letteratura per ragazzi


VITTORIO CORCOS



Nasce a Livorno il 4 ottobre 1859 da Isacco e Giuditta Baquis in una casa della via vecchia di Montenero. Ha un fratello, Carlo, che farà il notaio. Fin da giovanetto frequenta la scuola privata di pittura di Giuseppe Baldini, già frequentata da Giovanni Fattori e Renato Fucini. Nel 1875 si trasferisce a Firenze per seguire i corsi dell'Accademia di Belle Arti con Enrico Pollastrini, e si lega di amicizia con Italo Nunes Vais e Michele Gordigiani. Al terzo anno (1877) vince una medaglia d'argento per una copia dal vero di figura. Ritorna a Livorno dove vince una borsa di studio del Comune che lo conduce a Napoli presso l'Accademia di Belle Arti, con Domenico Morelli, il cui studio è frequentato anche da De Sanctis. E' Morelli che lo indirizza a Parigi presso Goupil, mercante d'arte, che gli fa un contratto che durerà ben 15 anni. Corcos inizia l'attività illustrando spartiti musicali e decorando ventagli. Nel 1881 partecipa per la prima volta al Salon, ma sarà anche l'ultima. Frequenta Léon Bonnat dal quale apprende la perfezione del ritratto, genere al quale egli era già votato e che lo consacrerà nella maturità tra i grandi pittori del periodo. Nel 1882 esegue un ritratto di Giuseppe Garibaldi commissionato dal Comune di Livorno. A Parigi frequenta il raffinato studio di De Nittis, dove incontra Boldini, Degas, i fratelli Goncourt e gli intellettuali dell'epoca. Rientra poi a Livorno nel 1886 per prestare il servizio militare nei granatieri e partecipa alla prima Esposizione di Belle Arti insieme con i macchiaioli. Nello stesso anno sposa Emma Ciabatti vedova di Giacomo Rotigliano, per la quale si converte al cattolicesimo. La coppia si stabilisce a Firenze dove il pittore apre lo studio in via Marsilio Ficino 8. Nel 1896 espone "Sogni" alla Festa dell'Arte e dei Fiori. La posa disinvolta e l'espressione particolare della modella desta scalpore. Secondo i critici moderni, "Sogni" segna il passaggio dalla cultura ottocentesca a quella più moderna del Novecento, riconducibile alla narrativa che vede in quegli stessi anni sorgere ritratti femminili che anelano allo spirito libertario, soprattutto se tratteggiati da autrici. Il quadro diviene tanto famoso che se ne fanno cartoline e viene definito "modernissimo". Molti anni dopo Vittorio Corcos durante un'intervista rilasciata a G. Targioni Tozzetti lamenterà di avere raggiunto la notorietà in Italia grazie a quel quadro che lui non giudicava affatto diverso da altri e che la cosa ancora lo disturbava.
Tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi del Novecento il salotto di casa Corcos (dal 1901 in via Giambologna 3) è frequentato da artisti e letterati dell'epoca, molti dei quali vengono affettuosamente ritratti dal pittore. I più assidui sono anche coloro che frequentano d'estate Castiglioncello, luogo che vede un notevole cenacolo di intellettuali raccogliersi attorno al castello di Patrone. Nel 1889 il barone Fausto Lazzaro Patrone, discendente di una famiglia di emigranti che aveva fatto fortuna in Sudamerica, acquistò un vecchio edificio (ex-proprietà di Diego Martelli) e lo restaurò ampliandolo, ricavandone un castello finto-medievale, oggi noto come Castello Pasquini, attorno al quale sorsero le ville dei ricchi villeggianti. Una di queste fu data in uso a Vittorio Corcos, che vi passava le estati, eseguendo innumerevoli dipinti aventi per sfondo l'incantevole cittadina di mare. Tra gli amici di Castiglioncello si annoverano Giosuè Carducci, Renato Fucini, Yorick, Pietro Mascagni, Enrico Nencioni, Silvestro Lega, Ugo Ojetti, Giovanni Papini, Silvio D'Amico, Luigi Pirandello, Telemaco Signorini (1).

Oltre alla pittura Vittorio Corcos esperimenta anche nella grafica e non disdegna l'illustrazione. Collabora nel 1896 fin dai primi numeri al Marzocco dei fratelli Orvieto (sul numero del 4/2/1900 compare "In processione", gruppo di fanciulle tra le quali la figlia), sul quale pubblica anche diversi scritti. Nel 1902 esce il primo numero della rivista d'arte e letteratura Novissima, con veste grafica in stile liberty. Vittorio Corcos, insieme con Enrico Corradini (che nel 1900 aveva lasciato la direzione del Marzocco) ed Enrico Bemporad, fa parte della commissione selezionatrice per il disegno della cover. Esegue la copertina di Vita italiana di A. De Gubernatis, e per Luigi Capuana la copertina de Il raccontafiabe (1907), e poi illustra per Luciano Zuccoli ed altri. Il volume di racconti Le veglie di Neri dell'amico Fucini, pubblicato nel 1882, viene illustrato dall'insieme degli amici pittori: Fattori, Cecconi, Torchi, Tommasi, Bruzzi, Fabbi, Cannicci, Gioli, Cecchi, Faldi, Sarri e naturalmente Corcos, che inoltre illustra il racconto Fiorella (1889). Egli stesso si cimenta come scrittore di racconti: M.lle Leprince viene pubblicato sul Fanfulla della Domenica del 6/5/1894 (uscirà anche in volume nel 1901 per Belforte, splendidamente illustrato) e La freccia nel fianco a puntate nel 1913 su La Lettura.

I Corcos e i Pascoli

Su Giovanni Pascoli e la sorella Mariù c'è tanta letteratura e non vogliamo parlarne noi (2). Giovanni Pascoli era un letterato, un poeta "emergente", che si teneva in contatto con gli intellettuali del suo tempo e collaborava a riviste e giornali. Con i fratelli Orvieto, ad esempio, aveva un ottimo rapporto, sul Marzocco vennero pubblicate le prime Myricae ed altre poesie e sonetti. Inevitabilmente venne a contatto con Vittorio Corcos e, come nei migliori racconti crepuscolari, con la moglie di lui, Emma, con la quale intrattenne un rapporto esclusivamente intellettuale. Emma presenziò un giorno ad una conferenza tenuta da Pascoli alla quale ben poco pubblico presenziava, e che accolse assai tiepidamente la lettura di alcune poesie, all'epoca alquanto innovative e anti-carducciane. La donna si avvicinò al poeta e gli disse che, a lei, le sue poesie erano piaciute. Non si videro mai più, ma intrattennero una fitta corrispondenza che durò dal 1897 alla morte del poeta. Pascoli la chiamava 'la gentile ignota' e le dedicò "L'ora di Barga" poemetto compreso nei Canti di Castelvecchio, 1903 (3).
Emma Corcos è una fine letterata e collabora al Giornalino della Domenica, di cui il marito illustra qualche copertina. E' lei che mette in contatto i due, ma in qualche modo Pascoli ebbe sempre dei rifiuti nei confronti del pittore. Era cominciato fin dai tempi del primo Marzocco, quando il rapporto con i fratelli Orvieto erano affettuosissimi (loro gli facevano dei doni come una macchina da scrivere, una macchina fotografica, un bastone d'ebano col pomo d'argento, e nelle lettere si chiamano nei termini più affettuosi: "Caro Angiolino", etc.). Nel 1899 Pascoli ha la buffa idea di pubblicare la sua opera omnia sotto il nome di Mariù (Sibylla) come 'Maria Pascoli Editrice', poiché il progetto era stato rifiutato dall'editore Giusti. Il testo andava fregiato da acqueforti eseguite da Corcos, ma caddero progetto e collaborazioni. Alfine fu l'editore Zanichelli che approvò il progetto. Poco dopo, a fine 1900, Pascoli ricevette a Messina il bastone col pomo d'argento, disegnato da Adolfo De Carolis, che lo entusiasmò al punto che volle De Carolis come esecutore dei fregi per i volumi delle sue opere di prossima pubblicazione, ma tale incarico era stato già commissionato proprio a Corcos, e Pascoli si dette alla disperazione, scrivendo a Zanichelli "non fui io a cercare il Corcos […] la copertina mi darà dunque tanto danno? […] ella troverà il modo di farmene uscire […] e mettermi nelle braccia del De Carolis" (4). Nel 1903 la collana delle opere di Pascoli fu effettivamente illustrata da De Carolis. Intorno al 1904 Pascoli voleva far fare un ritratto di Mariù, ed è sempre Emma che gli suggerisce di rivolgersi a Corcos per questo incarico, tuttavia il poeta vorrebbe un quadro assai strambo: una Madonna con il volto di Mariù. Ma il progetto cadde, non si sa se per volere dell'uno o dell'altro (5).

La numerosa famiglia Corcos

Quando si sposano, Emma (Lari, Pisa, 18/1/1860 - Firenze 24/11/1933) ha già tre figli: Ada (n. 1879), Edoardo (n. 1880) e Francesco (n. 1882). Il pittore ama paternamente i figliastri, e ritrae la maggiore, Ada, molte volte. Dalla loro unione nascono altri tre figli: Maria Luisa detta Memmi (n. 5/8/1888), Emma (n. 17/8/1892) e Massimiliano (n. 1894), detto Pimpi, giovane e promettente pittore anch'egli, cresciuto sotto la guida del padre, che muore al fronte nella Prima Guerra Mondiale, il 3 aprile 1916. Corcos dopo la morte del figlio non sarà più lo stesso di prima, una sottile melanconia lo accompagnerà nei suoi ultimi anni, che impiega comunque sempre dipingendo, nel suo studio di via Della Robbia.
Vittorio Corcos muore nella sua abitazione di via Gino Capponi l'8 novembre 1933, Emma lo segue nella tomba pochi giorni dopo.

I famosi ritratti

Maestro nel ritratto, è insuperabile nel ritratto femminile, dove la donna, chiunque essa sia, popolana o nobile, emana un particolare fascino. Il corrispondente del Times, De Blowitz, lo chiamò "il pittore delle belle donne" e tale appellativo gli rimase. Il pittore sempre ammise di abbellire in qualche modo la persona da ritrarre, in una sorta di compensazione tra come il soggetto è e come vorrebbe essere, facendo gli uomini più giovani e le donne più 'morbide'. Nei ricordi di G. Targioni Tozzetti, le precise parole del pittore erano a questo proposito: "Il ritratto di un uomo deve sempre rappresentare con evidenza la posizione sociale che esso occupa nel mondo; un ritratto di donna deve sempre renderla provocante, anche se ottantenne". Certo è che la contessa Morosini non aveva bisogno di abbellimenti: era infatti considerata 'la donna più bella di Italia'.
Tra i suoi famosi ritratti citiamo quelli di Ulvi Liegi (1881), Pietro Mascagni (1891), Renato Fucini (1897) e la figlia Elisa (1906), Yorick (1889), Giosuè Carducci (1892), Enrico Panzacchi, la contessa Frankestein Soderini, la contessa Morosini (1903), il senatore Domenico Comparetti, l'editore Pietro Barbera (1919), Lina Cavalieri. Nel 1928 esegue il ritratto di Mussolini su richiesta di questi. Interessante notare che nel ritratto di Jack La Bolina si vede sullo sfondo, appeso, il ritratto di Guido Biagi (il ritratto dell'amico Jack La Bolina e delle figlie di questi sono alla pagina relativa). Nel 1889 esegue un ritratto della moglie Emma, ma non sono molti i ritratti di lei; di preferenza ritrae le figlie e, in seguito, la nipotina Maria Letizia, soprannominata Coccolì (famoso il ritratto in riva al mare, a Castiglioncello).
Il ritratto della Regina Margherita (1892) ha una storia, così come lo stesso Corcos racconta sul Marzocco del 10 gennaio 1926, all'indomani della morte di lei: egli aveva avuto agio, durante i giorni dedicati alle pose, di osservare la Regina, le sue predilezioni, i gusti, le attitudini, e germogliò in lui l'idea di completare il ritratto includendovi quegli attributi che ne avrebbero rivelato il carattere, rinunziando al solito sfondo di nappe e velluti, e mettendovi invece degli oggetti che rivelassero le preferenze di lei. Mette così sul fondo un quadro rappresentante un paesaggio fiammingo, un bronzo riproducente la Vergine del Sansovino, e in basso, sul tavolino, libri e perfino riviste. Tutte le dame ch'erano ammesse a visionare l'opera nello studio del pittore ne furono scandalizzate e tanto dissero che Corcos quasi stava per distruggere quel ragionato fondale, ma infine tenne duro e portò il quadro finito a Roma, in una bella mattina soleggiata tra Natale e Capodanno. La Regina fissò il quadro in silenzio per un po', poi disse: "Se sono proprio così come lei mi ha riprodotta, gli altri lo diranno, non si è giudici di se stessi, ma ciò che posso affermarle, caro professore, è che quel fondo è proprio una trovata." E si tolse dal dito un anello, pregandolo di farne dono alla di lui moglie.
Questi splendidi ritratti femminili fanno sì che nel 1904 l'Imperatore Guglielmo II lo chiami a corte, a Potsdam, per eseguire il suo ritratto. L'anno successivo si reca in Portogallo per eseguire il ritratto della Regina Amelia. Nel 1912 Corrado Ricci (che era stato direttore della Galleria degli Uffiizi dal 1904 al 1908) gli chiede un autoritratto per la collezione di autoritratti della Galleria; Corcos lo esegue nel 1913, e il quadro è attualmente conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.



Ritratto di
Giosuè Carducci
(1892)

Ritratto della
contessa Morosini
(1903)

Ritratto della
Regina del Portogallo
(1905)

Ritratto della
contessa di Frassineto
(1923)

Ritratto di
Miss Drika Fischer
(1924)

Note:
(1) Per ulteriori informazioni su questo argomento rimandiamo al sito www.lungomarecastiglioncello.it e al catalogo della mostra "Da Fattori a Corcos a Ghiglia. Viaggio pittorico a Castiglioncello tra '800 e '900".
(2) Rimandiamo allo splendido Candida Soror di Maria Santini, Milano, Simonelli Editore, 2005.
(3) G. Pascoli, Lettere alla gentile ignota, a cura di C. Marabini, Milano, Rizzoli, 1972.
(4) G. Oliva, I nobili spiriti. Pascoli, D'Annunzio e le riviste dell'estetismo fiorentino, Bergamo, Minerva Italica, 1979.
(5) M. Santini, Candida Soror, cit., pp. 259-260.


©www.letteraturadimenticata.it, aprile 2010


Vittorio Corcos,
Autoritratto, 1913



Vittorio Corcos,
Ritratto della moglie Emma,
1889


Vittorio Corcos,
"Ada", 1902



Vittorio Corcos,
"Ada in controluce", 1905



Vittorio Corcos,
"Memmi con il cane", 1908



Vittorio Corcos,
"La Coccolì", 1915


Ritratto della
Regina
Margherita
(1892)


La pagina de
Il Fanfulla della Domenica
del 6 maggio 1894
dove appare il racconto
"M.lle Leprince"

di Vittorio Corcos
click to enlarge