Lo straordinario percorso editoriale
dei fratelli Giuseppe ed Emilio Treves
Emilio
Treves (Trieste, 31 dicembre 1834 - Milano, 31 gennaio 1916) fondatore
della Casa Editrice Fratelli Treves nel 1861, è il secondo
dei tre figli di Sabbato Graziadio Treves (1780-1856), rabbino della
comunità israelitica di Trieste, e della seconda moglie Lia
Montalcini. Il padre, di origini vercellesi, dalla prima moglie aveva
avuto solo femmine; insegna all'Università ed è considerato
uno dei rabbini più liberali ed illuminati del suo tempo.
Il maggiore è Enrico (1829-1913) e il minore è Giuseppe
(1838-1904), e fin dall'infanzia respirano quell'aria colta della
splendida città mitteleuropea.
Il giovane Emilio si sente subito portato verso la letteratura, ed
esordisce sedicenne con due drammi, Ricchezza e miseria,
e Il duca d'Enghien, quest'ultimo proibito dalla censura
e molto denigrato per la sua lunghezza, e tuttavia sulla Imperiale
Regia Gazzetta un anonimo critico scrisse che l'autore, qualunque
strada avesse intrapreso, avrebbe fatto carriera. Mai pronostico fu
più esatto.
Il Lloyd Triestino aveva all'epoca una tipografia importante e pubblicava
una collana, i Classici del Lloyd, diretta dal Prof. Antonio Racheli,
che arrivò fino a 600 titoli. Emilio Treves, segretario di
Racheli, ebbe modo non solo di controllare tutto il lavoro editoriale
relativo alla collana, ma si fece un'enorme cultura, ed imparò
ben presto quel che volesse dire il mestiere dell'editore, non risparmiandosi
nessuna fatica. Poichè contribuiva ai giornali locali con pezzi
suoi, nei quali non esitava ad esternare il suo pensiero, fu costretto
dalla polizia ad allontanarsi da Trieste e passò qualche tempo
a Parigi, dove si manteneva dando lezioni di italiano. Concessogli
di rientrare negli stati imperiali, si stabilì a Fiume, poi
a Udine, e infine a Milano, dove trovò subito impiego come
traduttore alla Gazzetta di Milano, diretta all'epoca da Giuseppe
Rovani.
A Milano da tempo serpeggiava quella coscienza italiana che doveva
poi sfociare nei moti anti austriaci e infine nelle battaglie risorgimentali:
Cesare Cantù ed Emilio Treves prepararono il primo numero di
una Gazzetta d'Italia che tornò dalla censura di Vienna
con una bella proibizione di pubblicazione. Ma si appressava il 1859,
ed Emilio Treves fu uno dei primi Cacciatori degli Appennini che si
batterono con valentia sullo Stelvio, finchè la pace di Villafranca
non pose fine al conflitto. Nella Milano temporaneamente libera egli
riprese il suo lavoro alla Gazzetta e anche all'Uomo di
pietra. Nel 1861, finalmente, potè aprire una tipografia
sua, in via Durini, ed iniziare quel lungo percorso che l'avrebbe
portato ad essere uno dei più grandi editori italiani. Rilevò
dall'ungherese Helfly lo stabilimento in via Solferino 11 e chiamò
presso di sé il fratello Giuseppe come socio, affidandogli
l'organizzazione e la parte finanziaria dell'impresa.
Giuseppe Emanuele Treves si era inizialmente dedicato ad attività
commerciali quando nel 1869 Emilio lo chiamò presso di sé
a Milano per associarlo alla piccola impresa di via Solferino. Sposatosi
subito dopo con Virginia Tedeschi, di famiglia facoltosa, impiegò
la dote dei lei nell'ampliamento dell'impresa, acquistando il terreno
di via Palermo dove sorse poi la moderna tipografia. L'impresa assunse
così la denominazione "Fratelli Treves" nel 1872.
Dal matrimonio non nacquero figli. La moglie era una donna di lettere
e di polso, che molto contributo diede alla casa editrice: prese il
nome di Cordelia per firmare i suoi libri per ragazzi e per signorine,
e diresse con successo le riviste della casa.
Tra i primi giornali della casa ricordiamo Il Museo di famiglia
(1861) e Il giro del mondo (1864). Dal 1869 al 1874
vide la luce Il Corriere di Milano, giornale liberale
costituzionale di ispirazione cavouriana; il redattore capo era Eugenio
Torelli Viollier, arrivato da Napoli in cerca di fortuna, e passato
a casa Treves da Sonzogno dove aveva esordito. Dal Corriere di
Milano nacque poi Il Corriere della Sera, ancor
oggi uno dei principali quotidiani nazionali.
Emilio Treves si dedicò subito dopo alla creazione di un settimanale
illustrato, idea preesistente ma fallimentare nelle esperienze di
Pomba (che ci aveva provato tra il 1847-48 e il 1860-61) e di Perrin
(nel 1855); ci aveva provato Cima con una Illustrazione Italiana
corredata da litografie, e infine si erano dati per vinti anche Edoardo
Sonzogno, che pure aveva prodotto per anni una Illustrazione Universale,
e gli eredi Botta, che avevano dato vita ad un Nuovo Giornale Illustrato
Universale in Firenze capitale, e che terminò con il passaggio
della capitale a Roma. Nel novembre 1869 lanciò L'Illustrazione
Popolare, che usciva il giovedi e la domenica al costo di
5 centesimi al numero, ma nel dicembre 1873 vide la luce il primo
numero del settimanale che ebbe grande fortuna e che entrava in tutte
le case, almeno sino a che non uscì la Domenica del Corriere
(nel 1899): La nuova Illustrazione Universale, che due
anni dopo assunse il titolo definitivo di L'Illustrazione
Italiana, a cui Emilio Treves fino alla morte dedicò
la sua operosità e il suo ingegno (la testata fu rilevata dalla
Garzanti nel 1939 e proseguì fino alla fine degli Anni Cinquanta).
Ad inizio secolo diede vita ad una nuova testata illustrata, Il
secolo XX, i cui collaboratori furono Gabriele D'Annunzio,
Raffaello Barbiera, Ada Negri e Ugo
Ojetti.
La morte prematura di Giuseppe il 5 settembre 1904 portò dei
cambiamenti nell'assetto azionario della casa: nel dicembre dello
stesso anno l'impresa fu trasformata in società anonima, partecipata
da Emilio Treves, Virginia Treves, la banca Zaccaria di Pisa, e in
quote minoritarie anche Luigi Della Torre, Ferruccio Foà e
Cesare Saldini. La direzione aziendale fu divisa tra Emilio e Guido
Treves (figlio di Enrico). Dopo la doppia morte di Emilio e di Virginia
nel 1916 l'azienda restò in mano a Guido e alla moglie Antonietta
Pesenti, che diedero per un certo periodo l'illusione di ricalcare
i fasti del passato, compreso un gran salotto tra mondano e letterario
nella loro abitazione di via San Damiano, peraltro molto frequentato
da nomi illustri quali D'Annunzio ed Eleonora Duse, Sabatino e Guido
Lopez, Arrigo Boito. Tuttavia gli inevitabili cambiamenti portati
dalla nuova concorrenza costrinsero la casa alla fusione con la Bestetti
e Tumminelli nel 1926. Nel 1931 venne costituita la società
Treves-Treccani-Tumminelli che però ebbe vita breve, a causa
della morte prematura di Guido Treves, avvenuta nel 1932. Antonietta
Pesenti volle ricostituire la casa editrice Treves, ma nel 1938 le
leggi razziali la costrinsero a cedere l'azienda a Garzanti.
Emilio Treves fu autore, editore, libraio e tipografo, non tralasciando
alcun aspetto del lavoro di una grande casa editrice. Fu tra i fautori
del diritto d'autore e fu tra i fondatori della Società Italiana
degli Autori.
Giocatore di domino, bridge e bézigue, Emilio Treves trascorreva
felicemente in casa, nel bel palazzo di via Brera, la propria vita
privata. A metà gennaio del 1916 venne trasferito in una casa
di salute per un'operazione urgente, dove spirò alla mezzanotte
tra il giorno 30 e il giorno 31. I funerali furono solenni, e un enorme
corteo seguì la bara, scortata da Arrigo Boito, Ugo Ojetti,
il senatore Luigi Della Torre, il cav. Emilio Alfieri, vice presidente
dell'Associazione Tipografico-libraria italiana (fondata nel 1869).
Il corteo sfilò per via Solferino e via Palermo, davanti allo
stabilimento tipografico, poi in via Garibaldi e via via fino al Cimitero
Monumentale. Ferdinando Martini, all'epoca Ministro delle Colonie,
legato a Treves da amicizia oltre che da collaborazione letteraria,
tenne l'orazione funebre.
Virginia Treves Tedeschi
Virginia Treves Tedeschi nasce a Verona il 22 marzo 1849 da Guglielmo
e Fanny Modena, oriunda di Rovigo. La famiglia è benestante,
il fratello di Guglielmo, Donato, è il fondatore della casa
editrice Drucker & Tedeschi di Verona. Ha un fratello, il giornalista
Achille Tedeschi (1859-1912) con il quale collaborerà. Virginia
si mostra subito portata verso le belle lettere, tanto che le furono
impartite lezioni private e fu allieva anche di Erminia Fuà
Fusinato, all'epoca una delle maggiori educatrici-pedagoghe. Sebbene
giovanetta, è coraggiosa, e non esita a scrivere poesie libellistiche
contro gli Austriaci. L'11 settembre 1870 convola a nozze con Giuseppe
Treves, il quale naturalmente pubblicherà i suoi scritti. Il
primo di una lunga serie di romanzi fu Il regno della donna,
apparso nel 1879, nel quale si elogiava il focolare domestico come
il luogo eletto per la donna, nel quale essa poteva eccellere e al
contempo trarre godimento. Più o meno tutti i successivi romanzi
non si discostano molto da questo input, così come la
sua propria esistenza fu sempre improntata alla gentilezza e alla
probità. Piccoli eroi, romanzo per fanciulli,
ebbe un successo enorme ed arrivò alla 62a edizione, testo
di ardori ed esaltazioni virtuose, ispirato patriotticamente e probabilmente
ispiratore di tanti arruolamenti tra i giovani che presero parte alla
guerra irredentista, quella "sacra guerra di rivendicazione dei
nostri confini" come venne definita dai giornali di casa Treves
(non dimentichiamo l'origine triestina della famiglia). Per molti
anni Virginia Treves diresse il famoso giornale di mode Margherita,
nata il 1° dicembre 1878, annunciato come "giornale delle
signore italiane di gran lusso, di mode e di letteratura",
e nell'edizione di lusso (v'erano due distinte classi di abbonati,
quella dell'edizione di lusso e quella dell'edizione economica) campeggiava
sulla testata l'immagine della Regina Margherita, con le sue famose
perle al collo. Margherita divenne presto il degno concorrente
di Cordelia e della Rivista per le Signorine; per i
più piccoli Virginia Treves diresse Il Giornale dei Fanciulli
(1881-1891), concorrente del Giornale per i Bambini,
e Mondo piccino, che dà anche il titolo alla
collana di
testi per bambini. Il fatto che Virginia scegliesse come pseudonimo
il nome Cordelia, l'indimenticabile eroina shakespeariana, all'epoca
di gran moda, più o meno nello stesso momento in cui De Gubernatis
iniziava le pubblicazioni dell'omonimo giornale per fanciulle, peraltro
derivato dal nome di sua figlia, ha ingenerato una qualche confusione
tra i disattenti moderni critici, che a tutt'oggi scrivono tranquillamente
saggi dove confondono l'autrice con la rivista. Sic transit gloria
mundi.
Virginia Treves non era solo una scrittrice, era anche una signora,
e come tale riceveva e teneva un salotto celebre per le frequentazioni
colte: letterati, scrittori, artisti, sia nella casa milanese di via
Conservatorio, sia nella sua bella villa di Pallanza. I nomi ricorrenti
in casa Treves erano quelli di Giuseppe Giacosa e Arrigo Boito, Gerolamo
Rovetta, Eugenio Torelli Viollier, Raffaello Barbiera, Ada Negri,
Annie Vivanti, Giovanni Verga; e nelle loro visite a Milano anche
Luigi Capuana, Matilde Serao, e Gabriele D'Annunzio.
Le questioni sociali la interessarono sempre molto, e infine si decise
a pubblicare un suo studio sulla donna che lavora, figura emergente
nei primi decenni del Novecento. Il saggio è un misto di pensieri
di economia, di psicologia, di filosofia, che oggi appare spicciola:
può continuare la donna elegante e ricca ad essere paga dei
suoi abiti e dei suoi gioielli, o non debba concedere le sue elette
prestazioni al bene sociale, del popolo, della patria? Oggi, quasi
un secolo dopo, tale domanda appare anacronistica, ma all'epoca le
signore della buona borghesia non si sognavano neppure di avere un'occupazione,
tranne quella di scrivere o di educare; le donne che all'epoca lavoravano
lo facevano per bisogno, come avevan sempre fatto dai tempi dei tempi.
Virginia Treves si chiede qualcosa d'altro: le donne possono lavorare
non per bisogno ma per interesse intellettuale? In quest'ottica ella
stessa fu tra i fondatori nel 1912 del "Lyceum" femminile
di Milano, sorto per incoraggiare le donne negli studi e alle opere
artistiche, scientifiche e umanitarie. Virginia Treves morì
a Milano il 7 luglio 1916.
Titoli di Cordelia
Per le signorine: Il regno della donna (1879), Prime battaglie
(1880), Vita intima (1881), Dopo le nozze (1882), Catene (1882), Casa
altrui (1883), Massime e consigli (1886), Il mio delitto (1890), Forza
irresistibile (1889), Per vendetta (1893), I nostri figli (1894),
L'incomprensibile (1900), Le donne che lavorano (1916)
Per i fanciulli: Il castello di Barbanera (1883), Nel mondo
delle fate e Nel regno delle fate (1884), Mentre nevica (1886),
In vacanza (1890), Piccoli eroi (1891), Il libro delle avventure (1892),
Mondo piccino: racconti (1893), I racconti di Natale (1896), Il segreto
della felicità (1896), Nel regno delle chimere (1898), Verso
il mistero: novelle (1905), I nipoti di Barbabianca (1912)
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Alcune
pubblicità editoriali per i titoli di Cordelia tratte
da L'Illustrazione Italiana
da sin: Per vendetta e
Piccoli Eroi, entrambi illustrati da Arnaldo
Ferraguti
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La
numerosa famiglia Treves
Emilio Treves sposò Suzette Thompson (1841-1927) con la quale
arrivò a festeggiare le nozze d'oro e che nel 1864 gli diede
la figlia Maria la quale sposò nel 1885 Angelo Mosso (1846-1910)
dandogli l'adorata nipotina Emilia, detta Mimì (1890-1937),
che sposò nel 1915 il cugino Mario Ferraguti. In assenza di
eredi maschi diretti, egli si affezionò molto ai nipoti Treves,
Senigaglia e Ferraguti.
Enrico Treves, avvocato, visse a Vienna e nel 1885 si trasferì
a Milano, specializzandosi nei diritti d'autore. Sposato con Elena
Wiwodzoff (1848-1940), ebbe i figli Olga, Guido e Giulia. Guido (1875-1932)
condirettore de L'Illustrazione Italiana e dirigente della
casa editrice, sposò nel 1909 Antonietta Pesenti (1882-1978).
Olga (1873-1945) sposò il pittore Arnaldo Ferraguti nel 1891
dal quale ebbe i figli Mario (1892-1976), Alessandro (1896-1971) e
Renata; Giulia sposò Guido Senigaglia, nipote di Virginia Tedeschi.
A Pallanza avevano villa Giuseppe e Virginia, e lì se la fecero
costruire anche Olga e Arnaldo Ferraguti, mentre Emilio e Suzette
avevano villa a Belgirate. Anche questa comunanza estiva contribuì
alla formazione di questa grande famiglia, che gravitava comunque
attorno alla casa editrice. Il matrimonio che più legò
tutti quanti fu quello tra Mimì Mosso e Mario Ferraguti, che
chiudeva il cerchio della discendenza di Emilio e di Enrico.
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Sin:
la fotografia ufficiale per le nozze annunciate di Mimì
Mosso e Mario Ferraguti, apparsa su Il Museo di Famiglia
(1915); centro: il numero unico speciale de L'Illustrazione
Italiana in occasione delle nozze di Guido Treves con Antonietta
Pesenti (1° luglio 1909); ds: Emilio Treves e la moglie
Suzette Thompson nell'anno del matrimonio (1863).
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Collane
A differenza di altre case editrici coeve Emilio Treves ignorò
i feuilletons e si diede alla letteratura colta; inizialmente sostenitore
della scapigliatura, si volse poi verso il verismo: è lui che
fece conoscere al pubblico Giovanni Verga, e fu il primo editore di
molti nomi illustri, tra i quali Edmondo De Amicis, Girolamo Rovetta,
e tradusse gli autori stranieri. Non sdegnando un pubblico più
popolare, nel 1864 costituì la collana Biblioteca utile,
che raccoglie titoli di argomenti vari; e poi le collane Biblioteca
amena, Biblioteca dei viaggi (150 voll. di traduzioni straniere
ma anche i reportages di autori italiani tra i quali De Amicis), Biblioteca
delle Meraviglie. Nel 1871 fu tra i primi editori a portare al pubblico
italiano le traduzioni di Verne, per il quale editò un Giornale
popolare di viaggi dove apparvero i Viaggi Straordinari.
Nel Novecento una collana di nuova concezione, Le più belle
pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi, fu
affidata ad Ugo Ojetti.
La Biblioteca Amena contribuì molto al rinnovamento della
cultura italiana, facendo conoscere autori quali Anton Giulio Barrili,
Girolamo Rovetta, gli scapigliati Arrigo Boito, Luigi Gualdo, Emilio
Praga, Igino Ugo Tarchetti; inoltre portò a conoscenza del pubblico
italiano grandi autori stranieri quali i francesi Paul Bourget, Alphone
Daudet, Gustave Flaubert, Guy de Maupassant; i grandi romanzieri russi,
ancorchè tradotti dal francese: Ivan Turgheniev, Lev Tolstoj,
Fedor Dostoevskij; gli inglesi Charles Dickens e Charlotte Bronte.
I titoli della Biblioteca Amena sono oltre 900.
©
www.letteraturadimenticata.it,
dicembre 2010
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La
cover de L'Illustrazione Italiana
Anno XLIII, 5 febbraio 1916
nell'annuncio della morte
dell'Editore Emilio Treves.
Il ritratto fu eseguito da
Vittorio Corcos nel 1909
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Il
Giornale dei Fanciulli
diretto da Virginia Treves
(Cordelia) e
Achille Tedeschi
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La copertina editoriale per la rilegatura dei fascicoli de
L'illustrazione Italiana
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L'illustrazione
Italiana:
la splendida copertina dell'edizione di lusso per il numero di
Natale dell'anno 1889
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Arnaldo
Ferraguti
(1862-1925)
Singolare figura d'artista, è noto per il grande quadro
intitolato
"Alla vanga" esposto alla prima Triennale di Brera nel
1890 che gli valse il premio di figura riservato ad artisti emergenti.
La genesi del quadro gli costò anni di lavoro e di personale
esperienza sui campi per rendersi conto esattamente delle posizioni
della figura. Come illustratore lavorò esclusivamente per
la casa editrice Treves, in particolare per i testi di Cordelia,
ma anche per De Amicis, Onorato Fava, Pietro Gori, un
unico testo di Emilio Salgari,
e occasionalmente per le pagine de L'Illustrazione
Italiana. Ebbe l'onore di illustrare l'unico titolo che Giovanni
Verga accettò di illustrare, il libro di novelle Vita
dei campi (1897).
Sul finire del secolo lavorò sempre meno per la casa editrice,
limitandosi ad esporre a Venezia, Genova e Torino, ma problemi
economici erano sorti e dovette vendere la villa di Pallanza.
Si era dato alla ricerca chimica, e nel 1894 aveva brevettato
un nuovo fissativo per pastelli; in seguito aveva inventato una
sorta di pergamena artificiale apprezzata da D'Annnunzio di cui
illustrò alcuni testi e infine si dedicò alla scenografia
per La figlia di Jorio, che ebbe grande successo,
grazie anche all'interpretazione di Irma Gramatica. Ma la pittura
e il disegno non l'interessavano più: si era dedicato all'invenzione
di un materiale sintetico imitante il cuoio, che assorbì
tutte le sue energie: sporadiche le illustrazioni fino alla Grande
Guerra, dopo di che si trasferì a Forlì per assumere
la direzione della fabbrica del suo "percuoio" (l'attività
produttiva essendo stata acquisita da terzi); a Forlì visse
fino alla morte.
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A. Ferraguti:
Alla vanga
Nel
1886 Treves pubblicò Cuore di Edmondo De
Amicis, uno degli autori di punta della casa, noto per i resoconti
di viaggi. Il testo in origine era pensato come libro di lettura
per le classi elementari. Il titolo ebbe un succosso clamoroso,
ed è considerato uno dei tre pilastri della letteratura
per ragazzi dell'Ottocento (gli altri due sono Memorie di un
pulcino e Le avventure di Pinocchio).
La prima edizione fu riccamente illustrata da Arnaldo Ferraguti,
Enrico Nardi, Giulio Aristide Sartorio. La traduzione francese
venne illustrata da Raoul de la Nezière. Nel 1923 il titolo
arrivò al milione di copie.
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Pubblicità
per la
Biblioteca Amena
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