La biografia, di vita e di lavoro, dei fratelli Piattoli
è stata esaurientemente illustrata in un articolo pubblicato
su Charta al quale rimandiamo. Qui vogliamo integrare quanto
pubblicato con
ulteriori notizie, commenti, fotografie e alberi genealogici,
che per
ovvi motivi di spazio non sono stati
inclusi nell'articolo qui sotto riportato.
LA FAMIGLIA
Bisogna riconoscere che la ricerca per cognome "Piattoli"
nell'archivio dei Registri Battesimali Opera del Duomo (Firenze) è
stata a dir poco eroica: si sono guardati tutti i registri
alla lettera P a partire dalla fine della raccolta (1900) per risalire
man mano fino a dove si poteva (1600): oltre a questa data è
stato impossibile risalire all'indietro (ancorché inutile)
poiché nei registri i nati venivano registrati per nome e non
per cognome. I nati a cognome Piattoli trovati sono un numero impressionante,
e non è stato facile ricostruire gli alberi genealogici di
ciascun gruppo familiare, né è stato trovato l'antenato
comune: segno che questi deve risalire quantomeno al XV secolo, se
non prima. Sappiamo dalla Storia che un massiccio fenomeno di inurbanizzazione
avvenne verso Firenze nel corso del XV secolo, favorito dalla stabilità
politica dei Medici e dalla conseguente economia traente. Dal contado
si calava in città per diventare beccai, bottegai, artigiani
e mercanti, e del resto era quello che avevano fatto gli stessi Medici
nel XIV secolo, i quali da lanaioli che erano divennero mercanti,
banchieri, signori di Firenze e dopo un paio di secoli perfino granduchi.
Parliamo di inurbanizzazione poiché in alcuni documenti relativi
ai Piattoli del XVII secolo si fa riferimento al Mugello come terra
d'origine, e se così fosse per tutti i nuclei familiari, l'antenato
comune doveva essere di quella zona. Ma questa è solo un'ipotesi.
I dati reperiti certi ci hanno fatto elaborare una decina di alberi
genealogici diversi, di cui mostriamo solo quello relativo ad una
famiglia di noti pittori (capostipite Raffaello Piattoli), e quello
che ci interessa poiché termina con i nostri Arrigo e Gualtiero
(capostipite Domenico Piattoli). Nota buffa: a distanza di soli quattro
anni nascono nei due rami un Gaetano Domenico e un Domenico Gaetano:
tanto per far capire come spesso ci si sia scontrati con le difficoltà
dovute alle tante omonimie. Tutti i diversi rami Piattoli risiedono
a Firenze in pieno centro, sparsi tra le parrocchie di S. Maria del
Fiore, S. Maria Novella, e i più in quella di San Lorenzo.
Di seguito rimandiamo alla genealogia completa del ramo che discende
da Raffaello, il più noto perché composto da pittori
riconosciuti, e quella del ramo che discende da Domenico e che porta
ai nostri illustratori Arrigo e Gualtiero, totalmente sconosciuti
ai critici che si sono occupati delle loro illustrazioni. I due rami
mostrano diversi punti in comune, abitano nel comprensorio di parrocchie
contigue, ed è lecito ipotizzare che si frequentassero, almeno
fino ad inizio Ottocento.
IL MESTIERE
E' dunque accertato dai documenti (1) che i fratelli Arrigo e Gualtiero
di mestiere facevano i "pittori". Tale definizione - scritta
nero su bianco nel foglio anagrafico di famiglia di ciascuno dei due
- può venire interpretata in molti modi. Siamo nell'Ottocento,
e pittori erano coloro che decoravano le case dei benestanti: i soffitti
spesso erano arabescati, v'erano sempre delle modanature tra i soffitti
e le pareti, o anche nelle pareti stesse se divise in moduli (quando
non parate di stoffa o di cuoio); nelle pareti v'erano spesso zoccoli
anche alti di colore diverso, e via discorrendo. Tutto ciò
veniva affidato ad un "pittore" che avesse un certo gusto,
una buona mano, e magari avesse anche frequentato qualche scuola d'arte.
Buon mestiere. Un tale artigiano veniva chiamato a inizi Novecento
"tintore", ed oggi viene chiamato "imbianchino",
e le decorazioni non si fanno più. "Pittore" dunque
non è una definizione di mestiere accertata, almeno nel caso
dei nostri fratelli: ché se facevano i pittori nell'accezione
appena descritta si capisce come facessero a campare la famiglia,
ma se erano pittori nel senso moderno del termine, beh, allora non
si capisce come abbiano fatto a sopravvivere illustrando otto libri,
alcune cartoline, e non lasciando alcun quadro o affresco. Vediamoli
sin dai loro inizi.
Accertato che non hanno frequentato alcuna scuola d'arte, poiché
non risultano iscritti né all'Accademia di Belle Arti né
all'Istituto d'Arte di Porta Romana (2), non rimane che ipotizzare
un'infarinatura artistica ottenuta frequentando il Palazzo dei Pittori:
una bella sede di studi di artisti che tenevano anche bottega e una
"Scuola Fiorentina di Pittura" dove si insegnavano materie
come l'ornato (fondamentale per i pittori-artigiani), incisione, disegno,
pittura a fresco o anche ad olio. Il Palazzo dei Pittori esiste ancora
oggi, si trova in viale Milton.
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Il
Palazzo dei Pittori di Firenze
Vi
sono anche altre ipotesi di scolarizzazione dei fratelli Piattoli:
non era infrequente che un pittore di buona fama tenesse a bottega
degli apprendisti o addirittura degli studenti paganti: era prassi
di molti artigiani-pittori che avevano bottega nella zona delle Cure.
E' certo che in un modo o nell'altro sapessero come disegnare, e che
Gualtiero abbia imparato l'ornato: basta vedere il bellissimo diploma
che riproduciamo qui sotto.
Certificato
di premio firmato G. Piattoli - Firenze, datato 1927.
Le dimensioni sono grandi: cm. 80x100 circa.
A nostra conoscenza, è l'iunico disegno di questo genere,
consistendo la produzione extralibraria di Gualtiero Piattoli prevalentemente
di cartoline.
Il foglio venne reperito tra gli arredi della casa di un ingegnere
fiorentino, Ezio Landini, messi in vendita dagli eredi.
(courtesy D. Legnani)
LE
OPERE
E' opportuno iniziare con i primi due volumi illustrati a firma Piattoli
- Firenze. Il più "importante" è Le
novelle della nonna di Emma Perodi, pubblicato da Salani nel
1906 (a dx proposto nella ristampa del 1930). Nel frontespizio del
volume manca il nome dell'illustratore. Le illustrazioni sono sicuramnente
incisioni, ma gli originali sono palesemente disegni acquerellati,
e quindi l'incisore non è Piattoli, bensì un impiegato
incisore della casa editrice. Delle
Novelle della nonna sono disponibili in visione i disegni
originali, conservati presso l'Archivio Storico Salani
(3).
Il secondo volume è Patria di Leopoldo Barboni,
il primo di quattro volumi editi nella collana Biblioteca Azzurra
Bemporad (cfr. le copertine alla pagina AUTORI A-C, alla scheda relativa
a Barboni) che trattano dello stesso argomento, i viaggi di un pugno
di personaggi e la loro automobile. Nel frontespizio si legge "con
19 disegni di A. Piattoli".
I tre volumi seguenti invece sono firmati G. Piattoli, e la figurazione
è alquanto diversa. Ad un raffronto diretto tra i disegni del
primo volume della saga automobilistica di Barboni e quelli dei volumi
seguenti, salta agli occhi la diversità della mano. Prendiamo
il personaggio buffo, Mucillaggine: a pag. 67 dell'articolo pubblicato
su Charta si vede come nel volume Patria l'uomo
sia rappresentato in tre dimensioni, i chiaroscuri ben marcati, le
pieghe delle vesti che danno movimento alla figura, persino una semplice
porta dà il senso della profondità; nel volume Patria
in Libia lo stesso personaggio viene sì mostrato con
le medesime sembianze (baffetti, capelli, calzoni a righine) ma come
è diverso!: la figura è tozza quanto l'altra è
slanciata, statica quanto l'altra ha un movimento fluido, il fondale
è piatto, senza profondità. La prima figura, firmata
solamente Piattoli, è sicuramente di Arrigo - come sono di
Arrigo le illustrazioni delle Novelle della nonna -
mentre la seconda è firmata G. Piattoli. La stessa semplicità
si riscontra anche nei volumi seguenti editi per Bemporad, e tutti
quasi bidimensionali, privi di prospettiva; nelle cartoline poi, tutte
di Gualtiero, questa semplicità viene portata al massimo. Nell'unico
volume illustrato per una casa editrice diversa, Nerbini, Gualtiero
Piattoli cerca di rendere l'atmosfera cupa del testo con abbondanza
di nero, quando l'atmosfera orrifica delle novelle perodiane viene
resa da Arrigo solo con la figurazione, senza bisogno di escamotages.
Presso l'Archivio Storico Giunti (3) sono conservati i disegni originali
del secondo volume della saga di Barboni, Mucillaggine in Sicilia.
A ben guardare sono assai simili: disegni a penna appena acquerellati,
e ciò ingenera una certa confusione: di chi sono questi disegni?
Li ha eseguiti Arrigo e firmati Gualtiero? Stava forse Arrigo avviando
il fratello minore verso l'illustrazione, "collaborando"
in un qualche modo alla stessa commessa editoriale? Purtroppo non
sono conservate, nelle due case editrici, le lettere di commissione
agli artisti Piattoli. Nel terzo
volume della saga, A frullo per l'Alta Italia, nel frontespizio
si legge "con 8 acquerelli di G. Piattoli e 96 fotoincisioni".
Che siano sempre disegni e/o acquerelli d'ora in avanti, anche negli
altri volumi, si evince dalla sigla dell'incisore, quasi sempre UZ.
Nel frontespizio del
Ranocchietto si
legge "con illustrazioni di Gualtiero Piattoli" senza specificarne
la quantità, e si tratta di disegni, incisore UZ. Questa sigla
ricorre anche in Patria in Libia, mentre nel primo volume
della saga, Patria, la siglia dell'incisore è
tutt'altra: G.U. (vedi ingrandimento).
Perché ci occupiamo dell'incisore? All'epoca era piuttosto
normale che in tipografia ci fosse un buon incisore pronto a portare
su lastra (o su legno) i disegni degli illustratori, che raramente
erano anche incisori. Chiunque abbia in casa un volume illustrato
dell'epoca può controllare di persona, la sigla dell'incisore,
in tutto il volume, ricorre in almeno la metà delle illustrazioni,
nell'angolo opposto alla firma del pittore. Raramente la firma dell'incisore
è intera, lo fanno i grandi incisori dell'editoria alta, e
lo fa Bongini in diversi volumi illustrati da altri. Nel nostro caso
è evidente che l'incisore sia un altro, non l'illustratore
Piattoli (chiunque sia
dei due fratelli), e
riteniamo che anche le illustrazioni
delle Novelle della nonna, per quanto non sia visibile
alcuna sigla, siano state incise (su lastra, non su legno) da qualcuno
che non è Piattoli: si
confrontino le illustrazioni delle Novelle con i relativi
disegni originali conservati nell'Archivio Storico Salani.
UNA VITA MODESTA
Arrigo lascia l'illustrazione perché ha altri progetti. Difficile
sapere con esattezza - in mancanza di qualsivoglia documentazione
- perché sia andato in Francia, dove viene registrato il suo
matrimonio ad Arles. Dai documenti anagrafici non sappiamo nemmeno
per quanto tempo vi sia rimasto, e non ci resta che ipotizzare un
suo interesse per la pittura d'oltralpe, forse impressionista, o anche
per le nuove avanguardie che fiorivano in quegli anni. D'altronde
poteva semplicemente esere un commerciante: nessuno ha mai lasciato
una testimonianza su quest'uomo, deceduto ancor giovane, mentre di
Gualtiero sappiamo che non si è mai mosso da Firenze, dove
è attivo cartolinista e vedutista di scorci fiorentini, forse
venduti ai turisti di passaggio. Peccato non aver reperito alcun documento
di tipo personale (atti notarili, corrispondenza, contratti, etc.)
e dal momento che entrambi i fratelli non lasciano eredi diretti,
temiamo che non se ne troveranno mai.
Resta il dubbio di come potesse sopravvivere con la sola entrata della
vendita delle cartoline, a meno che la moglie non fosse abbiente,
e ci si chiede perché mai in soli 30 anni cambi ben sette abitazioni,
in una zona tranquilla nei pressi delle Cure: di seguito mostriamo
alcune delle case da lui abitate, almeno quelle ancora esistenti.
Dal
1906 al 1921 Gualtiero Piattoli cambia continuamente abitazione,
passando da via Maffei a via Boccaccio, a via Dino Compagni (in
due case distinte); dal 1921 abita in via della Palancola. Tutte
queste strade sono quasi limitrofe.
Dal 1936 si trasferisce in una zona non lontana, ma più popolare:
via Faentina, in due case distinte.
L'ultima, a fronte della ferrovia, non è più esistente.
(1) Per la ricerca anagrafica si ringraziano: Archivio
Storico Comune di Firenze, Archivio Storico Comune di Livorno, Archivio
Diocesano di Livorno.
(2) Per la ricerca scolastica si ringraziano i responsabili dell'Archivio
Storico dei due Istituti citati.
(3) Per la ricerca delle immagini si ringraziano: Archivio Storico
Giunti, Archivio Storico Salani. I disegni originali menzionati
sono visibili nel sito capti.it.
©
Maria
Enrica Carbognin, www.letteraturadimenticata.it - ottobre 2023