LE FAVOLE
Le favole di Esopo sono l'unico
libro scritto per i ragazzi nell'antichità (VI secolo a.C. circa).
Hanno un grande successo, tanto che il latino Fedro tra il 20 a.C. e
il 50 d.C. ne scrive di simili per imitazione, e molto più tardi
anche il francese La Fontaine ne trae ispirazione. Nell'antichità
ai fanciulli non veniva riconosciuta una dignità pari a quella
degli adulti, e i libri per la loro istruzione erano esclusivamente
didattici. Bisogna attendere molto tempo perchè qualcuno scriva
un libro dilettevole espressamente per loro: M.
Felice Capella, verso la metà del V secolo d.C., pubblica
De nuptiis philologiae et Mercurii, dove lo scibile viene
narrato da un padre al proprio figlio in una forma divertente, dove
le discipline scolastiche vengono personificate. Naturalmente fiabe,
leggende e novelle vengono raccontate ai bambini, ma hanno ancora forma
orale e non scritta, e probabilmente assumono una fisionomia locale.
Giulio Cesare Croce (1550-1609)
nasce da una famiglia di fabbri ferrai, ma riesce a compiere studi irregolari.
Alterna il mestiere di fabbro a quello di cantastorie a Bologna, finché
si dedica al mestiere di cantastorie girando di mercato in mercato,
sempre povero nonostante il successo popolare e presso i divertiti benestanti.
Nel 1606 appaiono le sottilissime astuzie di Bertoldo: si tratta di
libere rielaborazioni della leggenda del Dialogus Salomonis et Marcolphi,
a cui seguono le imprese del semplice Bertoldino, figlio del già astuto
Bertoldo (1608). I due testi sono conosciuti nelle edizioni moderne
con il titolo di Bertoldo e Bertoldino. In tempi successivi
l'abate Adriano Banchieri aggiunse
una Novella di Cacasenno figlio del semplice Bertoldino; i tre
testi vengono pubblicati assieme nel 1620, e ancor oggi si pubblica
la trilogia Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. Nel 1634 appare
Lo cunto de li cunti di G.B.
Basile (1575-1632), ed è la prima raccolta di novelle
popolari, scritte in dialetto napoletano.
Le prime favole scritte appositamente per i fanciulli in epoca
moderna sono quelle della Contessa d'Aulnoy
(Les Illustres Fées) che le pubblica tra il 1682
e il 1690, a seguito delle teorie pedagogiche di Fénelon che
nel Traité de l'Education des Filles (1687) dichiara
che i fanciulli abbisognavano di libri scritti espressamente per loro.
Lui stesso ne scrive diversi, tra cui il Telemaco, come
precettore del Duca di Borgogna. Anche M.me de Maintenon è allieva
di Fénelon, e a lei si deve la diffusione del gusto per fate
e fiabe, che diventano di moda nei salotti. Nel 1697 appaiono i Contes
de ma mère l'Oye di Charles
Perrault (1628-1703), che li dedica a Mademoiselle, la cugina
del Re Louis XIV, Madamigella di Montpensier. Fanno parte della raccolta
le celeberrime e intramontabili favole che tutti conosciamo: Cappuccetto
rosso, La bella addormentata nel bosco, Cenerentola,
Il gatto con gli stivali, Puccettino, Pelle d'asino,
Barbablù. Virtù essenziale di queste fiabe, prive
di luogo e di tempo, è l'ingenuità, il "meraviglioso"
che viene trattato con semplicità, e dove la ricchezza dei particolari
ne fanno dei quadri. Il contemporaneo
Jean de La Fontaine (1621 - 1695) conduce
una vita oziosa, godendo della protezione dei nobili della corte del
Re Sole, scrivendo epistole, ballate, poemi e commedie, e per seguire
la moda anche dei Racconti e ben 12 volumi di Favole.
Vivace e fine umorista, intelligente e sensibile, si ispira alla tradizione
esopica, rappresentando la commedia umana attraverso il simbolismo degli
animali. M.Me Le Prince de Beaumont (1711-1780)
pubblica Le Magasin des Enfants (1757) e Le Magasin
des Adolescents, dove alle storie si intrecciano descrizioni
geografiche e nozioni scientifiche; unica sua fiaba sopravvissuta: La
Bella e la Bestia. M.me de Genlis
(1746-1839), noiosa pedagoga, pubblica Les Veillées du
Chateau nel 1782. Anche il severo Bouilly (1763-1842) scrive
i Contes à ma Fille per la figlia Fulvia, dove
tuttavia traspare la morale borghese e il tema ricorrente dell'uguaglianza
delle classi sociali. Pauline de Meulan, nota come M.me
Guizot (1773-1827) pubblica Lettres sur l'Education
(1826), opera pedagogica, ma anche racconti per ragazzi dove i personaggi
prendono vita, muovendosi in ambienti resi con vivacità, e dove
la psicologia infantile è sottilmente osservata, come nei Nouveaux
Contes. Tornano quindi le fate con Charles
Nodier (1780-1844) e i suoi Contes de la Veillée,
raccolta di fiabe di cui solo una rimane nota, Trésor des
fèves et fleur des pois. Maestra di questo periodo è
senza dubbio Sophie Rostopchine, Comtesse de
Ségur (1799-1874), che predilige il dialogo e descrive
i movimenti dei bambini con grazia insuperabile; gli animali sono rappresentati
con finezza, come fossero persone, e soprattutto lascia che la morale
traspaia spontanea dalla narrazione stessa: i fanciulli vanno verso
il bene non per ragionamento bensì per amore. Comtesse de Ségur
rappresenta una grande innovazione, poichè prima di allora i
personaggi erano sul cliché "fanciulli cattivi" e "genitori
buoni", mentre essa descrive adulti che spesso lasciano a desiderare
e ragazzi invece, pur birichini, buoni. Esordisce con Nouveaux
contes des fées (1857), e via via numerosi titoli.
I RACCONTI
In Italia bisogna attendere il secondo Ottocento per avere nuovamente
una produzione letteraria per ragazzi; inizialmente infatti sono sacerdoti
pedagogisti coloro che pubblicano novelle e racconti, purtroppo intrisi
di didascalismo e retorica. Vale la pena tuttavia citarli. Il Padre
Somasco Francesco Soave (1743-1806),
erudito filosofo, cattedrattico a Parma e a Milano, nonché maestro
del Manzoni, pubblica varie raccolte di Novelle (1782,
1784 e 1786), mentre Luigi Fiacchi
detto il Clasio compone nel 1785 filastrocche per i più piccini.
Giuseppe Taverna (1764-1850), figlio
di povera gente, studia teologia, prende gli ordini, e fonda una sua
scuola per fanciulli; in seguito diventa direttore di un imporante Collegio
a Parma. Nelle sue Novelle morali (1800) non compaiono
né re né fate, bensì i protagonisti delle fiabe
sono normali ragazzini, esempi divita vera; pubblica anche Racconti
Storici (1803) e Prime letture dei fanciulli (1808).
E' il periodo dei racconti educativi; a Firenze si indice un concorso
(con Mille Lire di premio) per un'opera originale che servisse
sia di lettura sia di istruzione: nel 1836 il premio viene vinto dal
Giannetto di Alessandro Luigi
Parravicini (1799-1880), specie di piccola enciclopedia,
arida e didascalica, che tuttavia ebbe enorme successo e che verrà
ripreso dal Collodi. Pietro Thouar
(1809-1861) viene considerato il vero iniziatore di una letteratura
infantile italiana. Dalla scuola dei Padri Scolopi viene espulso come
"incorreggibile" e viene impiegato in una stamperia, dove
ha modo di istruirsi; affiliato alla Giovane Italia, propaga in Toscana
le idee politiche del Berchet e fa parte del movimento per l'istruzione
popolare. Stampa così un lunario per il popolo, dove compaiono
quei bozzetti che più tardi saranno raccolti con il titolo Scene
di Camaldoli. Infine si impiega come precettore e si dedica
alla letteratura. Dei Racconti per fanciulli (1847) fa
parte il celebre racconto La madre; pubblica le biografie degli
uomini illustri, i Racconti storici, i Racconti
per giovinetti, il Sillabario. In seguito anche
Don Giovanni Bosco,
fondatore dei Salesiani, pubblica titoli per ragazzi, così come
Don Giulio Tarra, Pietro
Dazzi, Augusto Alfani,
Luigi Sailer (1825-1885), autore
di una raccolta di poesiole, L'arpa della fanciullezza,
tra le quali è ben sopravvissuta La vispa Teresa. Bisogna
arrivare a Ida Baccini (1850-1911)
perchè si rinnovi il racconto per fanciulli con l'introduzione
del fantastico; i testi sono gradevoli, anche se risentono del modello
del Thouar e la narrativa è semplice e poco incisiva. Tommaso
Catani (1858-1925), erudito e scienziato appartenente all'ordine
dei Padri Scolopi, pubblica libri di divulgazione scientifica ad uso
degli scolari, ed oltre 80 titoli tra racconti e novelle, dove il fantastico
torna prepotentemente alla ribalta, e gli animali assumono il carattere
di veri personaggi. Le cose però cambiano davvero solo con Carlo
Lorenzini (1826-1890, Carlo Collodi).
Giornalista per i maggiori quotidiani nazionali, nel 1848 fonda il proprio
foglio, Il Lampione (che riprenderà nel 1860),
e nel 1849 La Scaramuccia. Nel 1875 traduce per l'editore
Felice Paggi le fiabe di Perrault; nel 1880 è invitato da Ferdinando
Martini a collaborare al nuovo Giornale per i bambini
dove vi inizia, a puntate, la Storia di un burattino,
che verrà pubblicato in volume nel 1883 come Le
avventure di Pinocchio, dove si mescolano dinamismo e fantasia,
il reale e il fantastico, dove gli animali impersonano i pregi ma soprattutto
i difetti tipici degli esseri umani, e la narrazione si rivolge direttamente
ai "piccoli lettori", senza mediazione e senza moralismi.
Tornando alle favole, una sensibile autrice è senz'altro Emma
Perodi (1850-1918), che raccoglie fiabe vecchie e nuove e
resuscita le fate, da sempre amiche di ogni bambino.
Anche in Inghilterra la letteratura per ragazzi deve attendere l'Ottocento
per fiorire, tranne la notevole eccezione del Pilgrim's Progress
di John Bunyan (1628-1688),
che vede la luce nel 1678 e, pur essendo un libro religioso, con il
suo contenuto romanzesco appassiona il pubblico giovanile, tanto che
il titolo viene continuamente ristampato nei secoli successivi. In Inghilterra
tuttavia succede qualcosa di diverso, e si sviluppa un fenomeno tipicamente
protestante, cioè l'uso di stampare novelle e leggende per ragazzi
dapprima su fogli volanti e su opuscoletti, infine quelli che oggi definiremmo
libri a buon mercato, privi cioè di coperta e legati con spartana
economia, diffusi da venditori ambulanti. Questi cheapbooks danno
origine in seguito alle favole che trattano degli "eroi tradizionali"
e popolari, noti a tutti i bambini inglesi sotto le raccolte denominate
Fairy Tales e Nursery Rhymes. I protagonisti di queste
favole sono Jack the Giant Killer, Jack and the Bean Stalk,
Sir Guy of Warwich, Robin Hood, Tom Thumb (anche
detto Tom Pouce). Tutti questi eroi, seppur fantastici, presentano
una solida morale, presentata con grazia; le virtù del coraggio,
dell'amore per la famiglia e per la libertà, vengono presentate
in maniera accattivante e non didattica. Le favole trovano fertile terreno
dopo la traduzione dei Contes di Perrault, e perfino Le mille
e una notte vengono tradotte e riadattate per l'infanzia nel 1710.
Le Nursery Rhymes sono un fenomeno tipicamente anglosassone, e consistono
nelle storielle in rima che le bambinaie raccontano ai piccoli per addormentarli.
La prima raccolta scritta risale al 1744 con Tommy Thumb's Pretty
Songs Book, due volumi editi da Cooper in forma anonima, seguiti
nel 1760 da The Top Book of All. Dopo di che si moltiplicano
all'infinito queste micro-storie basate sulle rime o anche sull'assonanza
e sulla ripetizione, che i più piccoli imparano e ricordano con
facilità. Vengono pubblicati nei cheapbooks anche due
titoli che non erano stati scritti per i ragazzi, ma che trovano subito
un largo favore tra il pubblico infantile, e che dura tutt'oggi: Robinson
Crusoe e Gulliver's Travels. Sull'onda di questi
straordinari successi, anche in Inghilterra si pensa a pubblicare una
letteratura per i ragazzi. E' qui infatti, prima che nel continente,
che la "dignità del bambino" viene riconosciuta e si
avverte l'esigenza di una letteratura - tuttavia ancora basata sulla
novellistica - creata espressamente per l'infanzia; non di rado autori
ed editori coincidono. Il fondatore di questa scuola di pensiero è
John Newbury, libraio di Reading;
nel 1744 apre una casa editrice, la Juvenile Library: la prima
al mondo dedicata esclusivamente all'infanzia. The Little Pretty
Pocket Book è il primo volume della serie, non più
in edizione a buon mercato, ma elegante e ben stampato, con incisioni,
e una dedica a genitori e istitutrici. I Moral Tales non
tardano ad apparire, e riappaiono i racconti pedagogici e didattici.
Sarah Trimmer e Thomas
Day sono gli autori del periodo; quest'ultimo scrive, sul
modello dell'Emilio di Jean Jacques Rousseau, un enorme trattato
in tre volumi pieno di noiosi sermoni, tradotti in francese dal Berquin.
Il merito di T. Day dunque non è questo, bensì quello
di essere stato il precettore di Maria Edgeworth
(1767-1849), che lascia Londra e torna alla terra dei padri, l'Irlanda,
dove inizia una brillante carriera letteraria. Acuta e priva di pregiudizi,
possiede uno stile chiaro, dotato di senso della drammaticità;
i ragazzi sono ritratti e studiati dal vero (e ci crediamo: il padre
di Maria ebbe cinque mogli e una ventina di figli); il plot è
interessante. Castle Rackrent è il suo titolo più
famoso, ma anche Popular, Moral and Fashionable Tales.
Le favole, che da sempre nel pubblico alternano periodi di favore a
periodi di negligenza, tornano prepotentemente di moda con i Fratelli
Grimm e Andersen. In Germania vengono sì pubblicate delle raccolte
di fiabe, come le Funfzig Fabeln fur Kinder (1833) e Noch
Funfzig Fabeln (1837) di Guglielmo
Hey, ma il vero valore artistico della fiaba si deve alle
raccolte di Giacobbe (1785-1863)
e Guglielmo (1786-1859) Grimm,
che peraltro non intendono scrivere per l'infanzia, ma, mossi da spirito
scientifico, intendono ricostruire le tradizioni teutoniche e raccogliere
le leggende popolari fino ad allora tramandate oralmente. In una loro
prefazione si legge: "Noi ci siamo fatti una legge di esser prima
di tutto fedeli [...] ogni volta abbiamo dato il contenuto della leggenda
quale l'abbiamo trovato." E' forse per questo che accanto alla
morale emerge anche una serie di difetti, quali la crudeltà,
la balordaggine, la semplicità di certi personaggi presi dalla
cultura contadina. Il primo volume delle novelle, Kinder und Hausmarchen,
è del 1812, al quale seguono un secondo e un terzo, quest'ultimo
quasi interamente compilato da Guglielmo. Guglielmo
Hauff (1802-1827), precettore presso una casa nobiliare,
riadatta per i fanciulli Le mille e una notte e nel 1826 pubblica
La carovana, serie di novelle di ispirazione orientale;
nelle serie successive, Lo sceicco di Alessandria e L'osteria
dello Spessart, si esalta lo spirito germanico e non manca la
satira contro gli Inglesi e i Francesi. Hans
Christian Andersen (1805-1875), nato e vissuto povero, compie
studi di filosofia e filologia, e pubblica una prima raccolta di poesie;
nel 1835 dà alle stampe le prime Novelle, alle
quali ne seguono altre, apprezzate e tradotte ovunque. La freschezza
e la semplicità della narrazione, talvolta pervase da un delicato
umorismo, la levità e la grazia, la delicatezza di sentimento,
dove il reale si mescola delicatamente al fantastico e alla natura,
ne fanno forse l'autore di fiabe per eccellenza. Scrive una fiaba anche
William Thackeray (1811-1863), The
Rose and the Ring (1855), e dalle fiabe ben presto nasce il
gusto delle leggende, eroiche e classiche. Sir
Walter Scott (1771-1832) rielabora vecchie leggende in Tales
of Grandfather, poi riprende l'epica cavalleresca, che darà
l'avvio al filone del racconto storico denominato di "cappa e spada".
Al tedesco Gustavo Schwabe (1792-1850)
viene l'idea di raccogliere e pubblicare in Die Deutschen Volksbucker
le antiche leggende medievali, comprendenti i cicli dei Nibelunghi,
di Gudrun, di Teodorico il Grande, così come i poemi cavallereschi
medievali (Parsifal, Lohengrin, Orlando) e le leggende dell'antica Grecia.
Anche l'americano Nathaniel Hawthorne
(1804-1864) rielabora per l'infanzia i miti greci in A Wonder
Book (1852) e Tanglewood Tales (1856). Charles
Kingsley (1819-1875), un ecclesiastico che vuole conciliare
scienza e religione e scrive innumerevoli e coltissimi sermoni, pubblica
nel 1863 The Water Babies, sorta di favola moraleggiante
che ottiene un successo strepitoso. Ma nel firmamento inglese brilla
una stella insuperata per fantasia e grazia: è
Lewis Carroll, pseudonimo del reverendo Charles
Lutwidge Dogson (1828-1898). Scrive durante il periodo vittoriano,
quando la letteratura per l'infanzia si scrolla di dosso una volta per
sempre il pedagogismo fine a se stesso; egli mantiene sempre separate
le sue due personalità: come C. Dogson pubblica trattati di matematica
e di logica ad Oxford, come L. Carroll pubblica nel 1886 Alice's
Adventures in Undergrood, illustrato da lui medesimo, in seguito
divenuto Alice's Adventures in Wonderland, illustrato
da Tenniel. Nel 1871 esce Alice through the Looking-glass.
Le bizzarrie e le filastrocche si perdono nelle traduzioni, il volume
andrebbe letto in originale per non perdere le rime e le assonanze.
Il libro si rivolge direttamente al pubblico infantile, ed ha come unico
fine il divertimento; è ancor oggi uno splendido esempio di "racconto
fantastico". Anche in Russia si parla di favole, tramandate oralmente
con i poemi anonimi chiamati Biline, che raccontano imprese
di prodi cavalieri al servizio della Russia. Racconti e novelle vengono
pubblicati nei giornaletti per ragazzi, che hanno un vasto sviluppo
tra l'800 e il 1870. Favolisti sono Giovanni
Krylow (1768-1844), traduttore di La Fontaine, e novelliere
egli stesso; Vassilj Andreievitch Joukovski
(1783-1852); Alessandro
Puskin (1799-1837), con Il pesciolino d'oro;
Nicolaj Gogol (1809-1852), con Taras
Bulba e I racconti della fattoria di Dikanka;
Ivan Turghenieff (1818-1883); Anton
Cecov (1860-1904), figlio di un servo della gleba, con I
racconti di cui famosi sono Il piccolo Ivan e Castagnetta;
Leone Tolstoj (1828-1910) con
Quattro libri di lettura, che contengono fiabe popolari
di vari paesi e fiabe tipicamente russe. Anche la svedese Selma
Lagerloff raccoglie antiche leggende nel volume Il
meraviglioso viaggio di Nils Holgersson attraverso la Svezia (1910?)
che ha la struttura di una fiaba, dove il percorso del protagonista
permette di descrivere la natura del paese, fino alle lontane terre
dei Lapponi. Vi sono contenute diverse novelle, di cui la più
famosa è La leggenda di Gosta Berling. L'Inghilterra esprime
ancora una volta una bizzarria con James Matthew
Barrie (1860-1937), che pubblica nel 1902 un racconto sconclusionato
che a sua volta genera un'opera teatrale; da questa viene tratto nel
1906 il racconto Peter Pan in Kensington Gardens, mentre
solo nel 1928 viene pubblicato il testo della fiaba per l'adattamento
teatrale. Le visioni fiabesche di fate, uccelli, fiori e bimbi, presentati
con leggerezza e con stile, continuano ad affascinare grandi e piccini.
I ROMANZI
E' difficile separare favole, novelle e romanzi, poiché molti
degli autori che scrivono per i ragazzi si cimentano nell'uno e nell'altro
genere. E' indubbio che la prima letteratura infantile consta di novelle
e di leggende, in genere derivate dalla tradizione orale o dall'epica
cavalleresca. Appunto i primi racconti cavallereschi, raccolti da Jean
Oudot, libraio a Troyes, appaiono in Francia verso la metà
del XVIII secolo, nella BIBLIOTECA BLU: le imprese di Orlando,
Roberto il Diavolo, Riccardo Senza Paura, etc. Ma in Inghilterra,
dove già esisteva il romanzo, si pubblicano due titoli che vivono
ancor oggi nelle biblioteche dei ragazzi di tutto il mondo: sono Robinson
Crusoe e Gulliver's Travels. Daniel
De Foe (1660-1731), politico violento, scrive libelli e pamphlets
per i quali viene più volte incarcerato; si dedica alla letteratura
solo in tarda età. Robinson Crusoe in realtà ha
finalità religiose e filosofiche che trascendono la comprensione
infantile, anche perchè tutte le edizioni per ragazzi sono ridotte,
essendo la versione integrale assai ponderosa. Le virtù presentate
sono il coraggio, la forza di volontà, la costanza, l'operosità,
la pazienza. Lo spirito d'avventura incontra il gusto dei ragazzi, che
si identificano con Robinson e desiderano in cuor loro di emularlo.
Il Robinson Crusoe viene tradotto in tedesco fin dal 1721, e
in Francia ebbe un tal successo che appaiono ben 43 Robinson francesi
tra il 1840 e il 1875, e nasce il neologismo "robinson" per
indicare un personaggio che si trova ad affrontare da solo un problema
o un'avventura. Curiosità: da un'indagine degli anni Trenta,
Robinson Crusoe risulta il libro più diffuso al mondo
dopo la Bibbia. Jonathan Swift (1667-1745),
anch'egli iracondo e violento, amaro umorista, innovatore del linguaggio,
intende fare con i Gulliver's Travels della satira politica e
personale rivolta ai personaggi del suo tempo e di cui oggi i reconditi
significati si sono perduti. Il titolo rimane così annoverato
fra la letteratura per ragazzi, che vi scorgono solo la fiaba e il racconto
avventuroso. Una storia simile genera Die Wunderbaren Reisen des
Freiherrn von Munchhausen di Rudolf
Erich Raspe (1736-1794), che
non viene scritto per i ragazzi, bensì intende prendersi giuoco
delle relazioni di viaggi che all'epoca erano in gran voga e contiene
riferimenti personali e politici alla vita delle piccole corti tedesche,
oggi non percepibili; ma è proprio ai ragazzi che il racconto,
un po' sconclusionato, accende la fantasia e il titolo verrà
costantemente pubblicato.
Dalla trasposizione per fanciulli delle vecchie leggende del ciclo dei
trovatori (Roman de la Rose), nasce in Francia il racconto romanzesco.
M.me Cottin (1773-1807) è
l'iniziatrice di questa corrente con Clara d'Alba, Elisabetta
o gli esiliati in Siberia, La presa di Gerico.
Spicca per delicatezza dell'ispirazione il pedagogo Arnaldo
Berquin (1745-1791), che ha il pregio di innovare il racconto
con l'uso del dialogo; scrive commediole e racconti, tra cui l'Ami
des Enfants (1784). Giulia Gouraud
(1810-1891) fonda nel 1832 il Journal des jeunes personnes;
i suoi titoli vengono pubblicati nella famosa BIBLIOTECA ROSA:
Les enfants de la ferme, Le livre de maman, Cécile,
Lettres de deux poupées. Vittorina
Monniot (1825-1880), istitutrice di nobili fanciulle, scrive
Le Journal de Marguerite (1869) e La journée
du petit Alfred (1864), dove la psicologia dei personaggi è
ben studiata e rappresentata con garbo. Dopo le dottrine di Jean Jacques
Rousseau, diviene imperante il motto "istruire dilettando"
e si riconosce la dignità del fanciullo, per il quale copiosamente
fiorisce la letteratura in tutta Europa. A causa di rovine familiari,
Zenaide Fleuriot (1829-1889) diviene
istitutrice presso la casa della principessa Sayn-Wittgenstein, che
la prende sotto la sua protezione e le permette di accedere alla carriera
letteraria. Z. Fleuriot pubblica oltre 80 titoli, tra i quali Aigle
et Colombe, premiato dall'Accademia di Francia, e il famoso
Tranquille et Tourbillon. Il temi fondamentali sono come
sempre edificanti (la fede e la famiglia) ma compaiono anche raffinate
descrizioni della natura bretone. Pierre Jules
Hetzel (1814-1886) ritiene che il mezzo migliore per rivolgersi
al mondo infantile sia un giornale e nel 1864 fonda il Magazin
d'Education et de Récréation, che presto divanta
il modello per i futuri giornali per ragazzi, ponendosi some primo obiettivo
soprattutto il divertimento di fanciulli e fanciulle. Coronato dall'Accademia
francese, ha moltissimi collaboratori, tra i quali Jules Verne, Jean
Macé, Victor de Laprade, Jules Sandeau, Hector Malot, Viollet-le-Duc,
Legouvié. L'intera collezione del periodico conta 35 volumi.
Dal giornale derivano diversi libri editi da Hetzel (Rondes et
Chansons de l'enfance), che sotto lo pseudonimo di
Stahl pubblica diversi titoli (Les histoires de mon
parrain, Contes de récite de la morale familière,
Patin d'argent). Vi si coglie lo studio d'un umorista
che conserva le migliori qualità di scrittore anche quando si
rivolge all'infanzia. Stahl è il primo a tradurre e divulgare
al pubblico francese Little Women e un rifacimento del titolo
dello scrittore russo Marc Worzog, Maroussia, viene considerato
un capolavoro. E' più o meno in questo periodo che Hachette inizia
la sua BIBLIOTECA DELLE MERAVIGLIE, perchè ora i ragazzi
hanno non solo romanzi scritti appositamente per loro, ma anche le loro
collane e addirittura case editrici a loro dedicate.
Dall'America giungono, oltre ai romanzi di Louisa
May Alcott (1832-1888) e di Frances
Hodgson Burnett (1849-1924), il libro-denuncia contro lo
schiavismo Uncle's Tom Cabin di Harriet
Beecher-Stowe (1811-1886) e i "racconti di frontiera"
di James Fenimore Cooper (1789-1851),
mentre Robert Louis Stevenson (1850-1894)
accende la fantasia dei ragazzi con appassionanti avventure, così
come la descrizione dal vero di paesi esotici di Rudyard
Kipling (1865-1936). Il filone del romanzo d'avventure e
del romanzo scientifico si fonderanno poi nel secolo successivo nel
romanzo poliziesco. Il romanzo per ragazzi a questo punto si avvia su
due filoni paralleli e ben distinti: il gusto dell'avventura per i maschi,
il sentimentalismo per le femmine. Chi riesce a conciliare l'uno e l'altro
è Charles Dickens (1812-1870)
con le sue storie di ragazzi derelitti, Oliver Twist,
David Copperfield, Little Dorrit. Il gusto
del "racconto del dolore" prende piede un po' ovunque; a dire
il vero questi racconti sono indirizzati ad un pubblico un poco più
maturo, agli adolescenti piuttosto che ai ragazzi, sulla spinta di ciò
che Victor Hugo (1802-1885) aveva
fatto per gli adulti con Les Misérables (1826),
E. Cummins con Il lampionaio,
e Pierre Mael
con Seulette. Maestro
del genere è
Hector Malot (1830-1907)
con Sans famille e En famille. Anche Cuore
di Edmondo De Amicis (1846-1908)
non scherza quanto a sentimentalismo e crudezza nei racconti che inframezzano
il libro, narrato su un leit-motif di retorica che oggigiorno
lo rende quasi illeggibile. Spesso le situazioni di dolore sono provocate
dall'incontro spiacevole con briganti o zingari, i quali spesso "rubano"
i ragazzi per farli lavorare nei circhi o nelle fiere: a questo filone
appartengono Le filles du clown di M.
Delorme; La fille de Carlès di
M. De Coulomb, Le Général du Maine
di M.me de Nanteuil. Diverso è
Petit Bleu (1888) di Gyp (pseudonimo
di M.me de Mirabeau, Comtesse de Martel de Janville, 1849-1923),
scrittrice intimista, dove la sofferenza del piccolo protagonista
è tutta spirituale, dovuta all'incomprensione di chi dovrebbe
educarlo. Ma il capolavoro di questo genere resta Misunderstood
di Florence Montgomery (1843-1923)
che peraltro non è inteso per i ragazzi, come afferma la stessa
autrice
nella prefazione all'edizione del 1896: "Questo non è un
romanzo per ragazzi. E' dedicato invece a coloro che si interessano
dell'infanzia, che desiderano farsi piccoli, per considerare la vita
così come appare a un bambino e penetrare un poco nel complesso
dei minuscoli interessi, gioie e dolori che lo compongono."
Un'altra tipologia di questo periodo è il "bambino
ammalato", dovuto all'interesse di fine Ottocento per la medicina,
agli albori dell'indagine scientifica. Le malattie lente e micidiali
tengono banco e influiscono anche sulla letteratura (quante eroine languenti
sulla chaise-longue!) e quindi sulla letteratura infantile:
Petite Mère di M.me de Pressensé,
L'Ainée di J. Lermont,
vari titoli di G. Franay (pseudonimo
di Louise Quioc) e Magbert (pseudonimo
di M.me Berthet-Lobrichon) con Histoire d'un vaurien e
Les lunettes blues. Nella strabiliante produzione francese
del periodo emergono alcune opere di valore; quando Hetzel fonda la
BIBLIOTECA BIANCA vedono la luce opere che oggi chiamiamo "classici"
proprio raccolte in una collana dedicata ai ragazzi: La vie de
Polichinelle di Octave Feuillet
(1821-1890); Monsieur le Vent et Madame la Pluie di Alfred
de Musset (1810-1857); Le Chateau de Pictordu,
La Tour de Percement, Histoire du véritable Gribouille
di George Sand (1804-1876 );
La Belle Nivernaise di Alphonse Daudet
(1840-1897); La Bouillie
de la Comtesse Bertha e Histoire d'un casse-noisette
di Alexandre Dumas (1802-1870),
che peraltro dà alle stampe oltre un centinaio di opere di ogni
genere, prediligendo l'avventura, intesi per un pubblico adulto ma molto
amati anche dai ragazzi. Le avventure più strabilianti le inventa
Jules Verne (1828-1905); egli proviene
da una famiglia borghese di Nantes che lo avvia alla giurisprudenza,
ma l'incontro con l'editore Hetzel cambia la sua vita; si trasferisce
ad Amiens, dove conduce vita sedentaria e tranquilla che gli permette
di dare alle stampe oltre 70 titoli; compie solo due viaggi: uno in
Nordamerica nel 1867 e uno in Italia nel 1885. Il merito di Verne è
tutto nell'aver anticipato prodigisamente molte delle invenzioni del
secolo successivo: dirigibili, sottomarini, cannoni di lunga gittata,
la scoperta del Polo Nord, la possibilità di andare sulla luna,
e tuttavia concilia il progresso con la tradizione, esaltando le virtù
del coraggio, l'entusiasmo per l'ideale, la fede e l'amor patrio. Simile
la storia e la letteratura di Emilio Salgari
(1861-1911), che ha il pregio di presentare ai ragazzi ciò che
più di ogni cosa li appassiona: le avventure pure e semplici.
La narrazione gode di uno stile veloce e pulito, senza perdersi in descrizioni
o nei particolari; emergono le vitù del coraggio, della volontà,
dell'ingegno. Salgari descrive con ammirevole fantasia le ambientazioni
esotiche, tanto più che, a differenza di Stevenson o di Kipling,
non si è mai mosso da casa. Enrico Sienkiewics
(1846-1916) scrive per ragazzi un solo titolo, Per deserti e foreste,
che descrive il centro Africa con una buona dose di esaltazione dei
sentimenti, ma la riduzione del suo Quo vadis viene inserito
in tutte le collane per la gioventù. Tanto vasta è la
produzione della letteratura per ragazzi (e ragazze) sul finire dell'Ottocento,
che non possiamo citare tutti gli autori se vogliamo attenerci esclusivamente
ad una panoramica dei "classici".
Concludiamo il secolo menzionando il filone americano dei racconti di
avventure che non tengono conto della morale puritana, detti racconti
di bad
boys (J.T. Trowbridge
pubblica Cudjo's Cave nel 1864 e Thomas
Bailey Aldrich The Story of a Bad Boy nel 1869),
dal quale nascono i capolavori di umorismo di Samuel
Clemens (1835-1910, Mark Twain)
Tom Sawyer e Huckleberry Finn. Luigi
Bertelli (1860-1920, Vamba)
giornalista a Firenze nei primi del Novecento, fonda due settimanali
umoristici, L'O di Giotto e Il bruscolo,
e nel 1906 Il Giornalino della Domenica. Scrive diversi
racconti per ragazzi, di cui il più famoso è Il
giornalino di Gianburrasca, che pur rifacendosi alla tradizione
americana dei bad boys, non nasconde l'intento satirico verso
la sua epoca.
Per le giovinette si iniziano pubblicare a cavallo tra Ottocento e Novecento
i romanzi "rosa", dal colore della copertina della prima collana
a loro dedicata, che in seguito starà ad indicare il genere sentimentale
destinato ad un pubblico femminile anche adulto. Questo genere è
assimilabile al feuilleton,
il glorioso modello del romanzo del pieno Ottocento ... ma questa è
un'altra storia.
E' anche molto diversa la storia della letteratura per l'infanzia del
XX secolo. Esulano da questa pagina i nomi eccellenti del Novecento
(alcuni dei quali elencati nelle pagine degli AUTORI)
ma corre l'obbligo di citare qui almeno Pamela
Travers, autrice del famosissimo Mary
Poppins.
©Elena
Malaguti, aprile 2009
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Sand
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Verne e Enrico
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Salgari e Mark
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