libri
e giornali per ragazzi
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ILLUSTRATORI A-C |
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ACCORNERO,
VITTORIO (1896 - 1982) Vittorio Accornero de Testa nasce a Casale Monferato nel 1896. Nel primo dopoguerra inizia a firmarsi Victor Max Ninon, ma anche solamente Ninon, e collabora al Giornalino della Domenica. Privilegia le fiabe e in genere la narrativa di fantasia, dove può sbrigliare la propria con un segno limpido ma molto ornato, ricco di volute e curve sinuose, a metà fra il liberty e l'art déco, ma molto personale. E' lo stesso stile della moglie, l'illustratrice Edina Altara, con cui realizza diverse copertine per l'editoria infantile, e insieme si firmano Edina e Ninon. Nel 1934 i due si separano e Accornero inizia a firmarsi con il suo nome. Accornero illustra in totale una sessantina di volumi, oltre alle favole di Perrault, Andersen e Grimm, illustra un celebre Pinocchio e anche il libro Cuore. Collabora estesamente all'Enciclopedia dei Ragazzi Mondadori, e ai periodici L'Illustrazione Italiana, La Donna, Cordelia, La Domenica del Corriere e Il Corriere dei Piccoli. Negli Anni Trenta si dedica alle scenografie teatrali per numerose operette e balletti rappresentati alla Scala di Milano. Alla pitturta approda tardi, negli Anni Cinquanta, ma espone sia in Italia sia all'estero. Dal 1960 al 1980 collabora con lo stilista Gucci e disegna circa 80 foulard, tra i quali il famoso "Flora", disegnato espressamente per Grace Kelly. Muore a Milano nel 1982.
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AMADIO,
ORESTE
(1873 - 1948) Nasce a Montalto delle Marche (Ascoli Piceno) nel 1873; autodidatta. Illustra per circa un ventennio quasi esclusivamente per le case editrici milanesi Società Editoriale Milanese, Bietti e Barion, specializzate in pubblicazioni a fascicoli di edizioni popolari di opere classiche, romanzi storici e d'avventura, romanzi di cappa e spada, fantastici e polizieschi - da Hugo a D'Alaja, da Provaglio a Balzac, da Collodi a Malot, da Salgari a Vertua Gentile, da Fogazzaro a Oriani, da Capranica alla Baronessa Orczy. Realizza inoltre innumerevoli copertine e illustrazioni di libri per l'infanzia. Per i classici citiamo La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso "tradotta in prosa per uso del popolo italiano" (1912) con 51 disegni e L'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto "ampiamente tradotto in prosa per uso del popolo italiano" (1913-14) con 132 "disegni originali": ambedue i lavori a cura di Giuseppe Castelli e usciti a fascicoli per la Società Editoriale Milanese. Si cimenta inoltre con la Divina Commedia, tradotta in prosa per "uso del popolo italiano", nella rara e particolare edizione a fascicoli del 1910 della Società Editoriale Milanese, sempre a cura di Giuseppe Castelli. Il prof. Attilio Coltorti, critico d'arte, ha reso disponibili le riproduzioni delle 80 tavole realizzate da Amadio per una mostra dedicata all'artista. Le sue illustrazioni si distinguono per la capacità e la forza che hanno di accompagnare visivamente e con rara immediatezza il contenuto del testo, sia mediante colorate copertine in cui prevale, come è naturale, un linguaggio pittorico complessivo, ben distinto dal titolo dell'opera sempre posto in bella evidenza, che nelle pagine interne, dove la "narrazione grafica", benché più sobria in quanto sempre in bianco e nero, si fa più precisa e dettagliata, ed è sempre accompagnata dalle poche righe di testo da cui l'artista ha tratto ispirazione. Nel 1900 sposa Matilde Laureti da cui ha il figlio Walter (nato nel 1902); nell'aprile del 1910 si trasferisce a Sesto San Giovanni, e nel 1928 emigra alla volta della Tunisia dove si stabilisce: questa decisione è probabilmente suggerita dal figlio Walter, fotografo, operatore e regista cinematografico, che fin dal 1925 risiedeva in Eritrea. Oreste Amadio tiene uno studio a Tunisi, nel quartiere di Montfleury, e diviene apprezzato ritrattista di stampo tradizionalista, tanto da ricevere alcuni premi e partecipare a diverse esposizioni, tra le quali a quella della Società Operaia di Tunisi nel 1929. In un articolo del 1928, apparso sul giornale tunisino di lingua italiana "L'Unione", Amadio afferma che da quella data in avanti (ormai ha abbandonato l'illustrazione) sarebbe stato il ritratto a prevalere nella sua pittura. Muore a La Marsa in Tunisia nel 1948. Le informazioni riportate sono state cortesemente fornite dal Prof. Attilio Coltorti. © Attilio Coltorti Altri illustrati da Oreste Amadio: Michele Zévaco, Cappa e spada (Ed. Popolare Milanese, 1928) Michele Zévaco, Il ponte dei sospiri (Società Editrice Milanese, n.d., e poi Bietti, n.d.) Alfredo Oriani, Vortice: romanzo (Barion, 1924) Alfredo Oriani, Gelosia: romanzo (Barion, 1924) Georges Ohnet, Il padrone delle ferriere (Società Editrice Milanese, n.d.)
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C. Collodi, Giannetino, Barion, 1924, ill. int. di Oreste Amadio (courtesy Attilio Coltorti) a cura di Giuseppe Castelli e illustrata da O. Amadio. Sin: cover, dx: ill. int. (XII, 73-75) (courtesy Attilio Coltorti)
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ANGOLETTA,
BRUNO (1889 - 1954)
Nasce a Belluno
il 7 novembre 1889, ma nel 1908 si trasferisce a Roma. Collabora conme
scenografo e costumista per il "Teatro dei piccoli" di Podrecca,
e illustra il settimanale satirico L'Asino. Nel 1914 inizia come
illustratore per l'editoria libraria: suoi sono molti dei volumi de La
bibliotechina de "La lampada" (Mondadori). E' volontario
nella Prima Guerra Mondiale. Al termine del conflitto collabora con Il
Pasquino, La tribuna illustrata, Il Guerin Meschino,
Bertoldo, e realizza numerose copertine per il Giornalino della
domenica nelle edizioni del terzo periodo. Nel
1920 Mondadori gli affida il giornalino Giro giro tondo redatto
da Beltramelli. Nel 1927 sposa Fidelia
Mezzelani e si trasferisce a Milano. Qui inizia la lunga collaborazione
con Il Corriere dei piccoli di Spaventa, creando il celebre Marmittone
(1928) e successivamente altri personaggi: Sor Calogero Sorbara, il dottor
Centerbe, Pampam della Micragna, e i balillini Romolino e Romoletto. Marmittone
è un soldatino italiano di buona volontà ma perseguitato
dalla sfortuna, e finisce sempre in prigione. Marmittone è in contrasto
con il regime fascista, ma resiste fino ai primi Anni Quaranta. Negli
anni della guerra poi Angoletta inventa per il regime il personaggio Mr.
Dollar, una satira sul "nemico americano". Per Mondadori disegna
il famoso marchio della Medusa per la prestigiosa collana. Illustra complessivamente
oltre un'ottantina di volumi, tra i quali anche il famoso Giove
e le bestie di Trilussa nel 1932, ma è anche grafico, cartellonista,
pittore (partecipa per un certo periodo all'avanguardia futurista), ed
espone a due biennali veneziane, nel 1928 e 1936. Muore a Milano il 7
gennaio 1954. Si firma con la sola A o anche ANG. Le
avventure di Pinocchio, Garzanti, 1951, cover
courtesy Lia Madorsky ill.
interna da: Le avventure di Pinocchio, Garzanti, 1951; ill.
di B. Angoletta
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ANICHINI,
GIUSEPPE (1862
- 1936)
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La cover del Catalogo Generale Adriano Salani Editore del 1917: l'ornato del disegno è di Giuseppe Anichini |
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ANICHINI,
TIBURZIO EZIO (1886 - 1948)
Scena Illustrata, Anno XI, 1-15 aprile 1933 cover di Ezio Anichini |
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BALDO,
GINO (1884 - 1961)
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La Vispa Teresa, Anno V, n° 22, ill. interna di Gino Baldo
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BATTIGELLI,
MARINA (1894 - 1979) Nasce al Cairo il 3 luglio 1894 da genitori triestini. Il nonno trova lavoro ad Ismaila in Egitto, su interessamento del barone Pasquale Revoltella, al tempo della prima rappresentazione dell'Aida verdiana (1871), il padre Antonio è architetto e lavora al servizio del Kedivé. Negli anni Novanta dell'Ottocento la situazione politica precipita e i Battigelli emigrano in Svizzera, a Graz; dopo la morte del capofamiglia tornano in Italia e si stabiliscono a Firenze. Autodidatta, Marina mostra una precoce attitudine al disegno, ma non compie studi regolari, né tantomeno d'arte. Tuttavia, è una delle maggiori illustratrici di libri per bambini, e si afferma fin dalle prime prove, alle quali non è estraneo il ricordo della grafica di Kate Greenaway e Randolph Caldecott; più tardi avrà modo di riflettere anche sulle illustrazioni delle cognate d'Orlandi. Il fratello Raffaello, architetto e ingegnere, sposa infatti la pittrice Fides d'Orlandi, che, insieme con la sorella Lea, più famosa, era allieva di Gasparini. Anche il fratello Beniamino è ingegnere; entrambi sono molto dotati nel disegno tecnico. I fratelli Margherita, Amelia e Giacomo, pur sapendo disegnare, non sono "artisti". Esordisce nel 1921 con Vangelo raccontato ad un bimbo dalla sua mamma con lo pseudonimo di Agnese Lulli e collabora al Giornalino della Domenica. Acquafortista, le sue opere incise fanno parte delle maggiori raccolte nazionali ed estere: Ai musei Pitti e Uffizi di Firenze, alla Galleria Pisani di Roma, a Tokyo, a Lipsia, a New York. Riceve un encomio speciale alla XXII Biennale di Venezia; la medaglia d'argento alla Mostra Francescana di Assisi nel 1927; il secondo premio Città di Orvieto per l'incisione nel 1941. Bruno da Osimo pubblica su di lei quattro articoli, nel 1938, 39, 40 e 41. Notevoli sono le raccolte a tema (Maternità, Mondadori) e fiabe da lei stessa scritte e illustrate. Novelle, bozzetti e pagine di critica appaiono contrassegnate da una sigla di pseudonimo. Vive sempre con la madre, unica tra tutti i fratelli a non sposarsi, ed alleva come suo un bambino trovato durante la Grande Guerra dopo una delle battaglie del Carso da un gruppo di Alpini accanto alla madre morta; Giovanni Lesca era probabilmente il vero nome del bambino, mai variato; anch'egli non si sposò mai. Marina Battigelli muore a Firenze il primo giugno 1979. Si firma in vari modi: con le sole iniziali oppure con il nome per esteso, oppure con l'iniziale puntata e il cognome per esteso; a volte aggiunge "Firenze" sotto la firma. La bibliografia di Marina Battigelli conta un centinaio di titoli. La Redazione ringrazia Piero Pacini e Laura Baldasseroni per le informazioni fornite. Sienkewitz,
Quo Vadis?, La scala d'Oro, UTET, 1945
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BAZZI,
MARIO (1891
- 1954) Nasce a Bologna il 20 settembre 1891. Frequenta il Collegio Artistico e collabora con Il mondo e Il Secolo XX. Trasferitosi a Milano appena ventenne, si afferma come cartellonista pubblicitario ma soprattutto come caricaturista. Si firma anche GianGaspare. Il suo tratto caratteristico è il disegno a carboncino poi colorato a forti tinte (come nelle copertine della serie "Gli uomini del giorno" della casa editrice Modernissima) vagamente influenzato dalla pittura cubista, e soprattutto la mezzatinta. Collabora a diverse case editrici e a testate come Il Bertoldo, Ardita (rivista mensile de Il Popolo d'Italia), Guerin Meschino, La Lettura (fino al 1933), Satana, e Il Pettirosso (settimanale satirico dell'Avanti!) Nel 1915 collabora al settimanale militare umoristico illustrato Alla baionetta! e nel 1918 al settimanale dei soldati del Grappa La trincea. Egli stesso è impegnato nella Prima Guerra Mondiale nel corpo degli Alpini. Dagli Anni Trenta collabora a testate satiriche come Settebello, e Ta-Pum (canzoni in grigioverde); nel secondo dopoguerra anche a Il Barbagianni, Fra' Diavolo. Illustra libri per l'infanzia e crea nel 1926 il personaggio di Archimede per il Giornalino della Domenica. E' anche pittore ritrattista e talvolta paesaggista, ma si conoscono solo alcune vedute di Milano. Muore a Milano il 30 novembre 1954. Mario
Bazzi, due autoritratti
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Source: Raccolte d'Arte dell'Ospedale Maggiore (proprietà della Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano) |
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BERNARDINI,
PIERO (1891 - 1974) Nasce a Firenze
il 23 giugno 1891. Studia per diventare un tecnico delle Ferrovie, dove
lavora anche il padre, ma frequenta anche una scuola d'arte e nel 1908
esordisce sulle pagine del Passerotto, supplemento mensile de Il
giornalino della domenica riservato agli abbonati, diretto da Omero
Redi. Più tardi collabora anche al Corriere dei Piccoli
e al Giornale dei Balilla. Nel 1914 espone alla 'Mostra del bianco
e nero' di Firenze. Viene assunto alla Biblioteca filosofica di Firenze
e comincia una vasta attività di illustratore, sia per l'editoria
infantile, soprattutto per Bemporad e UTET (Scala d'oro), sia per periodici
(La lettura, Comoedia, L'illustrazione Italiana, Il Secolo Illustrato,
Il dramma, il Romanzo mensile, il Romanzo per tutti, i satirici Pasquino
e Travaso); è anche grafico e pubblicista. Illustra i più
noti titoli dell'editoria per ragazzi (Swift, Kipling, Panzini, e tanti
altri, per circa 200 titoli) e un celebre Pinocchio nel 1924. Per Bemporad
disegna anche alcune copertine degli Almanacchi, e illustra diversi titoli
dell'Istituto Editoriale Italiano. Si sposa nel 1925. L'attività
di fumettista e illustratore continua anche dopo la Seconda guerra mondiale,
nonostante la sua miopia si vada sempre più aggravando; disegna
anche tavole a fumetti per La settimana dei ragazzi. Nel 1971 pubblica
l'autobiografia Fatti miei, memorie di un ottuagenario. Muore
a Firenze il 13 ottobre 1974. Maupassant,
La signorina Fifì, I.E.I., n.d., ill. int. di Piero Bernardini (tav. 1)
Illustrazione
per la novella La vittima dell'ospitalità
di Benedetto Ciaceri (1902-1965), pubblicata su Il romanzo mensile, illustrata da Piero Bernardini Bozzetto di Piero Bernardini per l'Autostrada Firenze-Viareggio pubblicata su L'Illustrazione Toscana, 1928 |
di Mario Buzzichini, tratto da Ragazzi d'Italia, 1/9/1923 (un supplemento del Resto del Carlino) La didascalia recita: "Infatti, guardate, laggiù: - c'è un veliero ed è, sissignori, il veliero - del Corsaro Nero"
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BERTOLETTI,
NINO (1889 - 1971)
Nino
Bertoletti, "Ritratto di Pasquarosa",
olio su tela, 54x73, 1934
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villa Strohl Fern
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BETTI,
DARIO (1891 - 1987) Dario Guglielmo Rodolfo Betti nasce a Firenze il 6 ottobre 1891 da Ezio e Igina Banti. Consegue la licenza tecnica e lavora come impiegato, in seguito archivista a S. Maria Nuova, pertanto è autodidatta in materie artistiche. Espone alla Biennale di Venezia nel 1924 e all'Internazionale di Arte Sacra di Padova, alle prime tre Quadriennali di Roma (per invito), alla Mostra dell'incisione di Firenze, alla Fiera del Libro di Lipsia e alla I Fiera del Libro di Firenze, dove è anche membro della giuria per le illustrazioni editoriali. Acquafortista, è anche incisore e xilografo. Una sua acquaforte "Capraia sull'Arno" è conservata alla Galleria d'Arte Moderna di Firenze. Si dedica all'illustrazione per diversi editori, famose sono le sue copertine di libri per ragazzi (Bemporad, Carabba) e collabora a Scena Illustrata come fotografo. Tra i volumi più noti citiamo Buzzichini, Storielle vecchie o quasi (con xilografie); Marchetti, Vita di S. Francesco (xilografie); nel 1950 pubblica il manuale Tecnica dell'incisione. Muore a Firenze nel 1987. Dario
Betti
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BIANCHI,
ALBERTO (1882
- 1969) Nasce a Rimini il 10 settembre 1882, nipote di Mosè Bianchi (1836-1890, che studiò sotto l'Hayez e fu un grande pittore, morto depresso e dimenticato). Frequenta la scuola di Antonio Mancini. E' illustratore di libri, riviste e giornali, tra i quali Lidel, Novella, Il Secolo illustrato, II Secolo XX, il Guerin Meschino; per i piccoli illustra un'edizione del Pinocchio (1926) e collabora ad alcuni giornalini tra i quali II corriere dei Piccoli e Il giornalino della domenica di Vamba (negli ultimi anni), ma è noto soprattutto come copertinista del Romanzo Mensile Mondadori e La Lettura, il periodico del Corriere della Sera. Da un articolo di WUZ apprendiamo che "nel 1929, anno in cui Lorenzo Montano e Luigi Rusca diedero vita, per Mondadori, alla collana «I Libri Gialli», i primi cinque numeri di quella collana si presentavano, su ideazione dellillustratore Alberto Bianchi, con una copertina gialla sulla quale spiccava un esagono rosso. Dal sesto numero, il pittore inglese Abbey trasformò lesagono in un cerchio rosso omaggiando così la celeberrima firma di Edgar Wallace (che era appunto un cerchio rosso su fondo giallo)". Esegue anche bozzetti e cartellonistica pubblicitaria (suo è il famoso poster per l'Ardita della Fiat). Si dà anche al ritratto specialmente nell'ambiente aristocratico e industriale milanese. Le sue opere denotano una forma schietta e brillante, correttezza del disegno, somiglianza stretta col soggetto, armonia cromatica di tipo ottocentista. Esegue le decorazioni del teatro del Re Fuad in Egitto e del Teatro Comunale di Rimini. La "Prima esposizione nazionale di Belle Arti" di Rimini nel 1929 lo segnala tra i migliori pittori italiani assieme a Vittorio Pardo e Gaetano Previati; vince il Premio Ramazzotti nel 1959 a Milano, ex-aequo con Contardo Barbieri. Muore a Milano nel 1969. Alberto
Bianchi,
cartolina
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Bietti, 1926 (cover di Roberto Sgrilli). (courtesy Lia Madorsky) |
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BIASI,
GIUSEPPE (1885
- 1945) Giuseppe
Biasi
Grazia Deledda, "I sette fratelli", novella per Il Giornalino della Domenica 20 novembre 1910. llustrazione di Giuseppe Biasi |
Il Giornalino della Domenica, Anno II, n°2, cover di Giuseppe Biasi. Si tratta del disegno arrivato al terzo posto del concorso per le copertine indetto nel 1906. Biasi ridisegna il lettering della testata rendendola più consona al suo stile, mentre tutti gli altri copertinisiti (eccetto Viani, Levi, e talvolta Andreini) manterranno la testata originale, divenuta il logo del Giornalino. Grazia Deledda, "La volpe", La Lettura, agosto 1911 illustrazione di Giuseppe Biasi |
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BIGNAMI,
VESPASIANO
(1841 - 1929) Nato a Cremona nel 1841, fu uno degli artisti più versatili della scapigliatura, animatore instancabile della vita artistica milanese tra la fine dell'800 e l'inizio del '900: pittore e apprezzato ritrattista, violinista e direttore d'orchestra, critico d'arte e insegnante all'Accademia di Brera, collaboratore di diversi giornali, poeta dialettale, rivelò anche notevoli doti di umorista e caricaturista. Fu promotore di svariate iniziative culturali e organizzatore di numerose esposizioni e feste cittadine. "Vespa", come lo avevano ribattezzato a Milano, era arrivato nella capitale lombarda da Cremona nel 1862, come disegnatore caricaturista dello Spirito folletto di Sonzogno. Intorno a lui si costituì la Scapigliatura e nel 1873 la "Famiglia artistica": cenacolo di incontri e sperimentazioni autogestite da pittori e scultori, che assolverà un ruolo importante negli scambi fra le varie scuole italiane e nel promuovere la comunicazione con il pubblico. Una storia che s'intreccia con quella della capitale morale. Sposato con la scrittrice Beatrice Speraz (in arte Bruno Sperani), Vespasiano Bignami muore a Milano nel 1929. Il Fondo Bignami è stato donato al Comune di Milano da Carlo Bozzi, critico d'arte del quotidiano "Il Secolo" e amico personale del Bignami, ed è entrato a far parte della Biblioteca d'Arte agli inizi degli anni '60. La raccolta comprende materiale documentario eterogeneo: appunti del Bignami, impressioni, aforismi, testi di conferenze, articoli, bozzetti, giudizi critici, curiosità varie. L'intero materiale, databile tra il 1853 e il 1928, è riunito in 29 volumi ordinati per materia. (fonte: Anna Mangiarotti, Il Giorno, 2003)
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courtesy Biblioteca Nazionale Braidense, Milano Ds: Vespasiano Bignami in un ritratto in età giovanile T. Murri, Anna Korrova, Cappelli, 1921 cover di Vespasiano Bignami |
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BISI,
CARLO (1890 - 1982) Nasce Brescello (RE) il 18 dicembre 1890. Studia all'Accademia di Belle Arti di Parma, conseguendo il diploma di abilitazione all'insegnamento del disegno. Nel 1914 si trasferisce a Milano ed inizia l'attività di giornalista; collabora a diversi periodici: Guerin Meschino (1925-1940), Il Corriere dei Piccoli (dal 1916), La Domenica del Corriere e Il Giornale del Soldato (dal 1917 al 1919), La Domenica dei Fanciulli, Il cartoccino dei piccoli di Monza. Illustratore di originale impostazione futurista (non a caso collabora con Umberto Notari), realizza numerosi personaggi di successo per Il Corriere dei Piccoli, come il dottor Piramidone (1927), il Sor Pampurio (1928) e la Famiglia Doggidì (1953). Copertinista per Il romanzo mensile e Il romanzo per tutti, illustra per l'editoria infantile e vince vari concorsi per manifesti murali (tra i quali quello della Biennale di Venezia nel 1934). E' pittore, acquafortista, e incisore a puntasecca. Espone nelle maggiori mostre italiane ed estere, sindacali e no. Tra le tante: la Permanente di Milano (1929), la Quadriennale di Roma, la Biennale di Venezia (1934-1938), la Mostra Universale di Parigi (1937), ed inoltre a Budapest, Varsavia, Praga, e negli Stati Uniti. Vince nel 1934 il Premio Ricci per il paesaggio. Le sue opere sono conservate nelle gallerie d'arte moderna di Milano e Firenze. Muore nel 1984 a Reggio Emilia.
ill. di Carlo Bisi |
Corriere dei Piccoli, Anno XI, 6 agosto 1933, cover di Carlo Bisi Carlo
Bisi
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BONGINI,
ADOLFO (1868 - n.d.) L'illustrazione in antiporta è firmata da Bongini ma potrebbe essere solo l'incisore
La firma di Adolfo Bongini è a sinistra, sotto la riga Via del Campuccio a Firenze oggi. Non doveva tuttavia esser molto diversa nell'Ottocento. |
Il frontespizio recita "con 20 illustrazioni dell'artista Adolfo Bongini"
Illustrazioni
interne di Adolfo Bongini per Il Barone di Munchhausen,
Salani, rist. 1930 Il Barone di Munchhausen |
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BRUNELLESCHI,
UMBERTO
(1879 - 1949) Nasce a Montemurlo (Pistoia) il 21 giugno 1879 da Pietro e Benedetta Cappelli. Studia pittura e scultura all'Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo del Ciaranfi e del Sorbi;ai primi del Novecento è a Parigi, insieme con Ardengo Soffici, dove studia con il Gerome; già nel 1902 espone un Autoritratto al 'Salon des Indépendants'. Lavora firmandosi con lo pseudonimo Aroum-al Rascid per le riviste L'Assiette au Beurre, Le Rire, Frou-Frou e varie altre. Sperimenta la pittura, dove eccelle nella ritrattistica, ma anche nella scultura, realizzando una serie di maschere che esporrà al 'Salon de la Nationale' nel 1910. E' anche scenografo e costumista, nel 1912 realizza le scenografie per il balletto "Légende du clair de lune" di Rasini al teatro Les bouffes Parisiens dove allestisce nel 1914 l'operetta "La femme en rose". Frequenta Modigliani, Soutine, Picasso, Boldini e altri noti artisti e intellettuali, tra cui Ida Rubinstein; il suo studio in rue Boissonade è frequentatissimo, quando D'Annunzio passa da Parigi vi si reca sempre. Allo scoppio della Grande Guerra parte per il fronte e alla fine del conflitto ritorna a Parigi, dove si occupa prevalentemente di scenografie e lavora con le riviste e i music-hall, e le Folies Bergères, ma non trascura il teatro classico: suoi sono i costumi per una "Turandot", su scenografie di Galileo Chini, e per la Scala di Milano esegue i fondali per "I pescatori di perle" di Bizet. Nel 1925 partecipa alla 'Exposition Internationale des arts décoratifs et industriels', sempre a Parigi. Alla Biennale veneziana espone ininterrottamente dal 1914 al 1938, oltre a varie personali parigine. Esegue anche ritratti di personaggi del tempo. Nel 1929 riceve a Parigi la Legion d'Onore per meriti artistici. Nel 1937 vince la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Parigi. Negli anni 1925 e 1937 è anche membro della giuria della stessa Esposizione. Viene nominato Commendatore della Corona d'Italia. Fra i molti ritratti eseguiti, quello di Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta, del Principe Paolo di Serbia, della contessa Arrivabene Gonzaga, della marchesa Casati e della marchesa Niccolini. Muore il 16 febbraio 1949 a Parigi, nella sua abitazione di Boulevard Raspail. Fonti private raccontano che fumava, beveva, e mangiava smodatamente. Come illustratore lavora per L'illustrazione italiana, La Lettura, e per l'editoria di cui si ricordano in particolare Il Decamerone e I Fioretti di San Francesco. Per l'editoria francese si ricordano un'edizione dei Contes di Perrrault e di La Fontaine, Graziella di Lamartine, Paul et Virginie di Bernardin de Saint Pierre. Insieme con Ezio Anichini, Filiberto Scarpelli, Riccardo Magni firma gran parte delle copertine del Giornalino della Domenica di Vamba. Nel 1910 crea per il Corriere dei Piccoli due personaggi di bambine, Coccoletta e Fifina. Collabora con La Tradotta, giornale della Terza Armata, Fantasio, e altre riviste.
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Ds: Una pubblicità per Il Giornalino della Domenica nell'Almanacco Bemporad 1908
Umberto Brunelleschi ill. per il Carnevale a tutta pagina per l'Illustrazione Italiana, 1919
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BUFFOLENTE,
LINA (1924
- 2007) Nasce il 24 ottobre 1924 a Vicenza, in seguito si trasferisce a Milano con la famiglia, dove si diploma all'Accademia di Brera. Inizia a lavorare nel 1941, e le sue collaborazioni sono numerosissime: qui citiamo solo gli album di fumetti più noti: Albi Mundus, Gli Albi dell'Ardimento (Calamity Jane e Colorado Kid i suoi personaggi più famosi), Intrepido e Monello per la Editrice Universo, Tom Mix e Tom Bill per la Editrice Arc, il Vittorioso. Disegna anche per il mercato francese e tedesco. Per un elenco dettagliato rimandiamo al sito della Treccani. Illustra per la Casa Editrice Carroccio i librini della collana "Minuscola" e della collana "Gnomi e Fate", e una ventina di classici della letteratura per ragazzi; per la Casa Editrice Bietti un pregevolissimo Barone di Munchhausen, mentre per la Carroccio/Boschi spazia dai romanzi di Emilio Salgari ad altri testi sempreverdi come Piccole donne, Orgoglio e pregiudizio, Zanna Bianca. E' stata la prima donna a cimentarsi nel fumetto, feudo maschile. Il Comune di Milano le riconosce l'onorificenza "Ambrogino d'oro" nel 1984, e nel 2017 ha iscritto il suo nome nel Pantheon all'interno del Cimitero Monumentale. Lina Buffolente muore a Milano il 6 marzo 2007, ma viene tumulata per suo desiderio a Campagnola (Reggio Emilia) nella tomba di famiglia accanto al marito Fausto Fava. Lina
Buffolente
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BURZI,
SERGIO (1901 - 1954) Detto Gian Sergiazzo. Nasce nell'ottobre 1901 a Bologna, dove rimane per tutta la pur breve vita. Autodidatta, si fa conoscere partecipando alle "Mostre del bianco e nero" che si svolgono negli anni Venti e Trenta; è pittore e illustratore, occasionalmente produce anche acquerelli o tempere a tema paesaggistico/marino. Non sembra aver trattato la pittura ad olio, privilegiando il disegno. Illustra una sessantina di ex-libris. Nel 1928 a seguito di problematiche familiari che devono averlo scosso, viene ricoverato all'ospedale psichiatrico Francesco Roncati in via S. Isaia, dove rimane sei anni. Per fortuna il direttore Giulio Cesare Ferrari è un progressista e fa lavorare i pazienti in attività, tanto che apre una scuola d'arte (pittura e disegno ma anche scene teatrali, e manufatti di varia natura) sotto la guida proprio di Burzi. Il pubblico viene ammesso in manicomio (mai successo prima) per la prima mostra organizzata il 6 gennaio 1929: il giorno seguente un articolo apparso su Il Resto del Carlino descrive molto bene i manufatti e i disegni, ma si parla anche di come il lavoro manuale sia la chiave del riordinamento mentale degli alienati, che per la maggior parte potrebbero essere dimessi, come afferma il direttore. Dimesso nel 1934, Burzi riprende l'attività; il suo studio di Bologna è sito in via Irnerio, vicino alla Piazzola del mercatino settimanale, ed egli ne coglie il movimento, i volti. Lavora prevalentemente nel settore dei giornalini e libri per ragazzi come "Il Corriere dei Piccoli", "Il Corrierino" e "Ragazzi d'Italia", edito a Bologna; occasionalmente illustra anche per l'editoria ma la produzione comunque è molto scarsa. Muore poco più che cinquantenne nel 1954. Oltre ai volumi qui presentati, sono illustrati da Sergio Burzi: Varaldo Alessandro, Caolino ovver Tre mesi errabondi sul mare (Sonzogno, 1923) Guglielminetti Amalia, La carriera dei pupazzi (Sonzogno, 1923, con quattro tavole) Pensuti Mario, Scampanellina (Mondadori, 1923) nella Bibliotechina de "La Lampada" Voltaire, Zadig (Sonzogno, 1928, con 62 illustrazioni e 2 tavole a colori fuori testo) Lobetti Bodoni Grazia, Vittoriosa o vinta? (Salani, 1928) nella Biblioteca delle Signorine
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Dumas Alexandre, Le meravigliose avventure di Lyderic, Sonzogno, 1923, con 12 tavole di Sergio Burzi |
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CAMBELLOTTI,
DUILIO (1876 - 1960)
Dopo lunghi restauri, Villa Torlonia è diventata un parco-museo aperto al pubblico. La Casina delle Civette (a ds.: particolare della Sala VI) è il frutto della totale rivisitazione di un fabbricato originalmente detto Capanna Svizzera che il principe Torlonia volle far eseguire tra il 1917 e il 1920 per adibirlo a sua dimora. L'edificio presenta una profusione di elementi architettonici che gli conferiscono un aspetto eclettico, pur collocandosi nello stile Liberty dell'epoca, soprattutto nelle decorazioni interne comprendenti maioliche, vetrate ed altri oggetti di arredo che portano la firma di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi ed altri. Nel restauro sono state recuperate le vetrate originali e sostituite quelle perdute ricostruendole sulla base dei disegni e cartoni degli autori. In mostra vi sono diversi disegni di Cambellotti, provenienti da collezioni varie, ed anche la famosa vetrata "La Fata", concepita nel 1917 ed esposta alla Prima Biennale di Monza nel 1923.
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che segna il cinquantenario dell'Unità del Regno d'Italia |
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CAVALIERI,
MARIA AUGUSTA (1900 - 1982) Figlia di Luigi Cavalieri (ved. ILLUSTRATORI della BIBILIOTECA DELLE SIGNORINE SALANI), illustra diverse copertine della Biblioteca dei Miei Ragazzi ed altri testi per la casa Editrice Salani. Insieme con il padre firma uno splendido Pinocchio, edito da Salani nel 1924. A lungo sconosciuta ai critici dell'illustrazione italiana, la biografia di Maria Augusta Cavalieri si deve alle ricerche di Silvia Serreli e Lia Madorsky, che ne hanno rintracciato il percorso da una residenza all'altra nella fase finale della vita. I dettagli della biografia di questa straordinaria persona sono reperibili nel volume STORIA DELLA BIBLIOTECA DEI MIEI RAGAZZI di Anna Levi.
Il dolcissimo viso di Pinocchio così come appare nel frontespizio dell'edizione Salani 1924, illustrata da Luigi e Maria Augusta Cavalieri. E' l'unica illustrazione specificatamente firmata da Maria Augusta, le altre illustrazioni in b/n non sono firmate, mente il padre Luigi firma tutte le tavole a colori. |
Raccontami una novella, nella serie Piccoli Grandi Libri Salani ill. di Maria Augusta Cavalieri |
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CECCONI,
EUGENIO (1842 - 1903) Matilde
Bartolommei Gioli, In Toscana: Studi dal vero (Bemporad,
1898)
ill. interna di Eugenio Cecconi
olio su tela, 18,5x32,5 (1875 ca.) collezione privata |
C. Perrault, Il libro delle fate, ill. interna di E. Cecconi a cui manda in dono il "Ritratto dello zio Pacone" accompagnandolo da un sonetto, al quale Martini risponde con un poema, Il Cavalier Piccante. Lo 'zio Pacone' è uno dei personaggi maremmani incontrato dagli amici cacciatori (che lungo tempo trascorrevano in Maremma) e che viene citato anche nel libro del marchese Eugenio Niccolini Giornate di caccia. |
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CHIESA,
PIETRO
(1876 - 1959)
Nasce a Sagno (Canton Ticino) il 29 luglio 1876 da Innocente, pittore decoratore, e Maddalena Bagutti di Rovio. Famiglia di artisti: il fratello Francesco (1871-1973) è poeta. Nel 1891 è il padre stesso che lo accompagna all'Accademia di Brera dove si forma, molto attento alla lezione dei contemporanei, in particolare di Segantini, di Previati, di Mosè Bianchi e di Cesare Tallone. Nel 1894 espone per la prima volta alla Permanente di Milano un ritratto del pittore G. Buffa che gli vale i primi riconoscimenti; ma l'anno dopo abbandona gli studi a causa del "troppo metodico e compassato insegnamento ufficiale". Fino al primo decennio del 1900 ha una intensa attività, espone alla Permanente di Milano, all'Esposizione nazionale di Torino, alla Exposition des Arts Décoratifs a Parigi, a mostre a Cologne e Barcellona; nel 1900 all'Esposizione universale di Parigi espone il dipinto "Quiete" (ora al Musée d'Art et d'Histoire di Ginevra) che gli vale la medaglia di bronzo. Il soggiorno parigino lo avvicina al movimento impressionista, anche se la sua cifra è più vicina al naturalismo di Millet. Sempre nel 1900, a soli ventiquattro anni, viene eletto socio onorario dell'Accademia di Brera su proposta di Camillo Boito. Nel 1901 espone alla IV Biennale di Venezia il trittico "Primavera", il primo di una serie di trittici. A Venezia partecipa sempre fino al 1930. Nel 1909 partecipa all'Esposizione internazionale di Monaco con il trittico "Thaïs", dove si evidenzia un raffinamento della sensitività dell'artista ed un legame con il simbolismo francese. Nel 1910 espone a Milano una personale dove riporta un grande successo di critica. Nel 1912 all'Expo di San Francisco vince una medaglia d'argento. Sue opere di questo periodo sono conservate alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, ai Musei Capitolini. Espone fino a tarda età, l'ultima personale ha luogo per i suoi ottant'anni a Lugano. Nel 1911 sposa Germaine Petitpierre, da cui ha due figlie, Maddalena e Simonetta. Nel 1917 la famiglia si trasferisce a Sagno, poi a Lugano ed infine a Sorengo dove si stabilisce definifivamente. Pietro Chiesa muore a Sorengo il 17 marzo 1959. Oltre all'attività principale di pittore, sperimenta anche altro: vetro (finestre, lampade), scultura (documentata a Sagno, nella casa natale dei Chiesa, da un inedito ritratto della madre, eseguito intorno al 1908, e da alcuni gessi preparatori per ritratti di familiari, tra cui quello della figlia Maddalena), affresco (decorazioni in varie chiese ed edifici pubblici, e in case private), e infine l'illustrazione. Come illustratore non ha prodotto molto, ma questo aspetto della sua arte lo intriga; inizia con illustrare i libri del fratello Francesco, che espone nel 1903 alla V Biennale veneziana (tre illustrazioni); partecipa anche al concorso Alinari nel 1900-1902 per le illustrazioni dantesche. Rimangono un capolavoro di espressività le illustrazioni di Piccolo mondo antico (Mondadori, 1934), presentate alla galleria Pesaro. ILLUSTRATI DA PIETRO CHIESA: Francesco Chiesa, Preludio: versi (Milano, Fontana e Mondaini, 1897, con illustrazioni dei pittori P. Chiesa e G. Buffa) Francesco Chiesa, La cattedrale: versi (Milano, Baldini Castoldi, n.d., con illustrazioni dei pittori G. Mentessi, P. Chiesa e G. Buffa) Francesco Chiesa, Calliope, La cattedrale, La reggia, La città (Lugano, E. Cagnoni & C., Avanguardia, pref. 1907, con tre disegni del pittore Pietro Chiesa) Sofia Bisi Albini, Il figlio di Grazia (Vallardi, 1924, con 20 composizioni di Pietro Chiesa) Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico (Mondadori, 1934, con 8 disegni di Pietro Chiesa); ed. 1959 con 16 illustrazioni di Pietro Chiesa
Entrambe le opere sono state esposte al Salone di Ginevra nel 1921
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Sofia Bisi Albini, Il figlio di Grazia, Vallardi, rist. 1931, cover
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CHINI,
GALILEO ANDREA MARIA (1873
- 1956) Galileo
Chini
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Bozzetto di Galileo Chini per Gianni Schicchi di Giacomo Puccini
Sem Benelli, La cene delle beffe, Treves, 1909 cover di Galileo Chini Galileo
Chini,
disegno ripreso dal ritratto di Garibaldi, |
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CHIOSTRI,
CARLO (1863 - 1939) Nasce a Firenze da Giovanni e Teresa Scotti, ultimo di quattro figli; la famiglia appartiene al ceto popolare, ma viene egualmente mandato a scuola e successivamente all'Accademia di Belle Arti. Nel 1891 sposa Enrichetta Chiari che gli darà due figlie, Evelina e Sofia, rimaste entrambe nubili e di professione pittrici e illustratrici come il padre dal quale apprendono l'arte, e che moriranno entrambe durante la guerra. E' a dire il vero una famiglia di artisti: una sorella, Enrichetta, omonima della moglie, ed Eugenio Chiostri, figlio della sorella Virginia che aveva sposato il cugino Tebaldo Chiostri, sono tutti pittori. Carlo Chiostri partecipa alle mostre collettive annuali come pittore ma come illustratore collabora a Scena Illustrata e con numerose case editrici fiorentine, per le quali fornisce le vignette alla nascente industria del libro per ragazzi. Tuttavia tanta operosità non gli valse né la fama né la fortuna, come ricorda Piero Bernardini, che lo descrive "curvo sul piccolo tavolo, forse d'inverno con lo scaldino tra le gambe" produrre figurine su figurine, perchè "bisognava farne parecchie dozzine ... per tirare fuori la settimana". Antonio Faeti lo descrive come un misantropo, chiuso nello studio a dipingere, "uomo scarno e silenzioso, dal viso pallido e scavato con una breve barba e un paio di baffi sottili, e antichi occhiali"; schivo di rapporti sociali, ma fanatico di sedute spiritiche e votato al buddismo. Chiostri, che muore povero e misconosciuto, è oggi molto rivalutato ed il suo nome è legato alle illustrazioni dei più famosi testi per ragazzi, tra i quali il Pinocchio edito da Bemporad nel 1901. Per le case editrici Salani e Bemporad illustra moltissimi testi, e perfino una copertina del Giornalino della Domenica, quest'ultima in uno stile bidimensionale completamente diverso dal suo proprio. I dettagli della biografia di Carlo Chiostri e delle sue figlie sono reperibili nel volume STORIA DELLA BIBLIOTECA DEI MIEI RAGAZZI di Anna Levi.
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Fiabe dei migliori scrittori italiani e stranieri raccolte da Adriano Salani Salani, 1903 (rist. 1905, 1911, 1922) Illustrazioni interne di Carlo Chiostri, incisioni di Manzano
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CISARI,
GIULIO
(1892 - 1979)
(courtesy
D. Legnani)
Sin:
il cartellone per la XIII Biennale di Venezia, 1922; ds: quello della
XX Biennale,
realizzato nel 1936 insieme con la moglie, ma la firma è solo di Giulio Cisari
si
veda anche l'articolo: Illustrazioni
di Giulio Cisari per il libretto di Turandot, Ricordi, 1928
(courtesy D. Legnani) |
(courtesy
D. Legnani)
(courtesy
D. Legnani)
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CORCOS,
VITTORIO (1859 - 1933) E. Pistelli, Le pistole d'Omero, Bemporad, 1923 cover di V. Corcos, figurine interne di Filiberto Scarpelli |
quella di ds. correda il racconto "Jeannette". Si noti la somiglianza di quest'ultimo con il famoso dipinto "La morfinomane". |
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