Il Giornale per i bambini viene ideato da Ferdinando
Martini, che lo dirige per i primi due anni, ed è un'emanazione
del Fanfulla della domenica, notissimo peridico sul
quale scrivono le migliore penne d'Italia. Viene stampato a Roma nella
Tipografia dei Fratelli Bencini, poi nella Tipografia Bodoniana (direzione
e amministrazione erano in Piazza Montecitorio 130).
Le pubblicazioni durano dal 7 luglio 1881 al 26 giugno 1889, quando
viene assorbito dal Giornale dei fanciulli di Milano.
Direttori:
dal 7 luglio 1881 Ferdinando Martini
dal 12 aprile 1883 Carlo Collodi
Anche Emma Perodi viene indicata come direttrice dopo F. Martini,
ma nelle testate compare solo il nome di Collodi; la Perodi nel 1899
dà vita a Il Messaggero dei Fanciulli.
Fin dal primo numero i collaboratori sono numerosi e assai noti, a
cominciare dalla Perodi che venne chiamata apposta dal Martini, tra
i quali citiamo Carlo Anfosso, Ida Baccini, Adolfo Bartoli, Amos Biscontini,
Emma Boghen, Giuseppe Borghetti, Luigi Capuana, Livia Capurro, Allegrina
Cavalieri Sanguinetti, Eugenio Checchi, Giovanni Alfredo Cesareo,
Adolfo Conti, Gabriele D'Annunzio, Salvatore Farina, Giulia Fava-Parvis,
Ugo Fleres, Giacinto Gallina, Giuseppe Giacosa, C.
Lemonnier, Michele Lessona, Amilcare Lauria, Pasquale Martire,
Jack
La Bolina, Enrico Nencioni, Enrico Panzacchi, Giuseppe Rigutini,
Matilde
Serao, Livio Torriani, Attilio Sarfatti, Anna Vertua Gentile,
Yorick.
Vi sono inoltre le traduzioni di classici dell'epoca come Il Barone
di Munchhausen o La perla ripescata. Inoltre vi sono racconti
di viaggi, di paesi esotici, fiabe, poesiole, tutti illustrati magnificamente
(in genere con incisioni). Non manca un accenno alla didattica, con
le "prove di traduzione" dal tedesco o dal francese, e una
breve rubrica dedicata alla posta con i piccoli lettori.
La fortuna del Giornale
deve molto alla pubblicazione della Storia di un burattino (dal
primo numero del luglio 1881 al febbraio 1883).
Vale la pena ricordare come andarono le cose. Nella libreria
dei fratelli Paggi, insieme con Giuseppe Rigutini, Silvio
e Filippo Pacini, si aggirava Carlo Lorenzini, pesce fuor d'acqua,
guizzante di sprazzi di intelligenza vivacissima. Già nel 1876
Alessandro Paggi l'aveva involontariamente avviato alla carriera di
scrittore, chiedendogli di tradurre i Racconti delle Fate
di Perrault, a cui eran seguiti presto Minuzzolo e Macchiette.
Ma Lorenzini conduceva una vita disordinata, e nella primavera del
1881, mentre Ferdinando Martini e Guido Biagi stavano organizzando
l'uscita del Giornale, egli continuava a perdere al
giuoco e aveva la testa solo alla bisca, per cui vane eran le richieste
di collaborazione dei due amici. In seguito ad una nottataccia di
sfortuna più cocciuta del solito, Lorenzini mandava a Biagi
quattro cartelle con l'incipit della Storia di un burattino,
con un bigliettino: "Ti mando questa bambinata, fanne quel che
ti pare; ma se la stampi, pagamela bene, per farmi venir la voglia
di seguitarla".
Per qualche tempo le puntate ebbero un andamento ad alti e bassi:
quando all'alba, uscendo dalla bisca di Palazzo Davanzati, sentiva
tintinnare qualche soldo, dava una scrollata di spalle e di pigliar
la penna in mano non se ne parlava più. Tanto che i piccoli
lettori scrivevano al Giornale per sapere come andassero
a finire le avventure del burattino, e per protestare se per qualche
settimana di fila non v'erano notizie. Sul n° 10 (novembre 1881)
il direttore Martini scriveva: "Il Signor C. Collodi mi scrive
che il suo amico Pinocchio è sempre vivo e che sul conto suo
potrà raccontarvene ancora delle belle. Era naturale: un burattino,
un coso di legno come Pinocchio ha le ossa dure, e non è tanto
facile mandarlo all'altro mondo. Dunque i nostri lettori sono avvisati:
presto presto cominceremo la seconda parte della Storia di un
burattino intitolata Le avventure di Pinocchio."
Ma prima che si avessero notizie si dovette aspettare il n° 7
del 1882. Nel marzo ancora un'interruzione, poi qualche puntata, poi
di nuovo silenzio, poi si arrivò al n° 22 nel giugno 1882.
Su sollecitazione dei piccoli lettori, finalmente le avventure videro
la conclusione nel n° 4 del 1883.
Qualche mese dopo l'editore Paggi pubblicava Le avventure di
Pinocchio in volume, e le faceva illustrare da Enrico Mazzanti,
in sostituzione dei tratti appena accennati dallo sconosciuto illustratore
del Giornale.
Giornale
per i bambini, 25
settembre 1884
una serie di disegni estremamente moderni preludenti il fumetto
(courtesy Piccolo Museo delle Bambole e altri Balocchi, Ravenna)
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