libri e giornali per ragazzi

ILLUSTRATORI S-Z

SACCHETTI, ENRICO (1877 - 1967)

Enrico Sacchetti nasce a Roma il 28 febbraio 1877. Il padre Giuseppe, pittore, è amico di Signorini, Fattori e Silvestro Lega, e pittori sono anche i figli Giotto, Enrico e Pia. Enrico si diploma all'Istituto Tecnico; in seguito frequenta lo studio del pittore Gelati e collabora con lo scultore Libero Andreotti, ma sono anni di ristrettezze economiche.
Nel 1901 collabora al Bruscolo di Vamba; dal 1903 al 1904 collabora al Verde e Azzurro, settimanale diretto da Umberto Notari, per il quale disegna il manifesto di lancio, ma il giornale chiude in breve. Nel 1905 Notari lancia il quindicinale Teatro Illustrato, per il quale Sacchetti illustra diverse copertine ed una serie di tavole fuori testo con le caricature dei personaggi più in vista del mondo dello spettacolo (in seguito stampate in veste di cartoline). Poichè frequenta Papini e Soffici, illustra Le Roi Bombance di Filippo Tommaso Marinetti; in seguito collabora alla rivista Poesia e illustra insieme a Cesare Tallone ed Ugo Valeri Quelle Signore di Notari, libro che fa scandalo, viene sequestrato, processato e poi assolto. Sacchetti si stabilisce dal 1908 al 1911 a Buenos Ayres come disegnatore a El Diario; rientrato a Milano inizia la collaborazione con La Lettura che non abbandonerà più fino alla fine e con l'Istituto Editoriale Italiano per il quale illustra una serie di libri della Biblioteca dei Ragazzi. Nel 1912 raggiunge Libero Andreotti e Sem Benelli a Parigi e, lasciato il genere caricaturale, diventa ritrattista femminile. Collabora a La Vie Parisienne e sposa una musicista conosciuta a Buenos Ayres anni addietro. Ma la Francia entra in guerra e Sacchetti è costretto nel 1914 a rientrare in Italia. Collabora con la Casa Editrice Nerbini di Firenze, ma a sua volta è richiamato sotto le armi. La sua testimonianza della guerra è nei due album Gli Unni e Gli Altri di Antona Traversi, le copertine de Il Secolo XX, i manifesti e gli opuscoli per i prestiti di guerra, una serie di cartoline di propaganda pubblicata a Londra, due mazzi di carte da gioco nazionali con le caricature dei regnanti coinvolti nel conflitto, i disegni del giornale della Terza Armata La Tradotta a cui collaborano anche Antonio Rubino, Umberto Brunelleschi e Giuseppe Mazzoni. Nel dopoguerra inizia la collaborazione a L'Illustrazione Italiana, e illustra diverse copertine per Mondadori, Zanichelli, Sonzogno. Nel 1920 espone una personale alla Galleria Pesaro di Milano e pubblica venti litografie presentate da Ugo Ojetti. Nel 1922 espone alla XIII Biennale di Venezia e inizia le prime collaborazioni ai periodici come opinionista. Ojetti gli commissiona articoli per Il Corriere della Sera di cui è direttore dal 1926 al 1927; e nel 1935 Enrico Sacchetti pubblica con Treves il suo primo libro, Vita da Artista, che ottiene il premio Bagutta. Si esaurisce quindi la vena illustrativa ed inizia quella pittorica e letteraria. Nel 1933 espone in una personale a Milano (paesaggi ad olio e a guazzo, disegni, caricature e illustrazioni). Nel 1957 viene allestita una sua mostra antologica alla Galleria Cairoli di Milano e gli viene assegnata la Medaglia d'Oro per l'illustrazione dall'editore Garzanti. Espone ancora alla Galleria Spinetti di Firenze nel 1958, presentata da Ardengo Soffici, e nel 1963 alla II Biennale dell'Umorismo nell'Arte di Tolentino. Nel 1967 vince la prima edizione del "Premio Illustrazione" istituito da Epoca. Sue opere sono conservate nelle Gallerie di Modena, Venezia, Parigi, Londra, Buenos Ayres. Fra le opere più note sono i ritratti di Giovanni Papini, Sem Benelli, Arturo Toscanini, Eleonora Duse, ed altre personalità. Muore il 27 dicembre 1967 a Firenze.

TITOLI:

Vita da artista (1935, dedicato a Libero Andreotti)
Due Baci (1936)
Arte Lunga (1942, dedicato al figlio Dino morto volontario in Albania nel 1941)
Capire (1947)
La Bottega della Memoria (1953)
Tempo Rubato (1959)
Che cosa è l'Arte (1961)


Enrico Sacchetti:
Autoritratto (disegno)
Hans Baumgarten,
Piccola, perchè vai a Berlino?,
Il Romanzo Mensile,
Anno XXXI, N° 5, Maggio 1933
cover di
Enrico Sacchetti


Tre illustrazioni-caricature int. di Enrico Sacchetti per
C. Dickens, Le novelle di Natale,
Istituto Editoriale italiano,
Biblioteca dei Ragazzi n° 9


G.C. della Croce, Le astuzie sottilissime di Bertoldo,
Istituto Editoriale italiano, Biblioteca dei Ragazzi n° 6 (ca. 1912)
ill. int. di Enrico Sacchetti



La Lettura,
Anno XXXIV, N° 1,
1° gennaio 1934
cover di
Enrico Sacchetti

La Lettura,
Anno XXXIV, N° 1,
1° gennaio 1934
ill. int. "Gloria in excelsis Deo"
di Enrico Sacchetti

Due illustrazioni di Enrico Sacchetti per il volume di F.T. Marinetti,
Notari scrittore nuovo, 1937, una carrellata critica dei romanzi scritti da Umberto Notari. I disegni si riferiscono ai personaggi notariani: Marina (da Meridiano di Roma) e Delfinea (da Progetti per domani). Le tavole originali sono a colori, riprodotte nel volume citato in b/n.

SALVADORI, RICCARDO (1866 - 1927)

Nasce a Piacenza nel 1866. Collabora con tutte le testate (mensili e settimanali) del Corriere della sera, soprattutto nel periodo in cui sono dirette e curate, almeno alcune, da Silvio Spaventa Filippi: Il Romanzo mensile (Arsenio Lupin, Sherlock Holmes, ecc.), dal 1903; il mensile La Lettura (fino ai suoi ultimi anni); il settimanale Corriere dei piccoli fin dal primo numero del 1908, con illustrazioni e fumetti; il settimanale Domenica del Corriere. Illustra inoltre diversi volumetti della collana "Biblioteca dei ragazzi", dell'Istituto Editoriale Italiano, fondata anche questa e curata da Silvio Spaventa Filippi. Nel 1908 per Treves illustra "Nel regno dell'amore. Bozzetti narrativi e drammatici" di Edmondo De Amicis. Illustra l'antologia "La Milano del Porta" curata da Attilio Momigliano per l'editore Formiggini (Genova, 1913). Muore a Milano nel 1927.


Sofia Bisi Albini, Il libro dell'avvenire, Istituto Editoriale Italiano, n.d.
ill. interne di Riccardo Salvadori; sin: "L'ingegnere", dx: "Il meccanico"






Marjorie Bowen, Il biscione (I e II), Il Romanzo Mensile,
Anno XIX, Agosto e Settembre 1921,
covers di Riccardo Salvadori

Baronessa Orczy,
La Primula Rossa,
Il Romanzo Mensile,
Anno VIII, Giu-Lug 1910,
cover di Riccardo Salvadori
Anna Katharina Green,
La donna dell'alcova,
Il Romanzo Mensile,
Anno IX, Dicembre 1911,
cover di Riccardo Salvadori


SANTARONE, PAOLO (1886-1960)

Nasce a Napoli il 28 gennaio 1886 da Domenico, nativo del Sangro ma di stanza a Napoli dove è capitano veterinario della caserma del 20° Cavalleria, e Maria Aquila, figlia di un magistrato di Chieti. Il padre muore nel 1887 e la madre rifiuta di risposarsi, preferendo tornare presso il padre, e a causa del suo dovere di magistrato la famiglia si trasferisce qua e là, fino a stabilirsi a Milano. Al ginnasio conosce Clemente Rebora (1885-1957), di cui sarà amico fraterno sino alla morte; frequenta volentieri la famiglia (i Rebora sono sette fratelli) dove l'ambiente è anticlericale e scanzonato. Inizia a scrivere qualche articolo corredato di caricature che viene accettato dai giornali satiriciIl Moscone (1902), Le Babau (1909) Varietas (1912). Al contempo sviluppa una passione per il teatro, mette su una filodrammatica casalinga che ovviamente non ha seguito, ma poi partecipa alla "Turlupineide" collaborando ai disegni dei costumi (la prima il 21 aprile 1908 ai Filodrammatici), spettacolo di rivista di Renato Simoni (direttore de La Lettura e padre della famosisima Tradotta, giornale di trincea per la Terza Armata) che ha un enorme successo e numerose repliche. Non avendo proseguito il liceo e desiderando di lavorare nel settore artistico, viene ammesso ai corsi serali della Scuola d'Arte, ma dal momento che deve aiutare la famiglia (mamma e nonna a carico), viene assunto dalla ditta Gondrand di cui è direttore il padre di Rebora. Nel 1912 conosce la bolognese Maria Boselli (n. 1891) che sposa un anno dopo, dalla quale avrà quattro figli. Di questo periodo si conosce un solo libro per ragazzi illustrato da Santarone: L'aeroplano di Girandolino. Collabora al Secolo XX (1915) illustrando un articolo "Gli scacchi e la guerra". Nel 1916 è richiamato al fronte e assiste alle più tragiche battaglie, inclusa Caporetto.
Muore il 31 dicembre 1960.



Anna Santarone, Una giornata senza una tua lettera, Lampi di Stampa, 2014
in cui la figlia Anna publica tutto il carteggio tra i genitori.
In copertina Paolo Santarone con la moglie e figli.


A. Rossato, L'aeroplano di Girandolino, Bemporad, 1924 (2a ed.)
Illustrazioni interne di Paolo Santarone, datate 1913
(data della prima ed. nella Biblioteca Bemporad per i Ragazzi)



A. Rossato, L'aeroplano di Girandolino, Bemporad, 1924 (2a ed.)
Illustrazioni interne di Paolo Santarone

SANTI, BRUNO (1892 - 1954)

Bruno Domenico Michele nasce a Firenze il 26 aprile 1892 da Alfredo e Ersilia Bovi. Pittore, incisore, decoratore (esegue alcuni affreschi a Bologna e a Milano), illustratore. E' allievo di Francesco De Giovanni e poi di Domenico Ferri all'Accademia di Bologna, e vince il concorso Bevilacqua per una composizione biblica. Partecipa alla Secessione di Roma, a quella di Vienna e alla prima Quadriennale romana. Dirige la Scuola d'Arte di Firenze. Collabora a varie riviste come "Novella" con fregi, testatine, e copertine; "La Donna" di Torino, "Comoedia", "La Casa Bella"; per i ragazzi collabora fattivamente al "Giornalino della Domenica" e al "Corriere dei Piccoli"; inoltre illustra per l'editoria (Mondadori, Treves, etc.). Durante la Grande Guerra è Capitano in Fanteria (mitragliere, viene ferito e decorato al valore militare). Nel dopoguerra si trasferisce a Milano dove insegna all'Accademia. Il 13 dicembre 1925 sposa la bolognese Emma Premoli (n. 28 novembre 1898 dal Cav. Magg. Ernesto e Adelaide Santi) nella chiesa di San Benedetto a Bologna. Muore a Pontedera (Pisa) nel 1954.


Disegno originale di Bruno Santi
(courtesy Libreria Gonnelli, Firenze)

Per la serie "Romanzi della guerra" Mondadori (1930)
Bruno Santi illustra diverse cover
(courtesy Tesori di carta, Bologna)



Maria Konopnicka, Canzoni per bambini, Paravia, 1933
cover e illustrazione interna di Bruno Santi
Il Giornalino della Domenica,
Anno XI n°XXIII,
copertina di Bruno Santi
Il Giornalino della Domenica,
AnnoIX n°XIII,
25 dicembre 1921,
ill. int. di Bruno Santi


SARTORIO, GIULIO ARISTIDE (1860 - 1932)

Nasce a Roma l'11 febbraio 1860 da una famiglia di artisti, infatti sia il padre Raffaele sia il nonno Girolamo sono pittori e scultori. Ha un fratello, Ernesto, militare di carriera.
Studia all'Accademia di Belle Arti di Roma e si accosta a Mariano Fortuny e al gusto liberty imperanta ll'epoca della sua giovinezza. Il pittore Luis Alvarez Català lo prende come aiutante e ciò gli permette un guadagno tale che a soli 19 anni apre uno studio in via Borgognona. Prende a dipingere dal vero, nella campagna laziale e nel 1883
espone per la prima volta a Roma ("Malaria", ispirato al realismo). Conosce Vittorio Corcos, ch'era allievo di Domenico Morelli, molto ammirato da Sartorio, con cui si lega di amicizia. Decora anche palazzi signorili, per cui si reca a Versailles per vederne le decorazioni, lì ritrova l'amico Corcos e si fa conoscere alla famosa Galleria Goupil.

Inizia l'attività grafica disegnando testate per la Cronaca Bizantina e si attira l'ammirazione di D'Annunzio, con il quale collaborerà a vita (Isotta Guttadauro di D'Annunzio è la prima opera illustrata). Nel 1889 espone all'Esposizione Universale di Parigi e riceve un premio ex aequo con Segantini. Si interessa di fotografia, arte nascente, che utilizza come modello e punto di partenza per i dipinti. Nel 1888 viene fondata a Roma l'Associazione Amatori di Fotografia e vi si affilia nel 1993. Nel 1890 illustra su La Tribuna Illustrata L'Invincibile di D'Annunzio; si associa ad "In Arte Libertas" e si interessa al preraffaellismo, tanto che si reca in Inghilterra per approfondire la tematica. E' anche critico d'arte e scrive per diverse riviste di settore; in seguito diviene professore di pittura a Weimar dove risiede dal 1896 al 1899. Rientrato in Italia, accanto all'attività di paesista che lo vede, nel 1904, tra i promotori del Gruppo dei XXV della Campagna Romana, ottiene numerose commissioni pubbliche come ad es. il fregio decorativo per la nuova aula del Parlamento a Montecitorio nel periodo 1908-12, utilizzando l'innovativa tecnica dell'encausto o cera fredda, cioè colori ad olio uniti a cera depurata e diluiti con vari solventi, per ottenere l'effetto scultoreo. Il fregio consta di 50 pannelli ed è tuttora visibile, restaurato di recente. E' infine insegnante all'Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1914 l'Esposizione di Venezia gli dedica un'intera sala, dove espone 81 tempere a soggetto campagna romana. Nel 1915 parte volontario nella Grande Guerra, dove partecipa attivamente all'azione tra Gorizia e l'Isonzo, viene ferito e fatto prigioniero dagli Austriaci: di questa esperienza lascia testimonianza in 12 quadri sulla guerra sul Carso e 60 quadri sulla battaglia del Piave. Nel 1925 sottoscrive il "Manifesto degli Intellettuali del Fascismo" e nel 1929 è nominato Accademico d'Italia.

Nel 1901 si sposa una prima volta con Julia Bonn, una pittrice di Francoforte da cui ha la figlia Angiola nel 1903, ma il matrimonio non dura, si separa e ottiene l'annullamento facilmente, dato che Julia è ebrea (morirà nel 1944); si risposa nel 1918 con Margarita Sevilla, attrice spagnola conosciuta come Marga Sevilla, che gira da protagonista il film "Il mistero di Galatea"destinato ad un pubblico privato. Il cinema attrae Sartorio, aperto alle innovazioni, che prende parte anche a "Il sacco di Roma" (1920) e "San Giorgio" (1921). Marga gli dà la figlia Lidia nel 1919 e il figlio Lucio Aristide nel 1923. Nei dipinti di quest'epoca si ritrova spesso l'immagine della moglie, che gli ha dato finalmente la felicità; la famiglia abita in una bella villa ristrutturata e ridecorata personalmente dal pittore sulla via Appia Antica, chiamata "Horti Galateae". Giulio Aristide Sartorio muore a Roma dopo lunga malattia il 3 ottobre 1932.

Per quanto riguarda l'attività di illustratore per l'editoria è arduo rintracciare i testi interessati (D'Annunzio a parte), e non sembra aver illustrato libri per ragazzi, tuttavia in questo sito è presente un almanacco a firma Yorick da lui illustrato, il che fa supporre che vi siano altri testi di letteratura popolare con i suoi disegni. Per quanto sembri lontano dal mondo dei giornalini per ragazzi, illustra una copertina del Giornalino della Domenica (Anno I n° VII).




Giulio Aristide Sartorio
fotografato da Nunez Vais mentre
affresca l'aula di Montecitorio
Giulio Aristide Sartorio,
un pannello del fregio dell'aula
di Montecitorio (particolare)


G. A. Sartorio "Autoritratto",
Galleria degli Uffizi, Firenze
Giulio Aristide Sartorio
nel 1930


La Tribuna Illustrata,
12 febbraio 1911
"I Reali d'Italia visitano l'atelier
di Giulio Aristide Sartorio"
disegno di E. Abbi
La Tribuna Illustrata,
Anno I, n°7,
in copertina "Dopo il ballo"
di Giulio Aristide Sartorio


Marga Sevilla, moglie di
Giulio Aristide Sartorio
courtesy
Cover della cartellina disegnata
da Giulio Aristide Sartorio
e contenente 20 disegni di guerra
"Il Giornale dell'Arte", n. 385,
aprile 2018, p. 52
La fotografia fa parte della mostra:
"Finissage della mostra Maria Monaci Gallenga. Arte e moda tra le due guerre"
25 maggio 2018
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma




SCARPELLI, FILIBERTO (1870 - 1933)

Nasce a Napoli il 29 giugno 1870 da una famiglia di antiche tradizioni militari, da Francesco e Giulia Palumbo. E' l'ultimo di dodici
fratelli, tra i quali anche Tancredi, anch'egli illustratore. Rimasto presto orfano, si trasferisce a Roma, dove conduce vita da artista bohémien. Suo maestro è Gabriele Galantara. Insieme con Rubino, Finozzi, Anichini e Brunelleschi è uno degli illustratori di punta per le copertine del Giornalino della Domenica (al quale collabora fin dal primo numero nel 1906). Sul supplemento Il Passerotto, diretto da Omero Redi, si firma Filibertino Scarpellino. Alto, magro, naso aquilino, baffi e pizzo alla moschettiera, diventa in redazione per i ragazzi il "colonnello Scarpelli", che riunisce gli abbonati in vari corpi militari di sua invenzione. Il tratto del disegno si rifà alle tendenze viste sulle riviste più note dell'epoca come Le rire, La Revue Blanche, L'assiette au beurre e la tedesca Simplicissimus. Nel 1910 pubblica a puntate testo e disegni intitolati Guerra! Guerra!! che ottiene un successo strepitoso, tale che Bemporad poi raccoglierà in volume le storielle. Tiene una rubrica dal titolo "Chiacchiere artistiche con i miei lettori", che raccoglie ampi consensi. Illustra le Pistole di Omero (di P. Ermenegildo Pistelli). Filiberto Scarpelli come pittore espone nel 1918 una personale allestita nel salone dell'Epoca a Roma. Fa parte del gruppo romano insieme con Tofano, Cambellotti, Grassi, Bottazzi, Marcucci. Collabora al Pupazzetto, a L'Asino, e a Il Travaso delle Idee per oltre un quarto di secolo (del quale è anche direttore dal 1925 al 1928).
Dalla moglie Maria Marinari, nota come Marietta, avrà tre figli, Marco, Furio e Manlio, che egli istruisce in casa, non credendo nei metodi rigidi della scuola dell'epoca.
Il tipo di educazione impartita doveva esere senz'altro notevole, poiché Furio Scarpelli (16/12/1919 - 28/4/2009) è il celeberrimo scrittore e sceneggiatore cinematografico, nonchè disegnatore a sua volta. Il figlio Giacomo chiamerà il proprio figlio Filiberto come il bisnonno. Scarpelli muore in tragiche circostanze l'8 agosto 1933. Leggiamo nel libro di G. Mosca La Signora Teresa che il fattaccio avvenne una sera in un'osteria di via della Lupa (zona Margutta): Scarpelli venne aggredito da un oste che lamentava un vecchio credito e lo uccise con due colpi di rivoltella. La notizia venne ignorata dai giornali, ma pure Il Travaso del 20 agosto 1933 gli dedica il seguente necrologio: "Lavoratore instancabile nelle condizioni avverse, passava lunghe ore a scrivere o a disegnare, per allietar grandi e piccini, mentre lo attanagliava il perpetuo dramma di una esistenza familiare sconnessa e quasi randagia: quel medesimo dramma che, nel pomeriggio dell'8 agosto, si è risolto tragicamente: in un diverbio per motivi d'interesse, due colpi di rivoltella uccidevano Filiberto Scarpelli."
Nel 1939 apparve postuma l'amara autobiografia Un uomo in un fosso: vaniloquio senza capo ne' coda che spiega solo parzialmente la contraddizione di una vita operosissima ma economicamente travagliata.


Filiberto Scarpelli
Pupi di carta

Biblioteca dei Fanciulli Sonzogno, n.d.
ill. dell'Autore
Il Giornalino della Domenica
Anno II, N°12
cover di Filiberto Scarpelli



Filiberto Scarpelli
Filiberto Scarpelli
nella celebre caricatura
di Ugo Finozzi
(dal Giornalino della Domenica)




F. Rabelais
Gargantua e Pantagruel

Bemporad, Capolavori Stranieri per la Gioventù, 1936
cover di F. Scarpelli
FratelliGrimm
Novelle
Bemporad, Capolavori Stranieri per la Gioventù, 1936

cover di F. Scarpelli

L. Capuana,
Nel paese della zagara,
Biblioteca Bemporad per i Ragazzi, 1932
ill. int. di F. Scarpelli
Ermenegildo Pistelli,
Le pìstole d'Omero
Bemporad, s.d.
ill.
int. di Filiberto Scarpelli

Filiberto Scarpelli, vignetta tratta da
Il Giornalino della Domenica, supplemento Il Passerotto,
Anno II, N° 3, 20 marzo 1908
(courtesy Lia Madorsky)





SCARPELLI, TANCREDI (1866 - 1937)

Fratello di Filiberto, segue dapprima la carriera del padre, già capitano delle truppe borboniche, entrando nell'esercito italiano dove diviene campione di scharma. Esordisce nell'illustrazione ad inizio secolo, illustrando per diversi giornali (Il Giornalino della Domenica, Il Corriere dei Piccoli, Scena Illustrata) e case editrici, in particolare per Nerbini per la quale illustra molti dei testi per ragazzi che uscivano a fascicoli di grande formato; la Storia d'Italia di P. Giudici, corredata dai ritratti dei grandi personaggi; e le nuove collane di libri "gialli" che a inizio secolo portavano anche in Italia i testi mystery e noir degli autori stranieri, nonchè i fumetti; è anche illustratore salgariano per alcune riedizioni Sonzogno e Viglongo degli anni Trenta. Si firma con la sola sigla TS oppure con nome puntato, o anche con nome e cognome per intero. I titoli da lui illustrati sono una novantina.

Tancredi Scarpelli, due ill. interne per Vita di Garibaldi,
a cura di E. Provaglio, Nerbini, 1932

Tancredi Scarpelli, due ill. interne per I Promessi Sposi, Nerbini, ristampa 1957
(originale uscito nel 1910)




SGRILLI, ROBERTO (1897 - 1985)

Nasce a Firenze il 23 ottobre 1897 da Enrico e Artura Nardi. Studia all'Accademia di Belle Arti con Galileo Chini e Augusto Bastianini. E' pittore e pubblicista. Tuttavia l'attività principale è l'illustrazione per l'editoria, per la quale esordisce nel 1915 collaborando a Numero e Mondo Umoristico. Illustra anche cartoline, albumini e quaderni. Dal 1923 collabora a Il Balilla, per il quale crea il personaggio di Sognino, e dal 1925 al Corriere dei Piccoli con il personaggio di Formichino. Nel 1942 illustra un Pinocchio. Negli Anni Quaranta sperimenta anche il cinema di animazione (Il Barone di Munchhausen, 1941; Anacleto e la Faina, 1942, per il quale riceve un premio a Venezia). In totale illustra un centinaio di libri per ragazzi. Nella pittura ad olio è quasi esclusivamente paesaggista; partecipa a sei mostre della Società di Belle Arti fiorentina, a tutte le mostre del sindacato di Firenze, alla Mostra Internazionale del Libro di Lipsia (1927). Mostre personali: 1921 e 1932 a Firenze, 1932 a Lucca, 1933 a Bologna e Genova. Alcune sue tele sono nella collezione privata del Prof. Giovanni Spadolini.

Il Fascio - Nuovissimo Sussidiario Bemporad - Parte Prima
1934
ill. di Roberto Sgrilli
courtesy Lia Madorsky
Luigi Capuana,
Altre fiabe,
Marzocco, 1947
Cover di Roberto Sgrilli

Gemma R. Mongiardini,
Il segreto di Pinocchio
,
Biblioteca Bemporad
per i Ragazzi,
1930
cover di Roberto Sgrilli
C. Collodi,
Le avventure di Pinocchio,
Bietti, 1946
ill. int. di Roberto Sgrilli
courtesy Lia Madorsky



Serie di albumini FILA (Firenze) illustrati da Roberto Sgrilli, n.d.


Catalogo Bemporad, 1935,
cover di Roberto Sgrilli
courtesy Tesori di carta, Bologna

Andrea Lavezzolo,
Al rifugio di Red Ringo
,
su: Il Balilla, Anno XII n° 19,
10 maggio 1934.
Ill. di Roberto Sgrilli


Due quadernetti di scuola illustrati da Roberto Sgrilli:
sin: un episodio della saga di Don Chisciotte, ds: la fiaba Il gatto con gli stivali

SIMONETTI, CESARE (1862 - 1912)

Angelo Cesare Simonetti nasce a Udine l'8 gennaio 1862; il padre Mariano lo destina al commercio ma lui scappa di casa insieme con un amico: dopo di che gli viene concesso di studiare il disegno. Lavora come disegnatore industriale e si guadagna qualcosa come bozzettista per manifesti di vario genere. Alla Scuola d'Arte di Udine ottiene due primi premi, e infine viene invitato ad insegnarvi. Nel 1884 espone a Torino come litografo ed ottiene la medaglia d'argento. Nel 1886 si trasferisce a Firenze, dove frequenta la scuola serale del costume del Circolo degli Artisti. Nel 1890 viene invitato a Torino come bozzettista per lo stabilimento Doyen e ne approfitta per frequentare la scuola di nudo e di costume all'Accademia Albertina. Nel 1898 a Torino ottiene il secondo premio all'Esposizione Nazionale con il bozzetto "Il Cid Campeador". Nel 1904 all'Esposizione Nazionale di Manifesti Artistici e di Ex-Libri di Venezia ottiene il dilpoma di merito e la medaglia di bronzo. A Firenze partecipa a due concorsi: quello bandito dalla Società Artistica Richard Ginori (ceramica), e quello bandito dal Giornalino della Domenica per le copertine: ad entrambi arriva secondo. Tuttavia i suoi disegni vengono molto apprezzati dalla redazione del Giornalino per la grazia dell'invenzione, per l'effetto vigoroso di luci ed ombre; le sinuosità di gusto floreale derivano dal gusto liberty imperante all'epoca della sua formazione. All'Esposizione organizzata da Vamba con tutti i disegni presentati al concorso ottiene un gran successo il suo bozzetto "Il Bruciataio". Al Giornalino collabora fino al 1910. Occasionalmente illustra per l'editoria infantile.
Cesare Simonetti, che non pare abbia fatto tutto sommato una gran fortuna, muore a Firenze il 1° marzo 1912, appena cinquantenne.



Cesare Simonetti (1907)


Antonio Beltramelli, Le Gaie Farandole, Bemporad, 1921
ill. int. di Cesare Simonetti


Il Giornalino della Domenica
Anno II, n° 6
Il Giornalino della Domenica
Anno III, n° 15


Antonio Beltramelli, Le Gaie Farandole, Bemporad, 1921
ill. int. di Cesare Simonetti

Antonio Beltramelli, Le Gaie Farandole, Bemporad, 1921
ill. int. di Cesare Simonetti


TERZI, ALEARDO (1870 - 1943)

Nasce a Palermo il 6 gennaio 1870; il padre Andrea è litografo, tipografo-editore e appartiene alla borghesia colta (è cavaliere); i figli Aleardo e Amedeo vengono istruiti con liberalità (la madre è tedesca). Aleardo lavora nella tipografia del padre come disegnatore e impara l'arte della riproduzione litografica; studia all'Istituto di Belle Arti di Palermo ma abbandona il corso di studi prima del termine. Nel 1892 si trasferisce a Roma, collaboratore della Tribuna Mensile. Nel 1894 espone a Palermo "Azalea", figura femminile, che vince il primo premio. Collabora a La Tribuna Illustrata e nel 1898 si trasferisce a Milano come restauratore di quadri, facendo la fame, finché inizia ad illustrare cataloghi e libri e si fa un nome come grafico pubblicitario (suo è il famoso cucciolo con il pennello in bocca della Max Meyer). Si sposta a Roma, Milano, Parigi e Londra, lavorando sempre come illustratore per l'editoria infantile (soprattutto per Bemporad, La Scala d'Oro della UTET, La Bibliotechina de 'La Lampada') e per riviste (Il Corriere dei Piccoli, Il Giornalino della Domenica, La Lettura, La Domenica del Corriere, Natura ed Arte, Ars et Labor, Novissima, Illustrazione Italiana). Trascorre un certo periodo a Londra, poi sceglie Roma come dimora stabile. Nel 1905 sposa Adele Bonfiglio, che gli darà tre figli. E' ispirato all'Art Nouveau, che rimarrà il suo tratto caratteristico. Alla redazione di Novissima incontra Dudovich, Cambellotti e Bompard. E' anche un ottimo pittore aderendo alla seccessione romana di Giacomo Balla tra il 1913 e il 1916. Nel 1925 viene chiamato all'Istituo di Belle Arti di Urbino con l'incarico di trasformarlo in Scuola del Libro (poi Istituto della Decorazione e Illustrazione del Libro). Qui insegna anche disegno dei caratteri, calcografia, xilografia, litografia. Nel 1928 lascia l'incarico perchè non si ottempera alla promessa della sua nomina di ruolo, poi rimane ancora due anni e infine lascia definitivamente Urbino.
Si trasferisce a Bologna, poi a Milano, dove assume la direzione dell'ufficio pubblicità della Wander, dando origine ad originalissime vignette. Muore a Castelletto Ticino ((Milano) il 15 luglio 1943.
Si firma con le iniziali e un suo logo costituito da un pentagono raggiato.



Térésah,
La Regina degli Usignoli
,
Biblioteca Bemporad per i Ragazzi, n.d.,
disegni interni di Aleardo Terzi


Aleardo Terzi disegna la testata per la rivista La Vita Internazionale
N°10, Anno II, 20 maggio 1899


Aleardo Terzi nel suo studio (1907)



H. Baumgarten, Seconde nozze, Il romanzo mensile, Luglio 1938
ill. interne di Aleardo Terzi

A. Magni, Pepito,
Biblioteca Bemporad per i Ragazzi, 1921
cover di Aleardo Terzi (sigla)
B. Gerin, Lucciole,
Biblioteca Bemporad per i Ragazzi, 1921
cover di Aleardo Terzi (sigla)

Cartoline di Aleardo Terzi
courtesy Ulisse Collezioni (la quarta domenica del mese
al mercato dell'antiquariato di viale Carlo Felice, Roma)

TOFANI, DINO (1895 - 1986)

Nasce a Casellina e Torri (oggi Scandicci) il 28 dicembre 1895 da Giuseppe e Angiola Aliboni.
Professore di disegno, è poliedrica figura d'artista, litografo e xilografo, architetto di interni, arredatore, ad es. allestisce lo stand dell'Accademia dei Georgofili in occasione di una fiera.
Fonda la Scuola Fiorentina del Libro e dà alle stampe un suo trattato: Il libro e la sua tecnica: lezioni per il corso dei commessi di libreria, pubblicato probabilmente a proprie spese nel 1939.
Collabora con numerose case editrici, dedicandosi in particolare all'illustrazione di libri scolastici. Negli Anni Trenta è attivo soprattutto per le case Bemporad e Barbera. E' anche grafico pubblicitario, di gusto vagamente liberty, e non tralascia il disegno anche per stampe non propriamente editoriali, quali ad es. i francobolli.
Sposa a Firenze Adriana Tasolini (n. 9 gennaio 1906 da Emilio e Virginia Nannoni) il 18 agosto 1932, da cui ha le figlie Pierangela (n. Firenze il 16 giugno 1933) e Paola (n. Firenze il 4 luglio 1935).
Muore a Firenze nel 1986.


Alberto Viviani, Giubbe rosse, Barbera, 1933,
cover di Dino Tofani
raffigurante Marinetti e Papini ad un tavolino del celebre caffé
fiorentino, scelto dai futuristi per i loro incontri negli anni incendiari 1913–1915,
sito in piazza della Repubblica,
chiamato "Giubbe rosse" dal colore della divisa dei camerieri.



Nel 1930 le Poste Italiane emisero due serie di francobolli, una per posta ordinaria e una per posta aerea, per commemorare il IV Centenario della morte di Francesco Ferrucci (quello che fu ucciso da Maramaldo). La serie di posta ordinaria è composta da quattro valori. Il pezzo da 20 centesimi, color carminio vivo, reca un disegno di Dino Tofani, raffigurante Francesco Ferrucci durante l'assedio di Volterra. Un quinto francobollo, color arancio, reca il valore di 5 + 2 lire e ritrae Francesco Ferrucci con l'indicazione dell'anno della morte e quello del IV centenario (su bozzetto di Dino Tofani). La serie di posta aerea si compone di tre francobolli a soggetto unico sempre su disegno di Dino Tofani.




Sempre nel 1930 vennero emessi francobolli di cinque valori dell'Eritrea e della Cirenaica per celebrare l'istituto Agricolo Coloniale Italiano, con due soggetti elaborati da Dino Tofani, l'uno mostrante un gruppo di coloni inquadrati militarmente e l'altro una posa da seminatore.



Teresah,
Il libro di Titania
,
Bemporad, 1921,
cover di Dino Tofani
Renato Fucini,
All'aria aperta
,
Bemporad, 1934,
cover di Dino Tofani

Angiolo Orvieto,
Le sette leggende
,
Bemporad, 1921,
cover di Dino Tofani
Guido Da Verona,
L'inferno degli uomini vivi
,
Bemporad, 1926,
cover di Dino Tofani
Dino Tofani firma quasi tutte le copertine di questa collana Bemporad (senza nome)
in brossura, caratterizzata dal piccolo disegno centrale
e lettering in font serif, molto eleganti

F. Oberti, Un ragazzo italiano tra abissini e dervisci, Bemporad 1936
ill. interne di Dino Tofani




TOFANO, SERGIO (1886 - 1973)

Nasce a Roma il 20 agosto 1886. Collabora al Pupazzetto di Yambo, e nel 1908 inizia la lunga collaborazione al Giornalino della Domenica di Vamba, firmandosi con la sigla Sto che manterrà per tutta la vita. Partecipa ad esposizioni di grafica e di pittura, è grafico e pubblicista, e realizza copertine per l'edioria infantile. Collabora a La Lettura e Il Corriere dei Piccoli, per il quale crea nel 1917 il Signor Bonaventura, personaggio di incredibile successo, che continua a essere pubblicato anno dopo anno, anche dopo la scomparsa del suo autore. La produzione teatrale di Sto è varia e complessa, perché Sergio Tofano è anche un grande attore, nonché regista e scenografo, commediografo e costumista. Dopo l'esordio con Ermete Novelli nel 1909, recita nella compagnia di Virgilio Talli. Nel 1923 sposa la milanese Rosetta Cavallari, che diventa attrice e sarà sua compagna anche sulla scena (Tofano partecipa a circa 50 film e collabora con
registi del calibro di Nanni Loy, Monicelli, Zampa, Bertolucci, Dino Risi e Pasquale Festa Campanile). Dal 1953 insegna a Roma all'Accademia di arte drammatica Silvio d'Amico. Muore il 28 ottobre 1973.


Sergio Tofano, alias Sto




Sto,
Storie di cantastorie,
Bemporad, 1923
La cover è la medesima della
prima ed. (Vitagliano 1920)

Sto, I cavoli a merenda,
una raccolta di raccontini surreali
,
Vitagliano, 1920

Il Giornalino della Domenica
Anno VIII, N° 3, 5 gennaio 1919
cover di Sto
courtesy www.peterpubliantiqua.it
Massimo Bontempelli,
La scacchiera davanti allo specchio
,
Biblioteca Bemporad per i Ragazzi, 1922
cover di Sto



Il Dramma
Anno XXIV, N° 60,
1° maggio 1948
cover di Sto

Il personaggio più famoso di Sto,
il Signor Bonaventura

TOMMASINI, TINA (1902 - 1985)

Nasce a Treviso il 14 maggio 1902, un anno dopo la sorella Anna Maria (29/3/1901-1987), nella residenza di via Avogari 27. Con la sorella prende lezioni di pittura dal maestro Aldo Voltolin, divisionista e impressionista, da cui tuttavia entrambe si discostano molto, evolvendo essenzialmente nel verismo ed espressionismo ed emergendo soprattutto nel paesaggio; c'è da dire che il maestro Voltolin muore prematuramente e le due sorelle proseguono lo studio da sole. Oltre all'olio, eseguono anche decorazioni da parete. La loro carriera artistica sembra essere intrecciata indissolubilmente, infatti espongono e lavorano insieme. Espongono per la prima volta nel 1919 a Ca' Pesaro a Venezia, ma poi alla Permanente di Milano e a Brera, ancora a Ca' Pesaro, a Roma agli Amatori e Cultori, e naturalmente a Verona, Padova, Treviso. Nel 1927 espongono a Roma, al Palazzo dell'Augusteo, dal cui catalogo abbiamo estratto le opere riprodotte a dx. Entrambe si guadagnano una medaglia d'argento dal Ministero della Pubblica Istruzione e conseguono vari premi. Alla XXIV Biennale di Venezia del 1948 firmano tre disegni colorati e alla Quadriennale romana sempre nel 1948 altre tre opere: "Fiori di primavera", "Montalcino", "La salita dell'Osticcio". Tina Tommasini per un certo periodo insegna a Brera, ma la famiglia si trasferisce nel 1930 a Roma, in viale Tirreno 43. Di Tina Tommasini è conservato ai musei capitolini di Roma un olio su tavola, "La torre dei conti prima della demolizione" (1934) e nella raccolta privata Pecci-Blunt sono conservate diverse opere che ritraggono la vecchia Roma còlta nei suoi aspetti popolari, ora scomparsa. Paesaggi di zone antiche di città sono evidentemente uno dei soggetti preferiti: gli olii che descrivono la vecchia Treviso diventano anche cartoline. Non compaiono figure in Tina Tommasini, preferendo essa i paesaggi (marini soprattutto) e i fiori.
Maria e Tina Tommasini illustrano sporadicamente per l'editoria; Tina per Salani illustra qualche copertina delle collane I Libri della gioventù, Conoscere, e Biblioteca dei Miei Ragazzi. Si firma sempre in maiuscoletto. Muore nel 1985.


Tina Tommasini: Autoritratto (1962)


TOMMASINI, NINO (1905 - 1970)

L'altro fratello Tommasini, Nino, nato il 7 ottobre 1905 a Treviso, inizia a dipingere fin da giovanissimo seguendo le orme delle sorelle maggiori, tuttavia a un certo punto interrompe l'attività artistica e si dedica a viaggiare, visitando diversi paesi all'estero. Tornato in Italia, riprende l'attività partecipando alla Biennale di Venezia e alla Mostra della Ceramica di Venezia, ottenendo segnalazioni e premi, ma poi lascia la ceramica per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Ama descrivere i cieli bassi e cupi e le case desolate di una periferia, usa pochi toni accesi ma abbonda in biacche e tinte nerastre. Nel 1955 ottiene il primo premio a Losanna, ed espone insieme con le sorelle nella maggiori città italiane, ma espone anche da solo. Sue opere sono conservate al Museo di Asolo, alla pinacoteca di Paestum, al museo di Treviso, alla Galleria d'Arte del Comune di Roma, alla Galleria Fitzpatrick di New York. Decora i soffitti (400 mq) della villa del conte Giorgio Guarnieri di Calbocretta a Ponsano Veneto insieme con la sorella Anna Maria.
Nel 1946 i tre fratelli Tommasini danno vita a Treviso (dove pare ritornino, dopo il soggiorno romano) ad una manifattura di ceramica d'arte, curandone la produzione e disegnando modelli e decori, denominata "Ceramica d'Arte Tervigiana" alla cui direzione è preposto il fratello Nino.

Nino Tommasini,
"Strade", oilio su tela
Nino Tommasini,
"Periferia", olio su tela


Nino Tommasini, "La casa", olio su tela,
collezione privata Salvator Gotta




Maria Tommasini,
"Riposo", 1927
Tina Tommasini,
"Campagna trevigiana", 1927


Tre copertine di Tina Tommasini per le collane Salani
risalenti agli Anni Quaranta





Tina Tommasini,
casa del XVI secolo in
via Canoniche, Treviso
cartolina
Tina Tommasini,
casa del XV secolo
sul canale roggia, Treviso
cartolina




Ippolita Fanna Sommer, Il nido nell'alba, Libr. Ed. Fiorentina, 1930
illustrato da entrambe Maria e Tina Tommasini
(courtesy Antica Libreria, San Gregorio di Catania)


XIMENES, ETTORE ed EDUARDO

Ettore famoso scultore; Eduardo co-fondatore de L'Illustrazione Italiana del Treves, di cui è anche condirettore e direttore artistico. Illustrano con schizzi e disegni i fatti del giorno, e saltuariamente anche qualche volume.



Eduardo Ximenes, Il carnet d'un elefante, Bemporad, 1909



Eduardo Ximenes, illustrazione a doppia pagina sui festeggiamenti
per il giubileo di Roma Capitale, Illustrazione Italiana, 1895




"Casa rossa", il villino Ximenes a Castiglion della Pescaia (GR)
(courtesy Lia Madorsky)


YAMBO (ENRICO NOVELLI) (1876 - 1943)

Enrico Novelli nasce a Pisa il 5 giugno 1876, figlio del grande attore Ermete Novelli e Lina Marazzi. Giornalista, illustratore, scrittore e autore di fumetti, inizia la sua carriera nel 1894 come collaboratore di La Sera di Milano, dove correda ciò che scrive con pupazzetti. Pupazzetto è il nome del mensile illustrato che fonda a Roma nel 1901. Collabora inoltre a Il Novellino e alla Nazione di Firenze, al Corriere della Sera, al Giorno, al Don Chisciotte, alla Tribuna; è direttore del Sancho Panza. Scrive diversi libri per bambini e/o ragazzi, da lui stesso illustrati. Fonda un" Teatro dei Fantocci" che porta in tournée per le città italiane.
Muore a Firenze nel 1943.

TITOLI:
Dalla terra alle stelle (1890), Ugo il nero (1896),
Gli eroi del "Gladiator" (1899), Atlantide (1900), Ciuffettino (1902), I fratelli della mano rossa (1903), Capitan Fanfara: il giro del mondo in automobile (1904), Burchiello, l'amico di Ciuffettino (1905), Manoscritto trovato in una bottiglia (1905), Il tesoro degli Incas (1905), Gli esploratori dell'infinito (1906), Il teatro dei burattini (1906), Le avventure del Capitano Bombax (1907), La colonia lunare (1908), La rivincita di Lissa (1909), Lo scimmiottino verde (1909), Fortunato per forza, Il Re dei Mondi, La banda di Carlo Bousset (trilogia: 1908, 1910, 1912), Gomitolino (1913), Ciuffettino alla guerra (1916), Un viaggio al centro dell'universo invisibile (1919), Il libro delle bombe (1922), Mestolino (1923), Fiamma su la balzana (1926), Due anni in velocipede (1926), Tutto di tutto (1928),

OPERE TEATRALI:
Papà Gennaro (1910), Fiorenza mia! (1911),
La novella del calcio (1912);
vari testi per il teatro dei burattini.


sopra: Enrico Novelli nel 1906






ds.: Enrico Novelli nel 1926


Il Novellino (settimanale), Casa Editrice G. Scotti & C., Anno IX, N° 16, 18 aprile 1907
illustrazioni di Yambo



Ermete Novelli (Lucca 1851 - Napoli, 19 gennaio 1919)

Inizia come caratterista nei teatri di varietà e come generico nei teatri di prosa;
dal 1884 è capocomico; nel periodo 1891-1894 è in società con C. Leigheb;
nel periodo 1900-1902 fonda un suo teatro stabile al Valle di Roma, chiamato
"Casa di Goldoni". E' attore di estrema spontaneità, acclamato in patria e all'estero,
con un amplissimo repertorio che va dai monologhi alle farse, alla commedia brillante,
al dramma romantico e alla tragedia.


Maso Salvini,
Pinocchio, bizzarria in 4 atti
Bemporad, 1919
cover e ill. interne di Yambo
courtesy Lia Madorsky
Yambo, Il Re dei Mondi
G. Scotti & C., 1910
cover
courtesy Roberto P.

Yambo, Ciuffettino
G. Scotti & C., 1908
cover
Yambo, Ciuffettino
G. Scotti & C., 1908
ill dell'incipit
courtesy Piccolo Museo di Bambole e altri Balocchi, Ravenna
www.museodellebambole.it

Yambo,
Il libro delle bombe
Vallecchi, ca. 1922
cover
Yambo,
Burchiello, l'amico di Ciuffettino

G. Scotti & C., 1905
cover
courtesy Piccolo Museo di Bambole e altri Balocchi, Ravenna
www.museodellebambole.it

Yambo, Atlantide, Calzone-Villa, 1901
cover e front
courtesy Sofia Desii

ZAMPINI, MARIO (1905 - 1963)

Nasce a Firenze. E' pittore, illustratore e scenografo. Inizia a lavorare come apprendista presso una casa editrice, ma già a 17 anni espone a Genova e a Firenze. Nel 1922 espone alla "Mostra degli Illustratori" di Firenze le sue creazioni per Orlando Furioso, Cyrano nella luna e Vita di San Benedetto e in seguito illustra una ventina di volumi tra cui Il nipote di Rameau di Diderot (Formiggini, 1929). Nel 1932 i suoi disegni per il progetto di un monumento a Dante gli valgono una segnalazione del Governo e dal 1933 lavora come scenografo del teatro alla Scala di Milano. Nel 1938 realizza una storia a fumetti per Il Corriere dei Piccoli, e nel dopoguerra è attivo anche nella fumettistica. Illustra per Hoepli tre libri-teatro (Cenerentola, Alì Babà, La Bella Addormentata) che sono tra i più famosi libri animati.

"Il Re Aroldo", in:
Enciclopedia dei Ragazzi,
Mondadori, 1949
ill. di Mario Zampini
e Raimondo Centurione

"L'incanto della foresta", in:
Enciclopedia dei Ragazzi,
Mondadori, 1949
ill. di Mario Zampini

courtesy Lia Madorsky

Alì Babà e i 40 ladroni
Cenerentola
Due dei tre libri-teatro: si tratta di libri animati dove la copertina gira a 360 gradi e viene fermata da un clip, in tal modo il libro diventa un teatrino, dove le illustrazioni sono su tre piani diversi: il fondale, un piano di mezzo con mobili o alberi, etc., e un primo piano con i personaggi. Le dimensioni non sono molto grandi (23 x 26 cm), ma consentono una buona visione delle sei tavole animate a doppia pagina. Per ognuno dei tre libri-teatro è accluso un libretto con il testo della fiaba. I disegni di Mario Zampini sono dipinti da Raimondo Centurione.
Hoepli, 1942. Cover del testo chiuso.

courtesy Armida C.


Per la collana Scala d'Oro (U.T.E.T.) illustra: Serie IV n° 2, Serie V n° 1, Serie VIII n° 4 e 5.


LIBRI E GIORNALI PER RAGAZZI
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