Le varie edizioni di Cordelia
Cordelia è uno
dei primi giornali per fanciulle edito in Italia, e sorprendentemente
ha una vita assai lunga, fino al 1942. Ma ciò che sorprende
ancor più è che il fondatore, Angelo
De Gubernatis, lo ideò per la sua stessa figliuola,
Cordelia appunto, così battezzata in onore della terza figlia
di Re Lear (il figlio si chiama Alessandro in onore del Manzoni, e
di secondo nome Daniele in onore di Stern). Dall'atto di battesimo:
Cordelia, Elisa, Cleofe, Elena, nata il 17 luglio 1867 (morirà
nubile a Sesto Fiorentino il 28 settembre 1959). E' a lei che si rivolge
in quello che oggi sarebbe l'articolo di fondo, in prima pagina, in
una rubrica chiamata "Conversazioni con mia figlia". De
Gubernatis lascia presto la direzione della rivista, e in seguito
si perde sia la rubrica sia l'origine del nome.
Cordelia, due miseri fogli in bianco e nero, senza fregi, di formato
medio (cm 30X21), ma dal contenuto assai innovativo, appare il 6 novembre
1881. La tipografia è quella dei Successori Le Monnier.
|
Cordelia,
Anno I, n° 7, 18 dicembre 1881
frontespizio e incipit
I collaboratori sono: Albini Sofia, Alfani Augusto, Anfosso Carlo,
Bersezio Vittorio, Carrera Valentino, C. Collodi, Conti Augusto, Dazzi
Pietro, De Castro Giovanni, Dora d'Istria, Errera Alberto, Falorsi
Guido, Farina Salvatore, Giuliani G.-B., Linaker Arturo, Maineri B.
E., Malfatti Bartolommeo, Manno Antonio, Mannucci Teresa, Massarani
Tullo, Montezemolo Cesarina, Morandi Luigi, Pitrè Giuseppe,
Rigutini Giuseppe, Ruzzi Giovanni, Yorick.
Il "foglio settimanale per le giovinette italiane" nasce
di "otto pagine in 4° a due colonne: costerà solo
5 lire l'anno; occorrono 3000 associati per coprire del spese"
secondo le stesse parole di De Gubernatis. Nel 1882 cambia e diviene
un mensile di 64 pagine di grande formato; anche i giornali per fanciulli
preesistenti avevano un formato grande, quasi eccessivo (cfr. Il
Giornale dei Bambini fondato dalla stessa Baccini nel 1895, o
Il Giornale per i Bambini di Ferdinando Martini esordito il
7 luglio 1881). Nel 1884 torna ad essere un settimanale, con il sottotitolo
"giornale per le giovinette". Nel 1891 costa di 12 pagine,
che nel 1911 diventano ben 32.
Non sono poche le riviste per le fanciulle, ma citeremo solo le due
fondamentali che sono concorrenziali a Cordelia: La
rivista per le Signorine, che viene diretta da Sofia Bisi
Albini dal 15 gennaio 1894 al 15 novembre 1913 (contemporaneamente
a Vita Femminile Italiana), quando i due periodici si fondono
in La Nostra Rivista (gennaio 1914 - aprile 1919); la Bisi
Albini peraltro era collaboratrice di Cordelia sin dal primo
numero; e Margherita,
che a differenza degli altri è illustrato, diretto da chi aveva
scelto il nome shakespeariano per sé stessa, Cordelia ovvero
Virginia Treves Tedeschi (1855-1916), già iniziatrice nel 1885
di Mondo Piccino, insieme con Achille Tedeschi. Solo Il
Giornale delle Donne ha una durata di pubblicazione più
lunga di Cordelia (dal 1868 al 1940).
Nel 1884 De Gubernatis, che ha al suo attivo innumerevoli attività,
lascia il giornale nelle mani di Ida Baccini, e cede la proprietà
della testata agli editori Ademollo e Bossi. Nel 1891 costoro vendettero
la rivista all'editore romagnolo Licinio Cappelli di Rocca San Casciano.
Cordelia,
Anno I, n° 7, 18 dicembre 1881
Il romanzo di Sofia Bisi Albini Una nidiata pubblicato
a puntate
nei primi numeri del giornale.
Cordelia,
Anno V, 1885
cover
|
|
Cordelia,
Anno XVIII, 1899
cover
(courtesy Armida C.)
|
Cordelia,
Anno XXX, 15 gennaio 1911
cover
(courtesy Alina di Collefiorito)
|
Ida Baccini,
La Fanciulla Massaia, Felice Paggi, 1889, cover
Ill. int. di Enrico Mazzanti
|
Cordelia,
Anno XXX,
5 settembre 1915
frontespizio
e incipit
|
Cordelia,
Anno XXX,
5 settembre 1915
cover
|
|
(courtesy
Alina di Collefiorito)
|
Sopra:
Clementina Laura Majocchi
Sin: Maria Majocchi Plattis
|
|
Jolanda
rinnova un po' le rubriche, ma la sua concentrazione è
nel ritorno della "palestra delle giovinette" con
la quale intende creare una sorta di club, dove le lettrici
possano comunicare l'una con l'altra (è quello che
in realtà è già e meglio riuscito al
Giornalino della Domenica per i piccoli lettori). Sono
le 'cordeliane' a formare questo club, quasi una corporazione
(pare che nel 1913 fossero addirittura diecimila) che in seguito
dà origine ad incontri e scambi diretti tra le abbonate.
La "palestra" diventa un supplemento trimestrale
(il n° 1 è del gennaio 1919 e termina con il n°
12 del dicembre 1921).
Dopo la morte di Jolanda il supplemento viene diretto per
tre anni dalla sorella Clementina
Laura (1866-1945), che utilizza lo pseudonimo di Bruna.
|
Jolanda,
Eva Regina, cover e frontespizio
(courtesy
Alina di Collefiorito)
Rina Maria
Pierazzi, Il cuore di Gioietta, Cappelli, 1942
ill. int. di A.M. Nardi, cover di Cervellati
|
|
Cordelia,
Anno XLIII,
n° 7, 1° aprile 1924,
cover
di A.M. La Monaca
|
Cordelia,
Anno XLIII,
n° 21, 1° novembre 1924,
cover
di V. Bignami
|
|
|
Cordelia,
Anno XLIV,
n° 23, 1° dicembre 1924,
cover
di Leonella
|
Cordelia,
Anno XLIV,
n° 24, 15 dicembre 1924,
cover
di Leonella
|
Cordelia,
Anno XLVII,
n° 14, 15 luglio 1928
|
|
Cordelia,
Anno XLVII,
n° 5, 1° marzo 1928,
cover
non firmata
|
Cordelia,
Anno XLVII,
n° 19, 1° ottobre 1928,
cover
non firmata
|
(courtesy
Lia Madorsky)
|
|
Cordelia,
Anno XLIX,
n° 10, ottobre 1930,
cover
di A.M. Nardi
|
Cordelia,
Anno 53,
n° 1, gennaio 1934,
cover
non firmata
|
(ritorna
il formato grande: 24,5x32)
©
www.letteraturadimenticata.it
|
Le varie direttrici di Cordelia
Ida Baccini
(Firenze, 16 maggio 1850 - Firenze, 28 febbraio 1911)
Assume la direzione di Cordelia nel 1884 e immediatamente ripristina
la cadenza settimanale, che dura immutata fino al 1911. La Baccini
è una donna forte, ha sofferto, lavora per guadagnarsi la vita,
non si fa scrupolo di agire 'come un uomo' in tempi in cui la sottomissione
femminile è ancora un must per le donne perbene, e sa lavorare
con impronta diremmo ora manageriale. Il giornale le appartiene interamente,
lei lo renderà un successo strepitoso per tutti gli anni della
sua direzione. E' famosa in tutta Italia, i suoi libri di letture
scolastiche sono in tutte le scuole. La fanciulla massaia,
in realtà un libro di lettura per le scuole superiori femminili,
non è altro che un ben studiato vademecum di comportamento
per le fanciulle, quel manuale di galateo che la Baccini non scrisse.
E infatti divenne un successo editoriale. Il grande successo di Cordelia
agli inizi del secolo si deve anche all'inesauribile rete di conoscenze
della Baccini, oltre alle sue capacità imprenditoriali: promuoveva
il giornale nelle scuole e sollecitava gli insegnanti affinchè
facessero scrivere dalle allieve alla piccola posta del giornale,
e scrivessero testi per la rubrica "la palestra delle giovinette".
Non solo: da giornale in abbonamento divenne acquistabile in edicola,
con la diffusione che si può immaginare. Tuttavia non vi è
innovazione, anzi, Cordelia rimarrà sempre un prodotto
classico. Da Il Giornale dei Bambini, edito da Bemporad, la
Baccini era stata esautorata senza tanti complimenti nel 1906, e il
giornale affidato a Luigi Bertelli, che lo aveva chiamato Il Giornalino
della Domenica e ne aveva fatto una cosa completamente diversa,
modernissima. Anche Il Corriere dei Piccoli, nato due anni
dopo, è un prodotto moderno, e non solo per la grafica, ma
per le storie fantastiche, per i personaggi tanto assurdi quanto immaginari,
che sviluppano l'immaginazione dei piccoli lettori, e senza dubbio
anche il loro buonumore. Non v'è traccia di pedagogismo, mentre
nelle riviste per giovinette (o signorine) v'è ancora tutto
l'impianto moraleggiante della vecchia tradizione. Com'ella stessa
ammette nella sua autobiografia, la Baccini volle "farne una
rivista che non fosse né troppo dotta, né troppo grave,
né troppo libera, né troppo rigida, né troppo
fatua, né troppo seria. Questa ricerca di apparente mediocrità
era necessaria per la diffusione del periodico" (in La mia
vita, 1904, pag. 193). Del resto, da un semplice elenco di "peccati
delle fanciulle" che la pedagoga Baccini elenca su Cordelia del
22 marzo 1885 si capisce quanto predomini la figura della maestra
su quella della scrittrice. I "peccati" da cui emendarsi
sono: "suscettibilità, vanità, frivolezza, civetteria,
irriflessione". E tuttavia il lavoro della Baccini fu egregio,
considerando che all'epoca veniva privilegiata l'istruzione dei maschi
rispetto a quella delle femmine, e laddove mancassero le risorse necessarie,
le femmine restavano a casa, ignorate e ignoranti. La rivista suppliva
alla mancanza di istruzione, strimolando interessi, provocando curiosità,
e invitando alla lettura; non solo: si davano lezioncine di storia,
si proponevano esercizi, saggi, etc., in analogia con la vecchia "palestra
delle giovani". Intorno al 1884 il collaboratore Augusto Alfani
si occupava della rubrica "esercizi di lingua parlata",
mentra la stessa Baccini si occupava della "pagina delle maestre",
brevi articoli colmi di consigli diretti a madri e ad insegnanti,
pervasi di quella pedagogia romantica che all'epoca esaltava il sentimento
(cfr. il deamicisiano Cuore). Nella rubrica "didattica"
proponeva lezioni di metodo e suggeriva i temi da far svolgere in
classe. La Baccini curava anche la "piccola posta", comprensiva
dei giudizi su quanto inviato dalle piccole lettrici, fino a che la
mole dei lavori inviati la costrinse addirittura ad istituire "lezioni
per corrispondenza" per la lettura e correzione dei manoscritti.
Nel 1890 la Baccini fu premiata con medaglia d'oro dal Ministero dell'Istruzione
per una conferenza a tema "La maestre e le educatrici" tenuta
nel corso dell'Esposizione Beatrice di Firenze, in cui esaltò
il magistero come "il più nobile, il più divino
dei sacerdozi"; in tale occasione anche Cordelia venne
premiata con medaglia d'oro.
La fama della Baccini è tale che dopo la sua morte uscì
a Firenze un quindicinale intitolato Ida Baccini e che durò
sino al 1916, ideato e diretto dal figlio Manfredo. Con la sua scomparsa
la scelta dell'editore non fu facile: se mai avesse avuto in mente
Jolanda fin da quando dovette cominciare a pensarci (Ida Baccini era
gravemente malata e un piano per il futuro si imponeva), v'era sempre
Manfredo Baccini che premeva per ottenere l'incarico prestigioso.
Egli già collaborava con la madre, che sempre lo protesse e
lo spinse verso quella 'carriera' a lei congeniale ma che presupponeva
anche un certo talento; la Baccini stessa firmava 'Manfredo' parecchi
pezzi, critica letteraria, fino a certi racconti (altri suoi pseudonimi:
Regina di Navarra, Marinella Del Rosso). Alla morte della Baccini
l'editore Cappelli indisse una sottoscrizione per erigere un monumento
funebre alla scomparsa direttrice, iniziativa che Manfredo Baccini
sostenne compiacente, salvo rifiutare l'offerta di Cappelli quando
seppe che la direzione di Cordelia era stata affidata a Jolanda.
D'altronde Jolanda non era stata semplicemente una redattrice della
rivista, era anche una delle migliori collaboratrici della Baccini
stessa
(esiste un affettuoso carteggio durato vent'anni tra le due,
e rivelatore di reciproca stima).
(v. biografia alla pagina
Ida
Baccini)
Jolanda
(Cento,
23 aprile 1864 -
Cento, 8 agosto 1917)
Ha 17 anni quando il padre Antonio (1831-1907) intellettuale di famiglia
benestante ed eccellente musicista, Sindaco di Cento e sovrintendente
agli istituti e alle scuole cittadine, le porta a casa un giornalino,
in realtà si tratta di appena due fogli piegati insieme, che
subito la interessa assai. Fino a quel momento aveva avuto a disposizione
Il Giornale della Fanciulla e La poupée modèle
di cui traduce in italiano i racconti (che verrà entro pochi
anni scalzato dal più moderno La Semaine de Suzette),
ma il nuovo giornale le piace, soprattutto perchè non si rivolge
alle lettrici dalla cattedra, bensì offre un dialogo a due
sensi.
Per la rubrica "palestra delle giovinette" manda un raccontino
intitolato Il fior
della ventura, firmandosi Margheritina di Cento.
Il
bozzetto di Margheritina di Cento (Jolanda),
che qui presentiamo nell'incipit e nella chiusa,
fu pubblicato su Cordelia del 15 febbraio 1882
Inizia così un sodalizio che porterà Jolanda ad una
vera collaborazione retribuita, e infine alla direzione del giornale
dopo Ida Baccini. La pubblicazione di uno scritto nella "palestra
delle giovani" all'epoca comportava un premio consistente in
un volume della Bibliothèque Rose Illustrée oppure un
volume educativo, o un volumetto della collezione Diamante della casa
editrice Le Monnier. Jolanda elimina il premio ma rispristina immediatamente
quello che considera, ed è, il punto di forza del giornale:
la pubblicazione delle prove delle lettrici.
Il sottotitolo da "giornale settimanale per le signorine"
diventa
"rivista settimanale per le signorine".
Nel 1911 Jolanda è assai nota, i suoi romanzi per signorine
si vendono assai bene, tanto che Le Tre Marie vende
oltre 100.000 copie in 12 edizioni; per combinazione il suo editore
è Licinio Cappelli, che stampa a San Casciano anche il giornale
Cordelia. La nuova direttrice esordisce con il n° 13 del
marzo 1911 e - poichè non si allontana mai da casa sua - trasferisce
la sede da Firenze a Cento. Dalla rubrica della piccola posta si rivolge
direttamente alle giovani lettrici che lei intende aiutare a divenire
donne perfette, le consiglia affinchè abbiano un'ottima condotta
di vita, trasmette loro i sani princìpi che in fondo hanno
guidato la sua.
Il
programma di Jolanda differisce da quello precedente poichè
ella, a differenza della Baccini, non è maestra, non è
attirata dalla facile scrittura scolastica, non intende fare l'educatrice,
bensì educare al bello, al sano, al raffinato, solo con il
consiglio e le letture. Del resto, tutta la critica posteriore riconosce
a Jolanda la vocazione 'materna' del suo dialogo con le lettrici,
tanto che una nuova rubrica dove si commentano le letterine ricevute
dalla direzione, si chiama "consiglio materno". Jolanda
mette al bando le letture romantiche e le frivolezze (c'è in
sottofondo il sacro terrore del bovarismo) e naturalmente la tremenda
Invernizio (che non nomina mai, la chiama C.I. e consiglia caldamente
di non leggere i suoi testi perchè "non adatti").
Nel momento in cui il mercato l'obbliga ad inserire una rubrica di
mode, ne fa un supplemento trimestrale dove la moda proposta è
quella "inglese, che, come si sa, è la più pratica
e insieme la più aristocratica".
I ROMANZI DI JOLANDA
Scritti non per le bambine, ma per le ragazze già grandicelle,
che a quell'epoca convolavano a nozze ad un'età che oggi fa
rabbrividire, e pertanto venivano chiamate 'signorine', i romanzi
di Jolanda vengono pubblicati dapprima presso Le Monnier, in seguito
nella Biblioteca scelta di Cordelia ad uso delle Signorine
dello stesso Cappelli (poi Biblioteca della Signorina). Naturalmente,
sono usciti in precedenza su Cordelia, a puntate. Nel catalogo
editoriale Cappelli degli anni immediatamente precedenti la Grande
Guerra in questa collana compaiono ben 19 titoli di Jolanda sulla
cinquantina complessiva. Poichè è Jolanda stessa che
consiglia le letture alle lettrici, firma la rubrica letteraria con
lo pseudonimo di 'Viola d'Alba'.
EVA
REGINA
Un
cenno a parte merita questo capolavoro. All'epoca quasi tutte scrivono
manuali di comportamento (Marchesa Colombi, Matilde Serao, Anna Vertua
Gentile, etc. e prima di tutte Teresa De Gubernatis), ma quello di
Jolanda va ben oltre il galateo, è anzi un libro sofferto di
dialogo sincero da una donna di esperienza ad un'altra donna all'ingresso
nella vita. E' infatti diretto alle 'giovani spose', viene consigliato
come regalo di nozze, e certamente non deve finire nelle mani delle
cordeliane. E non ce ne stupiamo, dati gli argomenti trattati: si
parla del primo flusso mestruale, dell'intimità coniugale,
del parto, e rivela una mentalità aperta - ma scandalosa per
l'epoca - con la trattazione del divorzio.
(v.
biografia di Jolanda alla pagina SCRITTRICI
DIMENTICATE)
Rina
Maria Pierazzi
(1883 -1962)
Dopo la morte di Jolanda il giornale va in mano
a Rina Maria Pierazzi che lo dirige dal 1917 al dicembre 1935. Il
sottotitolo è "rivista quindicinale per signorine",
poi semplicemente "rivista per signorine" poichè
l'indicazione periodica scompare, anche per la discontinuità
delle pubblicazioni. Il formato è piccolo (17,5x24), le pagine
sono 48. Nel dicembre 1928 diventa un mensile, il formato si ingrandisce
di nuovo, le pagine diventano 60 e si modernizza nell'impaginazione,
arricchendosi di fotografie. La Pierazzi, che tenta di conciliare
l'ideale antiquato del primo fascismo al quale appartiene con le nuove
tendenze che assegnano alla donna il diritto all'uguaglianza e alla
libertà - se non di comportamento - almeno di espressione,
è comunque una letterata (poetessa, romanziera, commediografa,
conferenziera) assai stimata dai contemporanei e in definitiva perfettamente
in grado di reggere Cordelia. E' anche assai moderata, tanto
che compaiono solamente quattro articoli di regime: il primo, a firma
della stessa direttrice, nel 1927; un secondo e un terzo nel 1929
dal titolo rispettivamente "Il Duce" e "La donna di
domani" con il sottotitolo "educazione fascista della gioventù";
e infine il quarto, nel 1933, dove "21 Aprile: Natale di Roma"
esordisce con Romolo e Remo e termina con il Duce. La sede del giornale
è passata da Cento a Bologna, a Torino, a Roma, e infine a
Milano.
Rina
Maria Pierazzi nel 1910 e nel 1936
|
|
Rina
Maria Pierazzi,
Il pane degli altri,
Cappelli, 1924
|
Rina
Maria Pierazzi,
Il nido lontano,
Cappelli, 1926
|
Elena Morozzo della Rocca
Nel gennaio 1936 subentra una nuova direttrice: Elena Muzzati, contessa
Morozzo della Rocca, fascista e tesserata, moglie di un generale decorato
con medaglia d'oro e madre di un tenente dei granatieri, già
direttrice della collana "La vita in fiore" per l'editore
Carabba. Il nuovo sottotitolo è "la donna nella vita e
nella casa" che presto diventa "rivista mensile della donna
italiana". Della vecchia Cordelia è rimasto ben
poco. Sembra dunque che la sostituzione al vertice abbia avuto motivi
politici, poichè sotto la Morozzo della Rocca gli articoli
elogiativi del regime si fanno frequenti, fino ad assumere addirittura
un tono propagandistico per tutto il 1938. La contessa della Rocca
ha già pubblicato innumerevoli manuali di comportamento per
signore, signorine, fanciulle, e persino per i "giovani signori".
Nel dicembre 1938 tuttavia la contessa della Rocca muore improvvisamente
e la direzione di Cordelia ritorna alla Pierazzi; si nota quindi
che tra il 1939 e il 40 il carattere patriottico-fascista gradualmente
scompare, tanto che non si fa neppur cenno all'entrata in guerra dell'Italia,
solo nel numero di settembre-ottobre 1940 compare un articolo di presentazione
della Marina Italiana da guerra, con alcune fotografie. La Pierazzi
tiene la direzione fino a tutto il 1941, anno della sua morte, e tenta
di farlo tornare quello di prima, ma varie difficoltà dell'editore
fanno sì che i numeri spesso escano accorpati, tanto che nella
metà del 1942 la rivista viene assorbita dal giornale La
Donna (che era nato nel 1905). Cordelia aveva già
perso il suo afflato iniziale, ed erano da un pezzo dimenticate le
"giovinette".
Elena
Morozzo della Rocca
|
|
Elena
Morozzo della Rocca, Un grande amore,
Carroccio, 1934, ill. Giacinto Galbiati
|
|
Contessa
Elena Morozzo della Rocca,
"Giovin Signore",
Carabba, n.d.
cover di Mario Pompei
|
|