proprio Ettore Socci, cosicchè quella fu detta "la
tavola di Ettore Socci" ed era nota per le più diverse
e interessanti persone di Roma e di fuori che si era sicuri di trovarvi
ogni sera. Non erano pochi coloro che desinavano in casa e vi si recavano
poi, o vi si recavano dopo il teatro, tanto più che la combriccola
non si scioglieva che a notte fonda, dopo aver consumato fiaschi di
vino toscano. A tale tavola si ricordano: Ferdinando Martini, Menotti
Garibaldi, Felice Cavallotti, il generale Annibale Ferrero, Emilio
Gallori, Renato Fucini, Arnaldo Zocchi, Raffaello Romanelli, Achille
Bizzoni che fu in Francia con Ettore Socci; Emilio Evangelisti, il
carabiniere genovese ferito a Calatafimi e il fratello Evaristo, giornalista
alla Tribuna; Gian Francesco Guerrazzi, che ne scrive nel suo
volume Ricordi di irredentismo, ed altri nomi a noi meno noti.
Una sera Giosué Carducci recitò tutta l'ode Allo
scoglio di Quarto, ancora inedita, accompagnando il ritmo lievemente
movendo in cadenza la mano destra, com'era sua abitudine. Un'altra
sera Carducci venne condotto alla trattoria dallo stesso Ettore Socci,
entrambi provenienti da un'adunanza preparatoria della società
irredentista "Dante Allighieri", e tutta la sera il Carducci,
mordendo rabbiosamente i maccheroni, tenne concione per decretarne
il nome, intitolandola appunto al sommo poeta, e dimostrando anche
come il vero cognome dantesco dovesse leggersi con la doppia elle,
proveniendo infatti dal nome dell'ava Aldighiera, e sostenendo che
anche Foscolo lo scrivesse con due elle. Avuta la meglio su Giuseppe
Chiarini, morigerato e bacchettone, il quale aveva poco gradito sia
la trattoria sia la disputa con il Carducci, la società fu
poi chiamata così come volle quest'ultimo, ma la segreteria
ebbe poi i suoi problemi, perchè veniva scambiata per una società
letteraria dantesca e i letterati che si presentavano fuggivano poi
spaventati quando si trovavano dinnanzi a persone che li volevano
persuadere della necessità della lotta irredentista. La società
ebbe vita dal 1881 al 1894.
Ettore Socci viene ricordato come uomo probo, moralista esigente di
giustizia, fumatore di sigari, scapolo. E' uno dei tanti testimoni
al famoso processo Sommaruga (iniziato il 13 agosto 1885), divenuto
famoso perchè svelò una pratica di corruzione che fece
scandalo. Perfino Ferdinando Martini, all'epoca segretario generale
del Ministero della Pubblica Istruzione, aveva un debito verso il
Sommaruga, e lo estingueva a poco a poco concedendogli dei favori
calcolati a un tanto, fino all'estinzione del debito. Angelo Sommaruga,
editore milanese, all'epoca 27enne, venne imputato di truffa a danno
di artisti ai quali prometteva di ottenere loro una premiazione alle
esposizioni in cambio di denaro, e inoltre di estorsione e minacce.
Tra i testimoni, oltre a Socci, vi furono Giosuè Carducci,
Luigi Roux, Anton Giulio Barrili, Luigi Arnaldo Vassallo, e lo stesso
Ferdinando Martini.
Nel 1887 Ettore Socci pubblica "I misteri di Montecitorio"
dove la lotta politica viene denunciata come pretesto per motivazioni
personali di potere e bassi motivi, dove dice testualmente "la
battaglia elettorale erasi impegnata fra due birboni di tre cotte".
L'attività giornalistica di Ettore Socci è vastissima,
difatti è il giornalismo il suo mestiere: collabora a diversi
periodici politici (quelli di Alberto Mario, al fianco del quale è
nella Lega della Democrazia), e a La Tribuna illustrata. Fonda
i giornali Il fascio della democrazia e La democrazia
(1883 e 1886). Pubblica anche "L'assalto a Montecitorio"
a puntate su Il Folchetto (1891-1894) giornale di opposizione
fondato e diretto da Luigi Bertelli, e scrive sugli altri fogli di
Bertelli: Il Bruscolo (1901-1905) settimanale politico di intonazione
popolare, e L'O di Giotto (1890-1892). Scrive sul Capitan
Fracassa (1881-1891) diretto da Luigi Arnaldo Vassallo, e sulle
testate fondate da quest'ultimo: Il pupazzetto (1866-1890)
mensile illustrato ricco di caricature, e il Don Chisciotte della
Mancia (1887-1892) divenuto poi Don Chisciotte di Roma
(1893-1899) che si fonderà poi nel dicembre 1899 con il Fanfulla
e insieme daranno origine al quotidiano Il Giorno (1899-1901);infine
collabora a Il carro di Tespi (1889-1891), e dirige egli stesso
il foglio romano L'Italia.
Dal 1892 è deputato nel collegio di Grosseto, dove si adopera
per lo sviluppo socioeconomico della Maremma, attua le bonifiche dei
paduli di Talamone, Alberese, Castiglione della Pescaia, e Scarlino,
e dove cerca di migliorare l'esistenza dei malati di malaria; si adopera
per il rimboschimento della duna Feniglia e favorisce le opere portuali
a Porto S. Stefano e Massa Marittima-Follonica. I grossetani gli sono
riconoscenti, tanto che lo nominano cittadino onorario e nel 1907
gli intitolano una piazza dove pongono un bronzo realizzato dall'amico
Emilio Gallori. Nel 1901 scrive una sorta di autobiografia, intitolata
appunto Da giornalista a deputato: 1878-1901,
dove narra le vicende di quegli anni a lui legate.
Altri nomi di intellettuali frequentati da Ettore Socci, oltre agli
amici Luigi Arnaldo Vassallo e Felice Cavallotti: Giuseppe Pavoncelli,
Claudio Treves, Gabriele d'Annunzio, Napoleone Colajanni, Filippo
Turati, Arturo Labriola, Leonida Bissolati. Con Luigi Bertelli tiene
regolare corrispondenza tra il 1900 e il 1905, in genere lettere che
riguardano la comune attività politica e giornalistica calata
nella frenesia di una vita intellettualmente stimolante e fisicamente
molto movimentata, definita "questa vitaccia da cani"; salvo
una delle ultime lettere (1905), nella quale annuncia di tornare a
Firenze per una "nuova cura" non meglio specificata, né
si menziona quale sia il suo problema di salute, ma il 18 luglio dello
stesso anno Ettore Socci muore in ospedale. Tiene corrispondenza anche
con Giosuè Carducci e Renato Fucini.
Il 27 luglio 1905 il Presidente della Camera Giuseppe Marcora tenne
la solenne commemorazione in morte dell'on. Ettore Socci, ex volontario
garibaldino, e tra le altre belle parole, che lo definiscono di specchiata
onestà, sempre vissuto povero e povero deceduto, spesso sacrificandosi
per gli altri, ne traccia il curriculum dicendo "milite della
patria, è nel 1866 appene ventenne sulle balze del Trentino
nostro con Garibaldi": questa frase origina il cosiddetto
"incidente Marcora" perchè quelle parole, riportate
dai giornali, suscitano l'indignazione del conte Goluchowski (Ministro
degli Esteri dell'Austria-Ungheria dal 1895 al 1906) al quale il governo
italiano dovette esprimere il suo rincrescimento dichiarando che le
parole di Marcora non intendevano avere un significato irredentista
(cosa probabilmente niente affatto vera) e il presidente del Consiglio
Fortis dovette spendersi in una trattativa che non fu né facile
né breve, data l'abitudine austriaca di far di ogni piccola
occasione un casus belli.
Uomo politico e giornalista politico, Ettore Socci è scrittore
di testi di politica e di indagine sociale, non certo un narratore,
tanto più per l'infanzia; tuttavia Bemporad pubblica a più
riprese un suo volume divulgativo di schede biografiche di personaggi
tra i quali qualcuno oramai sconosciuto ai più, che si distinsero
per atti di coraggio o di eroismo durante il Risorgimento: Umili
eroi. Il volume nella prima edizione riporta diverse immagini,
ritratti di personaggi o fotografie di luoghi, tal che assume valore
archivistico dato che si tratta di immagini che per due secoli sono
state altrimenti irreperibili (peraltro oggi rintracciabili in internet),
come la casa dove morì Anita Garibaldi (ora distrutta) e una
fotografia autografa della stessa Anita, l'unica esistente al mondo;
il volume nell'edizione successiva della Biblioteca Bemporad per i
Ragazzi non riporta più queste interessanti immagini.
© www.letteraturadimenticata.it
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Ettore Socci
Giosué Carducci
ritratto nel 1886
da Gabriele Galantara
(1867-1937)
Felice Cavallotti
(1842-1898)
source photo: www.sapere.it
Luigi Arnaldo Vassallo
(alias Gandolin)
1852-1906
source
photo: wikisource
Giovan
Battista Niccolini
(1782-1861)
dal volume Umili Eroi,
Bemporad, 1907
Santorre
Annibale Derossi,
conte di Santarosa
(1783-1825)
dal volume Umili Eroi,
Bemporad, 1907
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