Dati biografici
Famosissima per tutto l'Ottocento negli ambienti colti letterari ma
anche mondani, Giannina Milli sarebbe stata una normale donna di cultura
della sua epoca - maestra, pedagogista, o altro - se non avesse avuto
in dono una capacità rara: quella di improvvisare, senza tentennamenti,
dei perfetti sonetti in metrica classica o anche poesie in quartine
a rima alternata, con i quali esprimeva il suo pensiero, spesso profondo,
su qualsiasi argomento: politico, letterario, sociale, salottiero.
Giannina Milli nasce a Teramo nel 1827, dove le viene impartita la
normale istruzione riservata alle bambine, quella casalinga. Il suo
dono di natura emerge già a cinque anni, quando, per aiutare
una disgraziata compagnia comica, sale sul palco e recita l'intero
canto di Francesca da Rimini e alcune ottave della Gerusalemme
Liberata, destando una smisurata ammirazione. Il Re di Napoli,
che al momento è in visita nella regione, la vuole conoscere
e la mette a sue spese in un rinomato educatorio femminile per le
figlie dei militari di Napoli. Tornata in famiglia a 16 anni, compone
versi, e continua gli studi, anche aiutata disinteressatamente da
un valente maestro, Stefano Martines, e più tardi guidata anche
dal Regaldi, all'epoca noto improvvisatore novarese, che le insegna
anche alcuni "trucchi del mestiere" e soprattutto come presentarsi
all'uditorio. Incoraggiata dalla madre, comincia ad improvvisare in
pubblico.
Dà la sua prima solenne accademia la sera di San Giovanni,
suo santo patrono, il 24 giugno 1847, suscitando grande entusiasmo.
Dal 1850 inizia a viaggiare per l'Italia, sempre rigorosamente accompagnata
dalla madre, perchè la sua rara dote si era già espressa
e la sua fama aveva iniziato a propagarsi. I suoi temi preferiti sono
la patria, le virtù militari, le virtù cittadine, e
proferisce il nome Italia, attirandosi così la malevolenza
delle varie polizie, che tuttavia non potevano fare nulla in quanto
era acclamata da tutti. Trovandosi a Bologna nel 1859 ricevette l'ordine
dal Cardinal Legato di recarsi a Roma subito dopo la prima rappresentazione,
nella quale aveva improvvisato odi a Galileo, ma per intercessione
di alcune dame non se ne fece nulla. I suoi accenni patriottici le
valgono il plauso del Niccolini, dell'Aleardi, e del Manzoni.
Vince una quantità di primi premi, genericamente medaglie d'oro.
Accolta entusiasticamente in tutti i migliori salotti della penisola
- a Milano nel celebre salotto della contessa
Maffei, a Napoli in quello di Laura
Beatrice Oliva - ed ammirata negli ambienti letterari, tanto che
viene invitata nelle cosiddette "accademie" dove si produce
in saggi di poesia estemporanea, Giannina Milli "parla in poesia"
per tutta la vita.
Sposa il 26 ottobre 1876 Ferdinando Cassone, il quale si sposta di
città poiché nominato Provveditore agli Studi (Caserta,
Bari), il che favorisce la continuità della carriera letteraria
di questo curioso personaggio del nostro Risorgimento, fautrice dell'unità
nazionale e per questo osteggiata dallo Stato Pontificio, nel quale
era proibita la diffusione delle sue poesie. Giannina Milli è
stata anche ispettrice didattica, carica di sapore onorifico più
che gerarchico in quel periodo, poichè si offriva alle personalità
letterarie più che alle insegnanti di carriera (come successe
ad Erminia Fuà Fusinato o Ida Baccini). L'ultima sede della
coppia è Firenze, ma il marito viene preso da demenza senile
e la Milli di lui si occupa fino alla morte. Giannina Milli muore
l'8 ottobre 1888 a Firenze.
Bibliografia. Di lei parlarono in tanti: Raffaello Barbiera nei suoi
volumi di ricordi risorgimentali, De Amicis nel suo Un salotto
fiorentino del secolo scorso, pubblicato su L'Illustrazione
Italiana, e soprattutto i giornali dell'epoca. Gemma Giovannini
Magonio: Italiane benemerite nel Risorgimento nazionale, 1907;
Adele Vitagliano: Storia della poesia estemporanea nella letteratura
italiana dalle origini ai nostri giorni, 1905; Oreste Raggi:
Giannina Milli, 1876 e Biografia con alquante poesie inedite
di Giannina Milli improvvisatrice, Le Monnier, 1861; Giovanni
Frassi: Della Giannina Milli e delle sue poesie, Le Monnier,
1862.
(Per una biografia completa si rimanda al sito www.storia.unina.it/donne/invisi/profili/milli.htm)
Il Premio Giannina Milli
Per permetterle di dedicarsi interamente alla poesia, le donne di
ogni parte d'Italia si organizzarono e fondarono una "Isituzione
Milli" tramite la quale le fu assegnata una rendita vitalizia
nel 1860; questa lodevole iniziativa si deve alla poetessa Alinda
Brunamonti (costei ebbe un po' di notorietà durante le feste
dell'Esposizione Beatrice).
Alla
sua morte si volle continuare la tradizione e intitolare a Giannina
Milli un prestigioso premio, consistente nel medesimo vitalizio, regolato
da un rigido Statuto e presieduto dal Presidente dell'Accademia dei
Lincei, da assegnarsi a quella "donna in Italia che abbia, come
la Milli, già illustrata la Patria con opere di ingegno preclare,
e non sia altronde fornita di sufficienti mezzi di decoroso sostentamento".
Come è noto, nel 1893 vi fu una gara tra Ida Baccini e Ada
Negri per l'assegnazione del prestigioso premio, dove vinse la Negri
facendo dolere lungamente la Baccini, che versava in effetti in miserevoli
condizioni economiche. Naturalmente l'assegnazione privilegiava colei
che avesse "congiunto insieme la genialità dell'arte e
un elevato intendimento morale ed educativo", e in caso di mancata
assegnazione il premio si doveva "erogare a sussidio di due o
più giovinette di non comuni speranze negli studi letterari
o scientifici". Ada Negri vinse il "Premio Milli" quando
era ancora nubile e giovane, per cui la commissione decretò
che l'assegno fosse di lunga durata ma non vitalizio, in quanto le
condizioni economiche della Negri, al momento della vincita "figlia
di una povera popolana che per educare la figlia agli studi ha logorata
la vita nell'opificio", avrebbero potuto con il tempo variare,
e pure la sua "vita severamente vissuta".
Una poesia
In una lettera datata 4 aprile 1858 diretta a Padre Borgogno in Roma,
dove il Padre Somasco, letterato e liberale, diffondeva le poesie
della Milli nonostante la proibizione del governo pontificio, Giannina
Milli invia una poesia "pei singolari onori ricevuti il 18 marzo
1858 dalle donne gentili e dai cortesi signori in Firenze" improvvisata
a segno di ringraziamento per una serata in casa Peruzzi, dove aveva
ricevuto in dono due finimenti: uno d'oro con orologio, l'altro in
pietre dure di Firenze. Ecco la poesia:
D'aurei
monili, onde ogni donna è vaga,
Io di fregiarmi fui sempre ritrosa,
Chè quest'umile e ardente anima è paga,
Sol quando in meste fantasie si posa.
Per me vedran da questo dì le genti
Di gemme e d'or leggiadramente ornata,
E nel segreto mio, pe' miei concenti
Iddio lodando, mi terrò beata.
Beata sì, non di fuggevol gloria
Pel verso, che creò ratto il pensiero,
Ma dell'affetto e della pia memoria
Onde a lungo tra voi viver io spero.
Nè senso fia di vanità che ognora
Renderà questi fregi a me diletti;
Ma il pensier che li offria l'inclita Flora,
Premio cortese a' miei poveri detti.
Deh! perchè fioco e disadorno il canto,
Più del costume del mio labbro vola?
Ah! se il cor si commove, è spesso il pianto
Interprete miglior d'ogni parola.
Dx:
Cenni biografici e una rarissima fotografia di Giannina
Milli,
tratta da un antico Dizionario del Risorgimento |
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